UNA VITA PASSATA AL CRIVELLO: LA SILLOGE DELLA NUORESE MARIA ANTONIETTA MULA

ph: Maria Antonietta Mula

di LUCIA BECCHERE

Maria Antonietta Mula nata ad Orune vive e lavora a Nuoro, ha pubblicato la sua prima silloge dal titolo Il crivello, Aletti Editore. Il testo è un viaggio interiore per cogliere la sua essenza poetica, ricerca affannosa che si snoda attorno alla metafora del crivello di Eratostene, matematico e filosofo greco del III secolo a. C. che col suo algoritmo trovò il sistema per individuare i numeri primi.

Insegnante ed ingegnere, l’autrice si chiede “quali echi di poesia / o spenti vocaboli” possa selezionare il suo crivello. Ad esso affida il responso per poter dare vita ai versi che sgorgano copiosi dal profondo della sua anima. Versi che sbocciano come fiori per offrirsi al primo sole, acqua cristallina che sgorga dalla roccia trascinando con se ricordi che contemplano visi, affetti e rimpianti: la famiglia, la società e la scuola fanno parte integrante della sua vita. Nei versi riaffiora la nostalgia degli anni trascorsi ad ascoltare i preziosi insegnamenti della maestra, il trepidare degli alunni chini sui banchi in attesa che lo squillo della campanella liberi mente e corpo per farli volare come garrule tortorelle.

Poesie che narrano di momenti vissuti nell’intimità familiare, di tempi felici trascorsi nel suo paese natio avvolto dal profumo dell’aria e dall’azzurro del cielo dove la voce del vento diffonde favole antiche e vecchie canzoni che evocano storie che si rinnovano nel tempo.

Come un fiume in piena l’autrice riempie di parole il “freddo crivello” a cui chiede di sprigionare il suo canto, di poter dispensare emozioni per deporle dove ogni cuore si riscalda. Le sue poesie, quali calligrammi tracciano “volti cari e sorridenti” e l’armonia del creato assurge a forza consolatrice che placa gli animi dissolvendo dubbi e pene.

Lo sguardo poetico spazia per abbracciare altri lidi ma ben presto il grigiore del Tamigi la soffoca, la nostalgia del suo paese l’assale e la sua anima va alla ricerca spasmodica dei colori della sua terra che offre sole, vento e mare, solitudini e silenzi. Se il profumo del pane sa di fatica e d’identità, contemplare il mappamondo ha un senso perché in esso “lo sguardo si perde languidamente” per rifugiarsi nell’impronta antica del sandalo, “pepita del cuore”. Versi che parlano d’infanzia perduta, di persone scomparse che vivono ancora in lei e che sono la sua ragione di esistere.

Perfino l’eterno alternarsi delle stagioni, sono echi di pura poesia. Il rifiorire della natura in primavera e l’autunno che mette a nudo l’albero per dare vita ad un perenne rinnovarsi. Se la vita di un fiore dura lo spazio di un giorno, l’alba ce ne regala sempre uno nuovo, simbolo di speranza. Allo stesso modo l’estate calda e opprimente sublima l’inverno con la sua bianca visione di neve.

L’autrice non si sottrae neppure ai temi impegnati. I suoi versi soffrono di guerre e di stupri, raccontano di donne giunte agli onori di un Nobel e di dure lotte combattute per la libertà dei popoli. Il suo crivello trattiene ricordi lontani nel tempo, toccanti e radicati nel cuore per dire che la felicità vive nelle cose semplici che stanno intorno a noi, nei colori di campi accarezzati dal vento e nel mirto lucente di bacche nere che sprigionano profumo di terra.

per gentile concessione de L’ORTOBENE

https://www.ortobene.net/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

2 commenti

  1. Complimenti a Maria Antonietta mia compagna di scuola alle elementari e alle medie, molto brava 😍 già da allora😍

  2. Ho letto la presentazione plaudente che fa Lucia Becchere , complimenti Tetta! Sapevo delle tue qualità poetiche, ma non sapevo che ti eri dedicata ad un lavoro approfondito. Bravissima, la mia collega!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *