LA COMMEMORAZIONE DI TONINO MULAS (PRESIDENTE ONORARIO DELLA F.A.S.I.) AI FUNERALI DI PAOLO PILLONCA, NELLA CHIESA DI SEUI

le immagini della cerimonia funebre sono di Gigi Littarru, sindaco di Desulo

di TONINO MULAS

Hanno celebrato la messa don Mariani, e il parroco di Seui, che ha portato il saluto dei vescovi di Cagliari, di Sassari e di Nuoro. Sono intervenuti a ricordarlo: nella predica l’amico prete don Mario Cugusi, ex parroco di Sant’Eulalia, originario di Fonni e uno dei promotori della messa in lingua sarda. Poi Bachisio Bandinu, Anna Cristina Serra, Antonio Anedda, Piero Marras, cantando un florilegio di versi scritti per le sue canzoni da Pillonca, Franco Siddi, Giacomo Mameli, Tonino Oppes, Anthony Muroni, Claudia Zuncheddu, Paolo Pisu, Totore Usai, ex sindaco di Seui, Bruno Agus, poeta “a bolu” e Tonino Mulas.

Durante la messa ha cantato in sardo il Coro Ardasai di Seui.

Buonasera a tutti, sono qui, non per dirvi quanto grande è stato Paolo come intellettuale del popolo sardo, voi siete qui e lo sapete, è stato ricordato negli altri interventi. Io sono qui a nome della presidente Serafina Mascia, dell’esecutivo, del consiglio nazionale della FASI, quindi di tutti i circoli sardi e del movimento dell’emigrazione tutta, per accompagnare Paolo e per ringraziarlo per quello che ha fatto con noi e per noi.

Con la sua particolare sensibilità, con la sua umanità, con la sua grandissima cultura, con la sua generosità, disponibilità spirito di servizio, umile volontario in un mondo di volontari come noi siamo, è stato di gran lunga, il più continuamente nel tempo, fra i molti intellettuali sardi che ci hanno onorato della loro presenza, il più vicino a noi per passione, interessi culturali, per partecipazione e per l’amicizia sincera.

Io sono un testimone di questa presenza da 28 anni, da quando cioè ho avuto un ruolo attivo. Ma il suo interesse per la questione sociale dell’emigrazione e per gli emigrati, come persone in carne ed ossa, da scrittore, da giornalista, risale a molto tempo prima, come ha ben ricordato prima Bachisio Bandinu.

Paule at fattu medas cosas importantes chin nois, ma sa cosa prus importante, s’onore prus mannu chi li depimus dare in custa die, in custu ammentu de oje, est cussu de èssere istau su mastru nostru de limba.

Issu, chin sa paràula, chin sa poesia, est istau cussu, chi prus de onzi ateru, nos at torrau sa limba.

Est veru chi at compriu custa faina manna, pro sa cultura sarda, pro sa necessidade de totu sa Sardigna. Ma pro nois galu prus ca nd’aiamus bisonzu pro sa dignidade nostra; sos disterraos no aiant pèrdiu sa limba issoro. Ma una cosa est a la màntennere e a l’allegare in famìlia, àtera cosa est fàchere de sa limba istrumentu culturale, est àere cussiènsia de s’importàntzia sua, comente motivu d’onore, de dignitade, po cumprèndere chie semus, comente pessona, e prus galu chie semus comente pòpulu, chin s’istòria nostra, s’identitate nostra.”

è stato così tante volte con noi, che è impossibile ricordare tutte le iniziative. Era un professore, con una cultura classica, profonda, unita a una memoria straordinaria. Citava i classici greci e latini non solo come vezzo scherzoso: li aveva ristudiati e tradotti. Citava nel loro giusto contesto i grandi romanzi dell’800, italiani e stranieri, insieme ai proverbi sardi, e magari a quelli degli indiani d’America. E questi ultimi per simpatia ma anche magari per ammonirci a non fare quella fine.

Paolo, con la sua eloquenza essenziale e pacata, con quella sua capacità di professore che insegnava e convinceva, ci ha accompagnato nel lungo percorso di formazione dei nostri gruppi dirigenti (certo insieme a molti altri intellettuali sardi) consapevole della sua funzione di servizio, con autorevolezza ma anche con la sua capacità di ascolto e il rispetto; per questo si è guadagnato l’ammirazione e l’amicizia in ogni circolo dove è andato.

Con lui abbiamo presentato poeti e scrittori: da Grazia Deledda, a Bustianu Satta, a Cicitu Masala (con Giovanna Cerina, con Nicola Tanda, con Ugo Collu, con Neria De Giovanni). Personaggi storici: da G.M. Angioy a Antonio Gramsci a Emilio Lussu.

Tanti i dibattiti a convegni (a Brescia, a Pavia, a Cinisello, a Cesano Boscone, a Como, a Bologna, a Bolzano, a Roma, etc.).

Con lui abbiamo ricordato a Pisa, dopo 20 anni, il pensiero e l’insegnamento di Michelangelo Pira. Con lui abbiamo discusso di banditismo (insieme a Giannino Guiso e al procuratore Mauro Mura) e di altri problemi storici: dalla lotta contro gli incendi alla talassemia, dalla continuità territoriale alla pastorizia.

Paolo Pillonca è stato il più importante cultore, studioso e divulgatore della poesia sarda nelle sue molteplici espressioni. Poeta egli stesso, sia pure schivo.

Lui è stato, a partire dalla poesia ma anche nell’insegnamento e nella teoria (si era laureato con una tesi con il professor Antonio Sanna), un protagonista del rilancio, dello studio e della valorizzazione della lingua sarda.

