ARTE VISIONARIA: L’OPERA RICCA DI PATHOS DI CARLA MURA, CAGLIARITANA CHE VIVE A PADOVA

ph: Carla Mura

di CHIARA CAPUTO

Visionaria, eclettica, creatrice di un’arte primordiale e moderna, intensa e affascinante: nell’opera di Carla Mura innumerevoli sono le suggestioni e i riferimenti ad un mondo interiore ricco di pathos. Rimandi onirici nei pattern cromatici, virtuosismi e visioni sfocate e cesellate in una realtà ricostruita attraverso percezioni visive.

Lunghi capelli biondi su un viso pulito e su uno sguardo trasparente, la sensibilità dell’artista Carla Mura ci porta in astrazioni caleidoscopiche attraverso mondi sommersi e intarsi che tradiscono un mondo interiore pregno di spunti. Autentica, spontanea, libera da ogni forma di costrizione, la tecnica dell’artista l’ha resa illustre rappresentante dell’arte moderna, esponente di spicco della corrente aniconica contemporanea e artefice di opere versatili e poliedriche.

Nata a Cagliari nel 1973, Carla Mura inizia a dipingere nel 1998, dopo avere mosso i primi passi nell’ambito pubblicitario. Dopo appena pochi anni di attività arrivano le prime mostre ed esposizioni, dapprima nella sua terra d’origine, la Sardegna, e poi nel resto d’Italia e all’estero, dove la sua arte ottiene numerosissimi riconoscimenti. Nomi illustri tra i curatori, da Luca Beatrice ad Alessandro Riva. Non si contano gli attestati di ammirazione alla sua opera, apprezzata da Achille Bonito Oliva, Enzo Cucchi, Alberto Biasi, Ferruccio Gard, Giosetta Fioroni. Successivamente la giovane artista si trasferisce a Roma, dove vive e produce opere per dieci anni, per poi spostarsi in Veneto, sua residenza attuale.

Audacia, sensibilità e sperimentazione costituiscono il fil rouge del suo lavoro, a partire dall’uso di materiali innovativi, tra cui il filo di cotone. L’amore per questo materiale nasce nel 2001, quando Carla si trova a Roma e il suo occhio viene catturato da una rocca di filo ecru, trovata per caso in un mercato di antiquariato. L’artista si avvicina istintivamente alle nuove possibilità offerte dall’inedito materiale, mixandolo dapprima con acrilico, per poi prediligerlo ed ergerlo quasi a sua controfigura: l’artista si riconosce pienamente nel nuovo strumento, al contempo delicato e resistente. Carla Mura fiuta immediatamente le immense potenzialità del nuovo materiale, che si pone al centro della tecnica spontanea che sta alla base delle sue opere, insieme a supporti che variano dalla tela al legno, dal marmo alle pietre, dal travertino fino al plexiglass. Incroci, intarsi, nodi e grovigli ineluttabili, ghirigori estetici e ardite geometrie per composizioni astratte e libere da ogni schema, sequenze delineate solo dall’istinto dell’artista; caleidoscopiche trame di un disegno di cui solo lei, indomita e ribelle, sa tessere le trame e detiene la verità ultima. Libere interpretazioni di un disegno astratto ed indecifrabile, che si aprono talvolta in suggestioni metropolitane: è da scorci come finestre socchiuse che si intravede l’infinito, astrazioni grazie alle quali lasciare a briglia sciolta la fantasia per spiccare in voli pindarici che solo l’artista, deus ex machina della situazione, può controllare, forte del suo genio, iconoclasta della pittura e vestale di una mistica fatta di codici segreti e primigeni.

Visionaria e sperimentatrice, la sua arte travalica l’uso dei tradizionali mezzi pittorici per avvalersi magistralmente di materiali poveri: ed è proprio grazie al pregiato filo di cotone, cifra stilistica delle sue opere, che l’artista Carla Mura si è imposta sulla scena artistica internazionale grazie alla grande riconoscibilità delle sue opere, che costituiscono un unicum stilistico intriso di suggestioni arcaiche e di una sensualità primordiale. Carla Mura tesse le trame di un canto antico che sembra risuonare nei meandri della psiche, un’eco misteriosa e affascinante che attraverso percezioni tattili ci prende per mano riuscendo a vincere il caos della retorica e della realtà.

Ma nelle sue opere non c’è solo questo: attraverso una sapiente opera di creazione, il genio artistico forgia una nuova visione del mondo. Gli stessi titoli di molte delle sue opere rimandano sovente al mondo dell’architettura – Windows, Light, Margine, Il palo, Container, La casa azzurra, Metropoli ecc. Il colore gioca altresì un ruolo fondamentale nella metamorfosi di codici tradizionali che vengono radicalmente rivoluzionati dai fili di tessuto di cotone, i cui riflessi cangianti creano caleidoscopici giochi di luce.
Corde e sfumature che trascendono quasi in pittura: ricorda quasi una tela espressionista il colore che si deposita a sprazzi. Visioni istintive ed immaginazione, ma anche un velo di sofferenza dietro la sua opera. Tante le combinazioni di colori, dal bianco e nero iniziale l’eclettica artista si è aperta ad un uso generoso della tavolozza, per opere uniche.

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