IL LIBRO DI GIACOMO SERRELI IN MEMORIA DI MARIA CARTA: IL GREMIO DEI SARDI DI ROMA RICORDA LA CANTANTE A 25 ANNI DALLA MORTE

nella foto Antonio Maria Masia e Giacomo Serreli
di LUISA SABA

Alla presenza di un folto pubblico che ha costretto alcuni a stare in piedi durante l’evento,

Antonio Maria Masia è riuscito a ricomporre un ritratto magico di Maria Carta, già socia di prestigio del Gremio, accostando l’intervista racconto di Giacomo Serreli al recital rigoroso e appassionante dell’attrice Ilaria Onorato, ed alla interpretazione musicale della cantante performer Manuela Ragusa.  Una sintesi superba della grandezza artistica, civile, umana di una donna il cui canto va oltre i confini della Sardegna, la cui ricerca scava su parole e tradizioni millenarie, il cui messaggio è rivolto a legittimare culture e lingue minoritarie di tutto il mondo.

Nella prefazione di Marras all’opera di Giacomo Serreli viene ricordato un commento che, nel 1982, il Corriere della Sera aveva dedicato a Maria Carta, definendola il simbolo stesso della Sardegna: “La Francia aveva Edith Piaf, il Cile Violeta Parra, la Grecia Irene Papas, l’America Joan Baez, la Sardegna Maria Carta!”

Giacomo Serreli dà corpo a questo simbolo, descrivendo il percorso artistico e umano di Maria Carta quando era ancora viva, e ciò che è successo dopo la sua scomparsa.

In maniera cronologica la vita di Maria scorre lungo l’anno della sua nascita a Silig , nel 1934, e l’anno della sua morte a Roma nel 1994.  La partenza dalla  Sardegna, le nozze  a Roma con Salvatore Laurani,  le ricerche sulla canzone sarda presso l’accademia di santa Cecilia, la pubblicazione con la RCA dei primi album, l’incontro con i più importanti rappresentanti del Folk italiani e stranieri, quindi la partecipazione a grandi concerti in Italia e all’estero, la presenza in una filmografia firmata da registi eccellenti come Coppola, Zeffirelli, Rosi , Tornatore, Cabiddu, la partecipazione a spettacoli prestigiosi della Rai, la pubblicazione di poesie, l’impegno politico, finalmente la nascita del figlio David e ancora gli studi di etnomusicologia coronati dall’insegnamento universitario a Bologna e, finalmente, la nascita del figlio David.

ph: Marius, Manuela Ragusa, Antonio Maria Masia, Ilaria Onorato e Giacomo Serreli

La scrittura giornalistica di Serreli, facile e accattivante, ricca e documentata, ci racconta insieme alla vita di Maria, la condizione sociale delle donne sarde che, animate da un profondo spirito di emancipazione, attraversavano il Tirreno alla volta di una meta, la capitale, ricca di speranze e di futuro, ma impaurite dal timore di non essere accettate a causa di una lingua e di una cultura  troppo distanti da quella “continentale” ( lo rivelerà la stessa Maria Carta in una intervista concessa nel !993 in un programma Rai Mezzanotte e dintorni). A ben vedere c’è un filo rosso, il bisogno di far conoscere la cultura e la tradizione sarda, che unisce la vicenda letteraria di Grazia Deledda a quella artistica di Maria Carta. La prima si impadronisce in maniera magistrale della lingua italiana per veicolare e far conoscere la Sardegna, la seconda darà al canto in lingua la potenza per veicolare e far conoscere al mondo intero le passioni della sua terra. Entrambe si scontrano con un sistema prettamente maschile, quello della letteratura per Grazia Deledda, quello del canto per Maria Carta. Sappiamo come ha superato la sfida Grazia Deledda, mentre come l’ha superata Maria è un capitolo ancoro aperto.

Serreli, nella seconda parte del libro, parla della Fondazione dedicata alla artista e nata per coglierne le sfide, attraverso i premi, i murales, il museo, i libri, i dischi, le collezioni musicali, i recital che fioriscono in nome dell’artista si cerca di conservarne e attualizzarne l’eredità culturale e di partecipare al dibattito sulla identità culturale dell’isola che negli ultimi anni si è riacceso in maniera vivace. Un piccolo contributo è senza dubbio anche la serata presso il Gremio di questo 9 novembre, con la presentazione del libro di Serreli, un “prima e un dopo Maria “.