Con lui e Vannina Mulas (depositari della petizione e delle firme) la FASI ha raccolto 5000 firme a sostegno, a metà degli anni 90, della prima legge sulla limba, cui diede il suo contributo anche come capo ufficio stampa del più popolare Presidente della Regione, Mario Melis.

Con la sua partecipazione avevamo promosso nel 94 il primo grande convegno, poi a base di tutta la nostra impostazione ed azione successiva, “Autonomia, cultura e lingua sarda”.

Paolo è stato il più importante filologo e critico della poesia sarda “a tavolinu”, di cui ha curato un’importante collana, e a cui si è dedicato lungamente, da ultimo con la sua casa editrice “Domus de janas” e con la sua rivista culturale “Làcanas”.

Cultore appassionato della poesia a bolu, quella straordinaria degli improvvisatori. Amico di molti di loro, a cominciare da Remundu Piras fino a Mura, Masala e Agus.

Il suo volume storico – critico sulla materia “Chent’annos” è stato presentato ai nostri circoli, nell’ambito di “Il cuore della Sardegna in Lombardia” nel 98.

A Pavia aveva partecipato al convegno in ricordo del poeta sindacalista Peppino Marotto, ucciso ad Orgosolo.

Amico e valorizzatore di poeti “nostri” dell’emigrazione come orunese fondatore del circolo Renas di Siena Pietro Siotto (Domus del Janas ha pubblicato la sua raccolta “Renas e  montes”) e Nino Demurtas, primo ideatore del concorso internazionale di poesia del circolo di Milano, premio biennale al quale Paolo ha collaborato per 20 anni, come presidente e come giurato, o come consigliere e amico.

E di numerosi premi di poesia è stato non solo giurato scrupoloso ma spesso promotore e sostenitore, contribuendo alla nascita di una nuova schiera di poeti sardi contemporanei, così come ha contribuito al risveglio e poi all’affermazione del canto “a tenore” che era a rischio di estinzione, e alla nascita di nuovi gruppi.

E un contributo poetico grandissimo ha dato alla canzone popolare sarda, con testi e versi indimenticabili (Piero Marras, F. Madau, M. G. Cherchi, Bandelas). Chi non ha almeno canticchiato nell’emigrazione Osposidda e le canzoni di Funtanafrisca, Abbardente, musicati e cantati da Piero Marras?

Giornalista, cronista, (di questo ha scritto in modo esaustivo il nostro Paolo Pulina) scrittore per il teatro. Sugli emigrati ha scritto tantissimo: Unione, Nuova, Messagero Sardo, Tottus in Pari, Radiosardegna, Videolina ed altri.

Dalla sua esperienza di responsabile nuorese all’Unione Sarda, nasce Osposidda, la canzone drammatica di Piero Marras, un grido di sdegno e di dolore e un appello alla pietas, contro la scempia esposizione dei corpi dei banditi, esibiti dai caroselli delle forze dell’ordine ed esposti al pubblico ludibrio dopo un drammatico conflitto a fuoco.

Ecco, Paolo Pillonca era un uomo libero, un combattente civile, un partigiano impegnato, ma anche un cultore del dubbio, un critico delle verità assolute, un intellettuale e un uomo della pietas.

Attento e presente ai nostri congressi Paolo aveva aiutato il nostro Simone Pisano, studioso come lui di limba, e suo allievo da giurato nei premi di poesia, nella traduzione in sardo delle nostre tesi   per il congresso di Abano Terme:

“Su tempus benidore, aparitzu  pro su cuintu congressu natzionale de sa FASI. Ordiminzare unu tempus benidore nou: s’atzubendu de sos sardos peri su mundu in tempos de crisi”.

Nois amus fritu, in custa die caente de eranu. Tue nono, cuerrau dae sa pandela de sos bàtoro moros e abrusau da amicos, dae parentes, dae su populu de Seui.

Ti rendimus gràssias, Paule po totu cussu chi nos as donau in sa limba, in sa cultura, in sa poesia. Nos at a mancare s’azudu, sa saviesa, sas brullas, s’allegria: non nos amus a bìdere prus in Milano o in Buchiarta, né in Silanus de Conchitorta.

Arrivederci un giorno cavalcando insieme nelle grandi praterie degli indiani d’America, che amavi tanto.

Como ti saludo chin una poesia, e non mi piches in ziru, comente fachias semper, po sas esses a triscinu de sos durgalesos.

L’ intervento è stato scritto in italiano. Visto il contesto e i tempi ho parlato con alcune frasi in sardo

POESIA

A Paule
Est mortu s’ amicu ‘e sa poesia/
un’ ispina dolorosa de repente/
mancari chi su male ja
l’ischía/
mi sambenat  su coro
e  sa mente/

A s’omine in su frittu
‘e su disterru/
de paraula tue mastru
tue mentore/
che sole chi caentat
in iverru/
as torradu de se limba
su calore/

Fit cussa limba de su cantadore/
o sa rima iscritta a tavolinu/
sa oche ch at pesau
su tenore/
o su Cantu cresiasticu
divinu/

Sas ninnias de mama
dae minore/
e sa cantzone intonada in magasinu/
sas rimas primeras
de amore/
bessias dae su profondu
de su sinu/

De su mare de su chelu
de sos bentos/
sos sonos de sa vida
sos colores/
de sa terra nadìa
sos amentos/
nos at donau su limbatzu
de s’amore

 

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2 commenti

  1. Mi sembra così irreale che Paolo ci abbia lasciato, che bella persona eri

  2. Paolo Pillonca non c’è più, mi dispiace tantissimo l’ho avuto come insegnante al liceo, di lui ho tanti bei ricordi era una bellissima persona😥

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