“IL CORREGIDOR” DI FRANCESCO ABATE E CARLO MELIS COSTA: UN SEGRETO DI STATO NELLA SARDEGNA DEL SEICENTO

*Francesco Abate, Carlo Melis Costa, Il Corregidor, ed. Piemme, 432 pagine, 2017, € 19,00

di Nicolò Migheli

I sardi amano il romanzo storico, lo leggono e lo scrivono. È così dall’Ottocento. Le stesse Carte di Arborea, una volta appurato il falso, si possono interpretare come un affresco in cui il romanzesco e il letterario hanno funzione principale.

Perché tanto interesse? Probabilmente perché la Sardegna è sempre stata dipinta dall’ufficialità come luogo privo di storia, ricacciato ai margini dei grandi processi. Cosa assolutamente non vera, basta guardare le testimonianze che ci sono rimaste per contraddire quella tesi ideologica. Però c’è anche dell’altro. Arturo Pérez Reverte, scrittore spagnolo, afferma che il romanzo storico assolve ad una funzione precisa: indagare nei vuoti del passato, in quello che non viene raccontato. Questo permette allo scrittore di immaginarlo e costruire e ri-costruire storie. In Sardegna vuoti ne abbiamo molti.

In questi giorni è arrivato in libreria Il Corregidor di Francesco Abate e Carlo Melis Costa. I due autori debuttano nel genere. Carlo Melis Costa, avvocato della Corte di Cassazione, autore di testi giuridici, amante della Storia e delle storie, si misura con il suo primo romanzo. Francesco Abate, scrittore noto, abbandona la contemporaneità per una incursione nella Sardegna del Seicento.

Che ci fa nella Cagliari del 1665 Jorge Baxu? Il galiziano è un corregidor de hidalgos, un investigatore e giudice della nobiltà, equo e allo stesso tempo deferente come lo era allora chi doveva giudicare i suoi pari. Baxu dopo aver attraversato l’impero spagnolo, dal Rio de Oro nel Sahara, dove è stato vicino alla morte passa nelle colonie americane per poi arrivare in Sardegna.

A Cagliari i nobili muoiono uccisi o scompaiono misteriosamente. Molti di loro in duello, pratica clandestina e comune, ma che raramente si concludeva con la morte di uno degli sfidanti. Il giorno dopo l’arrivo di Jorge, il funzionario che lo aveva chiamato viene trovato assassinato. Il corregidor si trova davanti ad un mistero violento che attenta alla vita di tutti: la sua per prima. Baxu ha in mano solo le ultime parole dell’ucciso: “libro, bambino, fuoco”; può contare su pochi uomini fidati in un ambiente sospettoso e impaurito, dove ognuno può essere assassino o vittima.

Quale relazione tra questi delitti e una missione gesuitica del Paraguay? Perché Maria Pilar, una ragazza guaranì, scampata al massacro in quella missione si trova in Sardegna? Quali intrecci stanno dietro la protezione di un bambino speciale portato nella missione da un generale fedele al re? Quale lotta di potere si nasconde tra quegli omicidi eccellenti e le stragi degli indios? Che ruolo in tutto questo ha un contadino-mago della Trexenta che legge il futuro?

Jorge Baxu troverà una verità che lo lascerà stupefatto muovendosi tra hidalgos de familia de modesta solvencia ecónomica, Grandi di Spagna, militari boriosi e un popolo affamato.

Mentre altri periodi storici sono stati indagati dal romanzo, la Sardegna spagnola resta ancora un tempo poco raccontato. Eppure quei quattro secoli di storia comune tra Sardegna e Spagna, che tanto hanno lasciato nel nostro immaginario e cultura, hanno bisogno di essere finalmente tolti dal cono d’ombra in cui sono stati relegati dal pregiudizio degli storici sabaudi e dallo stigma della leyenda nigra sulla Spagna imperiale.

La Sardegna iberica ci è stata tramandata come un periodo terribile per i sardi, che il passaggio al Regno ai Savoia avrebbe riscattato. In realtà l’isola di allora non stava né peggio né meglio di quanto non stesse una regione della Spagna coeva. Era l’Ancien Regime comune a tutta Europa, ma lo si dimentica o lo si vuole nascondere. Una rilettura cominciata nelle università di Cagliari e Sassari, i cui studi sono però rimasti nell’ambito degli specialisti, mentre tra la gente comune, ancora oggi, dura il pregiudizio.

Il romanzo entra in quel tempo, lo fa con tutta l’emozione che le storie si portano dietro, riempie vuoti, immagina scenari, restituisce carne e sangue a secoli dimenticati. Corregidor in questo è quasi didascalico, dentro un contesto documentato racconta una vicenda che incrocia il fantastico e l’esoterico.

Un testo che non è solo romanzo storico ma costumbrista, come definisce i suoi scritti Ildefonso Falcones, attento alla condizione delle persone, a come pensavano, all’abbigliamento, al loro cibo, dove abitavano.

Un libro che grazie ai suoi personaggi dipinti con segno deciso, alle scene dei combattimenti, avvince il lettore fin dalle prime pagine. Per me è stato così, avendo avuto il piacere di leggerlo in bozza. Scrivere a quattro mani non è semplice, però una volta che si comincia diventa tutto più facile. Da lettore mi auguro che Francesco Abate e Carlo Melis Costa  continuino. Non può esserci un solo romanzo. Non fa.

*Francesco AbateCarlo Melis CostaIl Corregidored. Piemme432 pagine2017€ 19,00

 http://www.sardegnasoprattutto.com/

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