MAMMA LI TURCHI! IL MUSEO MULTIMEDIALE “TURCUS E MORUS” A GONNOSTRAMATZA

di SALVATORE LAMPREU

“Mamma li Turchi”! È proprio il caso di dirlo! Questa è una storia di pirati, incursioni barbaresche, villaggi distrutti, culture e religioni che si incontrano e, a volte, si scontrano. Non è quindi una favola ma una storia vera che inizia da alcune parole scolpite su una pietra custodita in un’antica chiesa di campagna.
Questo racconto è come un puzzle, fatto di tanti tasselli. E’ popolato da temibili personaggi come il pirata Barbarossa, ma anche da schiavi, artisti, torri costiere, galere e cocci di vecchie maioliche ritrovate sotto terra.
Cosa c’entra tutto questo con Gonnostramatza, vi starete chiedendo voi!? C’entra, c’entra! E non è un caso se proprio a Gonnostramatza si trova un museo multimedialededicato alle scorribande dei Turcus e Morus, i Turchi e i Mori per l’appunto, che venendo dal mare facevano tabula rasa di tutto ciò che incontravano sul loro cammino.

Il contesto è quello della Sardegna spagnola del 1500 quando la monarchia iberica si contendeva con l’impero ottomano la conquista del mondo e quando anche le grandi religioni monoteiste confliggevano tra loro. La vicenda di Gonnostramatza si colloca all’interno di questa cornice geopolitica e il museo delle incursioni barbaresche oggi ne permette la ricostruzione.

Gonnostramatza è un piccolo paese della Marmilla, di quelli che amo visitare senza fretta, battendoli via per via, piazzetta per piazzetta, alla scoperta delle tipiche e caratteristiche architetture rurali del posto. E’ una mattina di fine maggio. Alle nove l’aria è pungente, io sono già al terzo caffè e, udite udite, anche in largo anticipo, cosa che per un ritardatario cronico è un evento memorabile.

Il mio appuntamento al museo multimediale “Turcus e Morus” è fissato per le 10 così decido di sfruttare quell’ora di anticipo per fare una passeggiata fotografica.

Devo dire che Gonnostramatza è proprio carina con le sue case in pietra e i cortili nascosti dietro le ante socchiuse di grandi portali in legno. Quasi alla periferia del paese mi imbatto in una piccola chiesa bianca che purtroppo trovo chiusa. Vabbè, vorrà dire che ci tornerò in un’altra occasione. Insomma tra una stradina, uno scorcio e una piazzetta si è fatta l’ora di tornare al museo. Curiosi di conoscerlo? Sono sicuro di si. Iniziamo dalla location.

Il museo multimediale Turcus e Morus è ospitato all’interno del vecchioMontegranatico, una struttura in pietra a vista del 1811, al centro del paese e vicinissima alla chiesa parrocchiale (si proprio quella che conserva il bellissimo retablocinquecentesco di Pietro Cavaro).

But just a moment, cos’è il Montegranatico, lo sapete? I Montegranatici nascono inMarmilla per volontà del Vescovo di Ales con lo scopo di dare vita a una riserva di grano e sementi da utilizzare nelle annate poco generose e quindi andare in soccorso ai contadini più bisognosi. Un vero e proprio mezzo di solidarietà.

Da dove nasce l’idea del museo? Il punto di partenza si rintraccia nell’incisione sulla lapide, custodita all’interno della chiesa di San Paolo di Serzela del XIII secolo, che testimonia la distruzione da parte dei pirati del villaggio di Uras. Sulla roccia sono infatti scolpite le seguenti parole: “EI 5 de arbili 1515 esti istada isfata sa vila de uras de manu de turcus e morus e fudi capitanu del morus barbarossa“.

Il museo Turcus e Morus nasce dunque per raccontare questa distruzione e si presenta con un allestimento multimediale innovativo e originale fatto di ologrammi, effetti audio e proiezioni animate che consentono un approccio alla storia del territorio e delle scorribande barbaresche tanto non convenzionale quanto efficace.

Attraverso un percorso dinamico che si snoda tra pannelli illustrativi sono narrati gli sviluppi storici dell’area del Mediterraneo e della Marmilla medievale, è analizzata la composizione del retablo del Cavaro riprodotto digitalmente a dimensione naturale e sono mostrate le ceramiche ritrovate nel borgo scomparso di Serzela con le loro ricostruzioni.

L’itinerario espositivo è ulteriormente arricchito dalla presenza di tre personaggi chiave che, con le loro narrazioni, tessono le trame di questo incredibile viaggio nel tempo: il Torriero sardo, il Pirata turco-barbaresco e lo Schiavo cristiano.

L’iter del Museo termina all’interno di una torre costiera ricostruita alla scala reale dove sono presenti feritoie da cui poter apprendere, attraverso alcuni video, la storia suggestiva delle torri costiere della Sardegna.

La visita al Museo Turcus e Morus si è dimostrata un’esperienza sicuramente interessante e ricca di suggestioni. Consigliatissima per scolaresche e per chi intenda approfondire gli aspetti di una vicenda ancora poco nota, quella delle scorribande dei pirati.

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