L’OMAGGIO DELL’AUTORE A TOTTUS IN PARI: DAL LIBRO“LA VOCE DEL LECCIO”, LA NOTTE DI SAN GIOVANNI

di TONINO OPPES

…C’è una magia antica nella notte dei fuochi che celebra i riti del solstizio d’estate. Avevo appena finito la quinta elementare. –Sono stato promosso! Merito una vacanza speciale. Andiamo in paese– dissi appena rientrato a casa, prima di lanciare i quaderni e il sussidiario sul divano. Naturalmente babbo e mamma furono felicissimi di accompagnarmi.

Ho un ricordo ancora vivo di quella festa della luce: proprio così la chiama ancora qualcuno. La notte del 23 giugno tutto ruotava attorno al fuoco, all’acqua e alle erbe. Ora ti racconto.

In ogni strada del paese veniva preparato un falò sul quale i bambini, seguendo un rito ancestrale, si divertivano a saltare nel gioco del comparatico. L’attesa era gioiosa e snervante.

Il fuoco si accendeva all’imbrunire e veniva alimentato con rami secchi raccolti in campagna il giorno del Corpus Domini. Qualcuno vi mischiava anche i petali delle rose e degli altri fiori che avevano adornato la strada durante il passaggio della processione. Erano fiori benedetti che, bruciati con erbe aromatiche conservate per un anno intero, regalavano all’aria un profumo intenso.

Quando le fiamme si erano leggermente abbassate i bambini si dividevano in coppie. Davanti allo sguardo premuroso dei grandi, saltavano a due a due: il primo in un senso, il secondo nell’altro. Incrociandosi, durante il salto, dovevano tenere un fazzoletto ben annodato e pronunciare una formula che non ho mai dimenticato:

Compare compare/ su pane ‘e affidare/ su pane ‘e allegria/ compares semus/ de abberu mia. Compare compare/ il pane del matrimonio/ il pane dell’allegria/ siamo compari per davvero.

Quella formula era il sigillo di un evento straordinario. A quel punto si diventava compari di san Giovanni e si stabiliva un rapporto che durava tutta la vita. Quell’anno sono diventato compare dell’amico che abbiamo incontrato in cimitero. Lui abitava in un’altra parte del paese, ma era venuto apposta.

Oh Peppì, stasera vengo a trovarti e diventiamo compari– mi aveva detto.

“Ecco perché quando vi siete incontrati ti ha salutato chiamandoti compare! Per un attimo ho pensato che gli avessi battezzato il figlio.”

“No! Siamo compari di san Giovanni da quella indimenticabile notte dei fuochi. Però voglio dirti come avviene la preparazione dei falò e quanto altro custodisce quella festa che forse risale al periodo nuragico anche se poi il Cristianesimo ne ha fatto un evento tutto suo. Con un mio coetaneo, vicino di casa dei miei nonni, e la sorella – più grande di noi di qualche anno – eravamo andati in campagna a raccogliere altri rami secchi da aggiungere al fuoco perché non volevamo che si spegnesse subito. Non pensare però che volessimo fare un fuoco grande: no! Quello si prepara in inverno per sant’Antonio; sapevamo però che più durava la fiamma più tardi si andava a letto. Volevamo solamente stare all’aperto insieme ai più grandi, perché quella era la notte dei desideri… Anche noi bambini inseguivamo i nostri piccoli sogni e sapevamo che il momento buono capitava proprio alla mezzanotte. A quell’ora esatta il cielo si sarebbe aperto un istante, un attimo soltanto… soltanto un attimo… e, dunque, bisognava essere veloci e ben svegli per esprimere un desiderio se volevamo avere qualche speranza che si potesse realizzare. Il fuoco serviva anche a questo.

Quelli più grandi di noi, invece, avevano un’altra opportunità. Se si fossero distratti nel momento in cui il cielo si apriva potevano salire sul colle e pronunciare il nome della ragazza di cui erano innamorati. Era la formula per consegnare a distanza un messaggio d’amore. Dicono che funzionasse. L’importante era che la voce arrivasse a destinazione.

Anche le giovani donne in età di matrimonio, ma non ancora fidanzate, cercavano di cogliere qualche auspicio dalla festa di san Giovanni.

La mattina del giorno dell’accensione dei fuochi, quando siamo stati in campagna con il mio amico e la sorella, mi ricordo che lei si era allontanata un attimo e con un filo colorato, di quelli che si usavano per il ricamo, aveva legato il ramoscello di una piantina. Io mi ero avvicinato con curiosità: -perché lo fai? – 

-Sssssh… Zitto! Domani te lo spiego, ma dopo che avrò controllato -, mi rispose.

