“LI’ SOTTO C’E’ UNA CITTA’ INTERA: UN’ANTICHISSIMA POMPEI SARDA”: A MONT’E PRAMA, NON SOLO GIGANTI

il professor Gaetano Ranieri
di IGNAZIO DESSI'

Lo sostiene Gaetano Ranieri, professore di Geofisica Applicata. “I resti si estendono per 16 ettari”. Linee rette che ricordano strade, aree geometriche simili a stanze. Ma gli scavi sono stati interrotti.

Sono passati 45 anni da quando i Giganti di pietra – grandi statue raffiguranti spadieri, arcieri e lottatori – furono trovati casualmente nella campagna di Mont’e Prama, nel Sinis, in Sardegna. Lunghi periodi di incredibile silenzio hanno fatto seguito da allora agli scavi, innestando inevitabili polemiche, fino a tempi recenti.

I lavori effettuati su quei 750 metri quadri di territorio hanno consentito di portare alla luce molti modelli di nuraghe e ridare vita a 38 giganti. Probabilmente le statue più antiche del Mediterraneo, una vera rarità nel panorama archeologico mondiale. Eppure, adesso, gli scavi sono di nuovo fermi e ciò ripropone la solita domanda: perché? Perché non si approfondisce la ricerca su quello che potrebbe risultare un sito archeologico di fondamentale importanza per la storia della Sardegna e dell’intera civiltà del Mediterraneo? Un sito che pone ancora tante domande e pretende risposte, per esempio sull’epopea dei Popoli del mare e  degli Shardana?

Molte voci si levano ormai per dire che sotto quel tratto di territorio vi è probabilmente molto di più di quanto venuto alla luce finora. Altre statue, altre tombe, forse persino una intera città, come sostiene il professor Gaetano Ranieri, professore ordinario di Geofisica Applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, già docente al Politecnico di Torino. Una cosa prospettata per altro, espressamente o sottovoce, anche da valenti archeologi. L’esperto ha scandagliato col suo georadar la zona di Mont’e Prama e ne è convinto: “Lì sotto vi è molto di più di una semplice necropoli”. Sotto quei terreni, minacciati da abbandoni e sfruttamento agricolo, in una estensione di 16 ettari, potrebbe celarsi addirittura una vera e propria Pompei sarda. I resti ben conservati di una città molto più antica di quella seppellita impietosamente dal Vesuvio in epoca romana.

Ranieri, durante una conferenza alla Fondazione di Sardegna a Sassari, ha illustrato i risultati scientifici raccolti in anni di ricerche, scandagliando quel lembo di Sinis con le sue apparecchiature, e i risultati non possono lasciare indifferenti.

Sotto terra, in attesa di fornire la loro testimonianza sul passato, potrebbero esserci prove dal valore storico inestimabile. L’esperto di geofisica ha riscontrato segnali ed evidenze, vestigia, che potrebbero confermare ulteriormente l’esistenza di una fiorente civiltà e fornire nuove prove. Linee rette che ricordano strade, aree geometriche simili a stanze. E poi tombe ancora da sottoporre a scavo (per 140 metri) ed altre statue. Stando al docente universitario, un patrimonio storico eccezionale. In definitiva, sotto il sito di Mont’e Prama, ci sarebbe un giacimento archeologico diverso rispetto a quello delineato in base ai dati ufficiali attualmente conosciuti.

Dagli scavi finora portati a termine sono emersi i Giganti guerrieri risalenti, secondo gli archeologi, a un periodo tra il 1300 e il 1200 a.c., e una necropoli che attestano – se ancora ce ne fosse bisogno – la storica presenza in Sardegna (la terra dei nuraghi) di una grande antica civiltà, per certi versi ancora da indagare. Da una veloce verifica on line si apprende che durante le campagne fatte tra il 1975 e il 1979 vennero rinvenuti 5.178 frammenti, tra i quali 15 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 frammenti di gambe e 784 frammenti di scudo. Tutti questi reperti andarono a finire nei magazzini del museo archeologico di Cagliari dove rimasero per 30 anni, e solo alcuni furono esposti.

Solamente nel 2005, con l’intervento del Ministero dei beni culturali e della Regione Sardegna, i Giganti finirono finalmente sotto le mani sapienti dei restauratori coordinati dalla Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Sassari e Nuoro, in collaborazione con quelle di Cagliari e Oristano, presso i locali del centro di restauro di Li Punti a Sassari e ripresero forma. Le nuove campagne di scavo hanno portato poi alla scoperta di nuove statue.

Ora gli scavi si sono nuovamente interrotti e in tanti non riescono a farsene una ragione. Non si riesce a comprendere come si possa distogliere tanto facilmente l’attenzione da quello che appare sempre più come un tesoro archeologico che meriterebbe miglior sorte. “Là sotto c’è una città di sedici ettari”, insiste Ranieri.  Una “città organizzata e popolosa”. Una megalopoli antichissima. Lo confermerebbero i suoi studi, le sue ricerche e le ricostruzioni in 3D correlate. Tutto si può dire, si possono tirare in ballo mancanza di fondi e problemi di altro genere, ma non si può rimanere completamente inerti riguardo a tanta probabilità scientifica. Non si può far finta di non vedere le conseguenze storico-archeologiche, culturali e perfino economiche che una ripresa e un approfondimento di quegli scavi potrebbero riservare.

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