LA VOCE LIEVE DELLE ONDE DI SMERALDO: L’ARCIPELAGO DELLA MADDALENA, RIFUGIO SICURO TRA ACQUA E CIELO

di Angelo Perrone

Un mare di smeraldo, tra piccole e grandi insenature, dune di sabbia finissima o soltanto granulare, rocce piatte oppure acuminate, sporgenti nelle acque. Nell’ arcipelago de La Maddalena, in Sardegna, la natura ha tratti selvaggi e incontaminati, è spesso persino poco curata dall’uomo, come del resto talvolta lo sono le stesse abitazioni, richiama il senso arcaico e primitivo dell’esistere. Il materiale granitico sovrasta con prepotenza ogni anfratto visibile. Il variare delle angolazioni del sole da un versante all’altro dell’isola crea contrasti naturali di luci, che si smorzano con l’apparire serale della luna. Il paese è tutto riverso sull’antico porto, solo poche case sono altrimenti sparse sulle strade periferiche, con i suoi orgogliosi e indolenti abitanti, storicamente incerti tra la nostalgia del tempo in cui la vita procedeva a rilento e senza scosse, e le lusinghe fameliche e travolgenti del turismo moderno. C’è un’ora del giorno in cui questa terra, isola di un’altra più grande isola non lontana, appare d’un tratto familiare e rassicurante e non più, come a prima vista, forestiera e pericolosa. Il suono del vento si fa dolce, il profumo degli arbusti diventa malinconico e sfuggente: è inevitabile lasciarsi guidare dalla memoria avventurandosi tra i ricordi rimasti a lungo nascosti. Il mare, così intenso, che circonda completamente questa terra da ogni lato, rende l’orizzonte uguale a se stesso, macchia blu spessa ed uniforme come quella che si vede, da altre parti, lungo i tratti di costa uniforme: una lunga striscia continua ma ancor più minacciosa ed incombente proprio perché circolare ed uniforme. Genera ansia, un senso di sperdimento di fronte all’immenso. Invece la visuale cambia completamente, quando lo sguardo è più ravvicinato; l’insieme delle isole e dei tanti isolotti che compongono l’arcipelago, le profonde increspature della costa creano spazi intimi e riservati, come raccolti su se stessi, angoli di silenzio che danno voce persino ad un lieve ciottolio delle onde tra i sassi. Approdi sicuri e insenature riparate dal vento per le imbarcazioni in transito. Lingue di mare placido e splendente al sole, disegnate tra i picchi di granito, dove nemmeno fragili zattere sarebbero in balia delle onde. Non importa in quale punto dell’isola ti trovi, avverti che non conta altro che essere lì, e in nessun altro posto. Finalmente ti senti raccolto e protetto, in una specie di lontananza romantica da ogni insidia umana o naturale, e trovi un accordo tra te stesso e il mondo esterno, provando brividi di felicità, nonostante ogni malessere interiore. Quel mondo, che è di tutti, sembra costruito soltanto per te. Anche l’effimero può dolcemente specchiarsi in quei tratti di mare, e la fuga del tempo è così lieve e sommessa che riesce difficile anche percepirla. I luoghi dell’anima sanno essere gentili e delicati, persino sicuri e fermi, e hanno molti volti diversi. Questo esprime la solennità del vivere e l’incanto dei momenti magici più minuti, in cui, nonostante la vastità delle aperture verso l’infinito, è dato sentire un senso profondo di raccoglimento e di intimità, perché l’orizzonte percepibile è quello rassicurante di un vicino confine rappresentato dai margini delle coste più vicine.

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