-Controllare cosa? –

-Sssssh! – aggiunse ancora mentre si portava l’indice della mano destra sulla punta del naso.

Avevo capito: non voleva essere scoperta dal fratello.

Il giorno dopo venne da me per darmi la risposta con la promessa che non ne avrei parlato con nessuno. Aveva addosso un profumo, almeno per me, meraviglioso e insolito.

-Cosa ti sei messa? – avevo chiesto, imbarazzato.

-È profumo di lavanda. Non lo riconosci? –

-No! Ma è delizioso. Dove l’hai comprato? –

-Comprato? Ma scherzi? L’ho preparato io! Ora ti svelo il segreto – aveva aggiunto con un sorriso.

-Prima di andare a dormire ho riempito d’acqua di fonte il mio lavabo, quello che ho in camera da letto con lo specchio sopra, e vi ho immerso venti foglie di lavanda. C’è chi aggiunge anche qualche foglia di menta e di ruta. Però, secondo me, è sbagliato. La lavanda non si mischia. È una pianta troppo importante e non può essere confusa con altre: deve poter sprigionare tutta la sua potenza in solitudine. E per ottenere un risultato ancora migliore ho aggiunto un pugno di semi, sempre di lavanda, che avevo conservato dalla fine della scorsa estate in piccoli sacchi di tela. Stamattina mi sono lavata con quell’acqua. L’ho presa con delicatezza, a piene mani, cercando di non disperdere neppure una goccia. Quando accarezzavo il viso sentivo la gioia sulla mia pelle. Mi sembra ancora più liscia. È proprio vero: l’acqua rigenera! Lo dicevano pure gli antichi che con le erbe, bollite o semplicemente messe a macerare per ore, preparavano unguenti, sciroppi, bevande per incantesimi d’amore e profumi intensi, come il mio. E sai qual è il momento migliore per raccogliere le erbe aromatiche da conservare tutto l’anno? La notte di san Giovanni, da quando comincia a scendere la rugiada fino all’alba. Davvero una notte magica, ideale per la raccolta di iperico, ruta, menta, elicriso e lavanda. Le foglie di quelle piante, messe dentro un sacchetto cucito a mano e ben conservato, sono molto utili per combattere il malocchio e prevenire gravi malattie. Ma… ma tu, sicuramente, vuoi sapere di ieri mattina? –

-Si, continua. Mi piace molto tutto quello che dici – risposi senza riuscire a dire altro. La guardavo quasi incantato. Immerso nei suoi grandi occhi neri e affascinato da un racconto che mi proiettava in un mondo sconosciuto e pieno di mistero.

-Conosco la storia grazie a mia nonna. Me l’ha raccontata qualche anno fa. Mi aveva detto che con lei aveva funzionato. Io ho voluto provare soltanto per gioco. Succede questo: se sopra una foglia di quella piantina, che ho segnato con il filo colorato, trovo una formica vuol dire che sposo un contadino; se invece trovo un insetto più grande, una coccinella o un’ape, mio marito quasi certamente sarà un pastore. –

-Allora tu sei tornata in campagna per controllare, e cosa hai trovato? una formica, o un altro insetto? –

-Nulla! Non c’era nulla, ma per me va bene così perché voglio andare in Continente a lavorare in un importante maglificio con altre ragazze del paese; per ora non penso al matrimonio. Prima il lavoro, poi chissà…, mi rispose regalandomi una carezza che non ho mai dimenticato.

“Non l’ho più rivista. Aveva almeno sedici anni ed era molto bella. Il suo viso ovale era racchiuso da capelli corti a caschetto, con la frangia che le copriva metà della fronte. Credo che sia partita alla fine dell’estate. Che strano! Mi sono ricordato di lei a distanza di oltre quarant’anni… Maria è il suo nome… profumava di lavanda.”

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3 commenti

  1. Questo è uno dei 15 bellissimi racconti de “La voce del leccio” di Tonino Oppes
    in cui ho avuto il piacere di interpretare la voce dell’albero in una bellissima serata con la partecipazione di bambine e bambini, una nonna e un nonno. Il tutto con la collaborazione di Angela Saba
    e Manola Bacchis
    e Alessandra Manfredini. Inoltre un bellissimo ricordo dell’incontro tra l’autore e alcune classi della Scuola Elementare di Segromigno (LU) con la collaborazione di Ilaria Berni
    . Grazie a tutti.

  2. Esperienza meravigliosa che rimarrà sempre nei nostri cuori!

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