“EVA CANTA”, IL ROMANZO DI MARIA TIZIANA PUTZOLU MURA

di RAFFAELE DEIDDA

Maria Tiziana Putzolu Mura è nata a Torino nel 1962. Dopo la Maturità classica conseguita a Macomer, si laurea a Sassari in Scienze Politiche per poi trasferirsi a Cagliari e proseguire gli studi post universitari. Appassionata dei temi del lavoro, della formazione, dello sviluppo locale, dei fenomeni migratori e della parità di genere, lavora e svolge attività di ricerca in questi ambiti. Attualmente è Consigliera regionale di Parità.

Maria Tiziana Putzolu muove la narrazione del suo romanzo su diversi piani temporali, alimentati da pezzi di storie e da frammenti di ricordi che riprendono vita attraverso il racconto di Elena. Un racconto affascinante che coinvolge il lettore e lo porta a calarsi nei contesti, negli eventi, nei luoghi dove si snoda la vita di una famiglia di imprenditori che dalla “città delle biciclette”, Ferrara, durante il periodo fascista muove l’esistenza di tutti i suoi membri verso la Libia, in particolare a Tripoli “Bel suol d’amore”, per realizzare le infrastrutture utili all’insediamento dei coloni italiani.   All’inizio degli anni trenta Mussolini aveva infatti ordinato l’inizio di una vasta immigrazione di coloni italiani nelle aree coltivabili della colonia, favorendo l’integrazione della locale popolazione araba e berbera con la costituzione di truppe coloniali. Poi lo scoppio della seconda guerra mondiale, l’arrivo delle truppe inglesi in Libia e la fuga in massa dei coloni e degli imprenditori italiani, compresi tutti i membri dell’ormai allargata famiglia Ferrari, con l’abbandono delle loro proprietà. Poi ancora la ricerca di una nuova vita, di nuovi luoghi dove approdare e potere ancora lavorare, fino all’arrivo in Sardegna, dove c’era bisogno delle loro competenze per la realizzazione delle grandi bonifiche. Gli anni della famiglia Ferrari in Libia sono forse la parte più avvincente del romanzo. Il filo narrativo si snoda portando il lettore a conoscere di volta in volta i vari protagonisti e la ragnatela di eventi che li lega fatalmente uno all’altro. I personaggi appaiono credibili nella loro complessità di emozioni e di sentimenti. La minuziosa descrizione di Maria Tiziana Putzolu Mura attribuisce a tutti loro spessore e credibilità, li rende reali, inseriti perfettamente nel contesto storico. Emerge, fra tutte, la figura di Ferruccio. L’uomo forte della famiglia, la “mente fine”, l’imprenditore capace e instancabile, consapevolmente spregiudicato eppure buono e generoso. Innamorato dell’amore. Elena, la nipote di Ferruccio, è la voce narrante del romanzo. E’ lei la depositaria delle memorie e delle vicende che riporta “a tratti confusamente, andando avanti, tornando indietro, seguendo il flusso dei ricordi” Lei nata a Tripoli, poi vissuta a Roma, poi ancora a Cagliari. A seguito dei dissesti finanziari dell’impresa di famiglia dovuti, pensa Elena, al rapimento in Sardegna dello zio Ferruccio, la grande ricchezza accumulata negli anni si era dissolta. Elena è anche depositaria di una certezza: suo nonno, i suoi zii, suo padre non erano mai stati fascisti. Era il tempo, era solo il tempo.

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