LA LETTERA APERTA ALLE MASSIME CARICHE ISTITUZIONALI DELLO STATO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DEL MOBY PRINCE

di LUCHINO CHESSA

Presidente Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince Onlus

di ANGELO CHESSA

Presidente Onorario Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince Onlus

di LORIS RISPOLI

Presidente Associazione 140 Familiari Vittime Moby Prince

Ecco la lettera aperta alle massime Cariche Istituzionali:

Ill.mo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Ill.mo Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati

Ill.mo Presidente della Camera, Roberto Fico

Illustrissimi Presidenti,

dopo quasi 30 anni dalla strage del Moby Prince, avvenuta nella notte del 10 aprile del 1991, con un tragico tributo di 140 morti bruciati sul traghetto in navigazione da Livorno per Olbia, nelle acque antistanti al porto di Livorno, dobbiamo subire l’ennesimo duro colpo.

I familiari delle vittime del Moby Prince ad aprile 2019 hanno citato lo Stato per inadempienze legate al mancato controllo del porto di Livorno e all’assenza di soccorsi alle persone presenti sul Moby Prince, azione quest’ultima che ha contribuito alla morte, dopo atroci sofferenze dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio del traghetto.

Ebbene è di questi giorni la sentenza della Sezione Civile del Tribunale di Firenze, a nome del Dott. Massimo Donnarumma, ha rigettato l’istanza per intervenuta prescrizione.

Tra le varie argomentazioni viene riportato che le conclusioni risultanti dal lavoro della Commissione Parlamentare di Inchiesta della precedente legislatura, che hanno ribaltato le verità scaturite dalle indagini e dai processi del passato, non possono essere prese in considerazioni avendo solo e unicamente una valenza politica. La sentenza ha inoltre ha sminuito il lavoro fatto dalla Commissione, evidenziando che la stessa “non ha individuato nuovi e diversi elementi su cui poter fondare nuove ipotesi di responsabilità, ma ha fornito una valutazione diversa degli stessi elementi”; che “non ha disvelato verità e certezze nuove, avendo solo rivalutato fatti già conosciuti ed accertati in sede penale”; che “ha solo espresso valutazioni e giudizi e, per vero, in qualche caso, ha solo sollevato dubbi sull’operato dell’autorità giudiziaria”; e infine “la sua Relazione finale è un atto politico, non essendovi nell’ordinamento norma o principio alcuno per cui, all’esito di una inchiesta siffatta, possa dirsi superato l’accertamento compiuto sui medesimi fatti in sede giurisdizionale e possa ancorarsi alle risultanze della commissione d’inchiesta il decorso del termine di prescrizione”.

Illustrissimi Presidenti, come familiari riteniamo che le affermazioni riportate nella sentenza della Sezione Civile del Tribunale di Firenze siano gravissime e precludano la possibilità di avere giustizia in questa vicenda come in tutte le vicende mai chiarite nella storia della nostra Repubblica.

Inoltre, la sentenza mortifica il lavoro esemplare fatto e concluso da una Commissione Parlamentare del Senato della Repubblica, presieduta dall’ex Senatore Silvio Lai e composta da Senatori, alcuni ancora parlamentari nell’attuale legislatura, Commissione che dovrebbe essere ricordata nel tempo come esempio virtuoso di una Istituzione dello Stato.

Illustrissimi Presidenti, esattamente sette mesi or sono, in occasione dell’anniversario della strage, abbiamo fatto un appello a voi Presidenti e tutti voi avete risposto prontamente, dichiarando la necessita di avere verità e giustizia.

Illustrissimi Presidenti, abbiamo sempre agito nei modi previsti dalla Costituzione subendo ritardi, omissioni di cui anche Voi sembra Vi siate accorti. Non ci sembra che la direzione intrapresa dalla Sezione Civile del Tribunale di Firenze, un Tribunale della Repubblica Italiana, vada nel senso delle Vostre dichiarazioni e esortazioni.

Illustrissimi Presidenti, rendendoci conto della situazione contingente in cui stiamo vivendo, legata al costante aumento dei contagi per SARS-CoV-2 e di concittadini ospedalizzati, ricoverati nelle terapie intensive e morti, in punta di piedi vi chiediamo di intervenire per ricordare che le stragi, come quella del Moby Prince, non vanno relegate in un angolo o dimenticate e che deve essere necessario agire in ogni modo per avere giustizia.

Ovviamente noi familiari non ci arrenderemo e presenteremo ricorso presso la Corte d’Appello del Tribunale di Firenze. Ma non basta! A questo punto abbiamo necessità di sapere cosa sta facendo la procura di Livorno, dove è stato aperto un fascicolo in seguito alla trasmissione delle carte della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Moby Prince.

Non è possibile che in trent’anni, dal 1991 ad oggi, tra processi penali, inchieste bis, causa civile, si sono avvicendati ben 12 magistrati e siamo ancora ad un nulla di fatto.

Non ci fermeremo e non staremo in silenzio, ma continueremo a gridare con forza giustizia per i nostri cari morti bruciati dopo ore di sofferenze

Fiduciosi di un Vostro intervento inviamo i nostri più calorosi saluti.

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2 commenti

  1. ho letto l’articolo sulla catastrofe della MOBY PRINCE.
    Le vittime innocenti della MOBY PRINCE non solo hanno perso la vita ma anche la loro voce. É proprio vero che non siamo niente, mi sento dolorosamente ferita.

  2. ….giustizia …questa sconosciuta ….VERGOGNA

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