Il prima viene interpretato dall’ emozionante recital di Ilaria Onorato, sensibile e profonda cultrice della poesia di Maria Carta. Ilaria si ferma sugli aspetti personali più intimi e sofferti dell’artista la infanzia difficile, la partenza sofferta, la ricerca di autonomia, la tristezza per un riconoscimento che proprio la Sardegna lesina a dare, la gioia e la paura per un figlio nato troppo tardi. Alternando parti cantate a parti recitate Ilaria Onorato apre la sua performance con l’Ave Maria, canto religioso che con una musica sottofondo accompagna la preghiera e i versi del Canto rituale: voci delle madri dolorose, dolci e dolenti, madri dei vivi e dei morti, custodi di una religiosità che resiste alla erosione dei codici culturali e lascia persistere Il canto folcklorico-religioso. Angoscia, dolore, delirio, incantesimo della natura… le vibrazioni carismatiche del canto rituale passano dalla interpretazione di Maria a quella di Ilaria, segni di una narrazione cosi forte che trascende la scena e rappresenta, come dice Serreli, la storia di “un processo etico-esistenziale che mette un popolo in rapporto con la terra, la memoria e il rito”.

La performance di Manuela Ragusa, accompagnata dalla chitarra di Marius anche lui bravissimo, regala una fantastica edizione rock di “su cantu a chiterra”, ed evoca in maniera plastica la grande intuizione di Maria che ad un certo punto della sua vita aveva colto come una varietà di tradizioni e di linguaggi e la loro evoluzione di fatto possono convergere in una sintesi della musica metà regionale e metà nazionale. La tensione della cultura locale sul passato che l’aveva spinta a dire che mai avrebbe cantato se non in sardo, nel tempo si era trasformata lasciando spazio ad un apporto fecondo tra tradizioni diverse e diversi modelli musicali che incontrandosi potevano arricchirsi contaminandosi a vicenda. La interpretazione delle canzoni più politiche e sociali, “Barones” ad esempio, ma anche di quelle squisitamente sentimentali come Non potho reposare in chiave rock  aprono un nuovo orizzonte per la valorizzazione del canto sardo e dell’ opera di Maria Carta. Manuela Ragusa, giovane ma già affermata artista di origine siciliana ma orami radicata e “sardizzat”, ha intrapreso con passione la strada della sperimentazione e contaminazione, teatrale e musicale, dei generi tradizionali popolari. Con l’augurio che il suo lavoro continui e che la fondazione Maria Carta sostenga innovazioni cosi importanti e giovani cosi talentuosi.

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5 commenti

  1. Grazie mille per il bellissimo articolo!Da Marius e me! Dà molta soddisfazione sapere che le ricerche, che stiamo facendo insieme con il progetto Cantico dal Mare, stiano dando risultati! Continueremo a migliorarci sempre più! Grazie mille per l’articolo che ci regala molta carica! 💪🥰

  2. Luisa cara. Grazie. Mi hai commosso.

  3. Sì, bellissimo articolo Luisa Saba. Ilaria dopo aver commosso tutti con la tua interpretazione adesso è il tuo turno

  4. Ilaria, io l’ho sempre detto che il tuo lavoro su Maria Carta è molto bello ❤️

  5. .”La scrittura giornalistica di Serreli, facile e accattivante, ricca e documentata, ci racconta insieme alla vita di Maria, la condizione sociale delle donne sarde che, animate da un profondo spirito di emancipazione, attraversavano il Tirreno alla volta di una meta, la capitale, ricca di speranze e di futuro, ma impaurite dal timore di non essere accettate a causa di una lingua e di una cultura troppo distanti da quella “continentale” ( lo rivelerà la stessa Maria Carta in una intervista concessa nel !993 in un programma Rai Mezzanotte e dintorni). A ben vedere c’è un filo rosso, il bisogno di far conoscere la cultura e la tradizione sarda, che unisce la vicenda letteraria di Grazia Deledda a quella artistica di Maria Carta. La prima si impadronisce in maniera magistrale della lingua italiana per veicolare e far conoscere la Sardegna, la seconda darà al canto in lingua la potenza per veicolare e far conoscere al mondo intero le passioni della sua terra. Entrambe si scontrano con un sistema prettamente maschile, quello della letteratura per Grazia Deledda, quello del canto per Maria Carta. Sappiamo come ha superato la sfida Grazia Deledda, mentre come l’ha superata Maria è un capitolo ancoro aperto….
    …………

    Complimenti a Tottus in Pari
    A Giacomo Serreli grande giornalista!!
    E a tutti gli artisti coinvolti
    Maria Carta Grazia Deledda
    DONNE SARDE !!

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