(1997 – 2023) emigrati e residenti: la voce delle due "Sardegne"
A CENT’ANNI DALLA NASCITA, RICORDIAMO L’AMORE DI GIANNI BRERA (SAN ZENONE AL PO, 8 SETTEMBRE 1919 – CODOGNO, 19 DICEMBRE 1992), PER LA SARDEGNA E PER I SARDI
di PAOLO PULINA
Questo è un ricordo di
Gianni Brera dalla parte di un sardo della diaspora. È sostenibile una simile,
particolare prospettiva? Altroché!
In una classe del Liceo
Classico «Azuni» di Sassari, agli inizi degli anni Sessanta, insieme al settimanale
“corsaro” intitolato «Supersport» e diretto da mitico Gianni E. Reif, entrava
l’«atipico» (cominciamo a dare a Brera quel che è di Brera) foglio denominato
«Il Guerin Sportivo», in cui Gianni Brera riversava vagonate di cartelle, che
andavano al commento dei risultati della domenica di campionato all’intera
pagina con le gustose osservazioni de «L’arcimatto» (i più diligenti di noi
confrontavano questi testi, ammirando ogni volta l’intelligenza del critico
sportivo e la genialità del suo linguaggio, con quelli che l’infaticabile
pigiatore con i polpastrelli aveva già pubblicato sul quotidiano «Il Giorno»).
Emozione! In una noticina
dell’appena uscito Apocalittici e integrati (1964) dell’astro nascente
Umberto Eco c’era un breve riferimento a Brera: «Un esempio deteriore di
impiego gratuito di stilemi ex-colti è dato dalla prosa del cronista sportivo
Gianni Brera, che rappresenta un esempio di “gaddismo spiegato al popolo”, là dove il “popolo”
avrebbe bisogno solo di un linguaggio appropriato alla materia trattata». Gran
discussione in classe, anche alla luce della risposta piccata di Brera: provi Eco
a riempire dieci cartelle in un’oretta battendo convulsamente sui tasti della
macchina per scrivere o a dettare a braccio, via telefono, al giornale che deve
chiudere un commento sensato ed esauriente.
Un’altra volta il nome di
Gianni Brera ritornò in un dibattito tra liceali, anche questa volta alimentato
dal professore d’italiano, Manlio Brigaglia, “breriano” convinto e soprattutto
consapevole del lavoro necessario per far uscire un settimanale del lunedì –
come era la sassarese “Gazzetta Sarda” – scritto in fretta e furia la domenica
pomeriggio. Fu quando il raffinato critico letterario Cesare Garboli dedicò a
Brera un ammirato saggio sulla rivista «Paragone» (n. 198, del 1966).
I sardi rimasti in
Sardegna e quelli diasporizzati in ogni parte d’Italia sono sempre stati riconoscenti
a Brera ai tempi dello scudetto del Cagliari (1970), propiziato dai gol di
Giggiriva «Rombo di tuono», al quale Brera ha consacrato odi particolarmente
ispirate.
Proprio nella sua rubrica
«L’arcimatto» del «Guerin Sportivo» Brera colloquiò con l’allora latitante
Graziano Mesina, il quale comunque riusciva a calare al Sant’Elia e, confuso
tra migliaia di tifosi festanti, a seguire le prodezze del bomber di Leggiuno
ormai naturalizzato sardo.
Caro Brera, qualcuno di
quei liceali sassaresi, ormai cresciuto ma sempre tuo attento lettore (e in più
felice di averti conosciuto personalmente a Pavia, quando venisti per l’omaggio
tributato in Aula Foscoliana a Mario Soldati in occasione dell’ottantesimo compleanno),
procurò il tuo indirizzo a quel professore d’italiano, rimasto fedele
estimatore.
L’idea era di farti
scrivere un pezzo, come solo tu potevi fare, sull’ormai leggendario Giggiriva
per un volume celebrativo del centenario del quotidiano cagliaritano «L’Unione Sarda» (in un disegno del pittore
Madaudo il volto del calciatore sostituisce l’ultimo dei «quattro mori» nello
stemma della Sardegna…).
Ben volentieri avresti
scritto, rispondesti – a penna –, se non te l’avesse impedito l’esclusiva che
ti legava al quotidiano «La Repubblica». Hai annotato in Lombardia amore mio
(1982), ricordando i tuoi compagni del Corso Allievi Ufficiali Universitari: «I
sardi erano fieri e introversi, però, quasi tutti malleabili con il “Cunservet
Deus su Re”, esattamente come le capre con il sale marino […]. I sardi, gli
umbri, i giuliani e i dalmati mi sono rimasti simpatici perché erano anche i
soli davanti ai quali non mi sentissi impacciato da una avvilente mancanza di
furberia».
Caro Brera, grazie per
quanto hai fatto per presentare i sardi nella giusta luce.
Un commento su “A CENT’ANNI DALLA NASCITA, RICORDIAMO L’AMORE DI GIANNI BRERA (SAN ZENONE AL PO, 8 SETTEMBRE 1919 – CODOGNO, 19 DICEMBRE 1992), PER LA SARDEGNA E PER I SARDI”
Anch’io sono stato ospite del cusm di sesto e successivamente del collegio di via bassini fino a quando non fu sgomberato dalla polizia alla fine del 1973. Li conobbi Pulina, era in una camera doppia del terzo piano. Sono stato anch’io grande estimatore di Brera. Egli, come è noto si professava genoano , come squadra italiana più antica, ma aveva un occhio di riguardo anche per i bergaimer e la loro Atalanta. Persino mio padre, che mal sopportava i chiacchieroni ( ciaceru ) , cioè i radiocronisti aveva per lui un occhio di riguardo. Quando morì mi indignai alla lettura di un commento infame su di lui di un giornalista indegno di quel nobile mestiere.
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Anch’io sono stato ospite del cusm di sesto e successivamente del collegio di via bassini fino a quando non fu sgomberato dalla polizia alla fine del 1973. Li conobbi Pulina, era in una camera doppia del terzo piano. Sono stato anch’io grande estimatore di Brera. Egli, come è noto si professava genoano , come squadra italiana più antica, ma aveva un occhio di riguardo anche per i bergaimer e la loro Atalanta. Persino mio padre, che mal sopportava i chiacchieroni ( ciaceru ) , cioè i radiocronisti aveva per lui un occhio di riguardo. Quando morì mi indignai alla lettura di un commento infame su di lui di un giornalista indegno di quel nobile mestiere.