ILENIA MOCCI, UNA SARTA A READING: DA CAGLIARI ALL’INGHILTERRA, PASSANDO PER BOSTON, NEW YORK E SANTO DOMINGO

ph: Ilenia Mocci

di Giulia Gagliardi

Questa è la storia di un’intraprendente italiana che, nata con la passione per la sartoria e con la moda che le scorre nel sangue, ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo per poi approdare in una cittadina del Berkshire, non lontano da Londra, e trovare anche lì la possibilità di esprimere la propria vocazione, diventando una sarta a Reading. Ilenia ha un marito e una figlia di 7 anni. Vive a Reading da 5 e ha da poco avviato la sua prima attività in Gran Bretagna. Provenendo da una famiglia che ha sempre avuto aziende di confezioni e negozi di abbigliamento la scelta non poteva che essere una: rimanere nel settore e conquistare gli inglesi con la qualità e la capacità artigianale degli italiani. La sua nuova creatura (“da accudire come un figlio”) si chiama La Sartoria e si trova nel centro di questa cittadina da meno di 250 mila abitanti, una delle tante che ruota attorno a Londra e in cui molti si trasferiscono per evitare i prezzi folli e la frenesia della metropoli.

Da dove vieni? La mia famiglia è originaria di Cagliari. Quando avevo 13 anni ci siamo trasferiti a Milano. A 20 anni sono partita per Santo Domingo, dove ho passato degli anni bellissimi, 9 in tutto. Poi l’America del Nord, Boston e New York. Quindi sono rientrata in Italia, dove ho vissuto tra Cagliari e Milano di nuovo. Infine 5 anni fa sono partita con marito e figlia alla volta di Reading.

Una vita sempre in movimento! Già. Da generazioni la mia famiglia è nel settore dell’abbigliamento e delle confezioni. Gli spostamenti che abbiamo fatto negli anni sono stati necessari per seguire il business. A Santo Domingo avevamo una grande fabbrica, con oltre 300 operai che lavorano al suono del merengue. Una splendida esperienza, ero giovane e se di giorno lavoravo in fabbrica dove mi occupavo degli aspetti organizzativi e commerciali – nella mia famiglia le creative, le artiste per molto tempo sono state mia madre e mia sorella – la sera andavo a ballare. Poi il contratto è scaduto e i miei genitori sono rientrati in Sardegna. Mio padre è andato in pensione, mentre mia mamma ha aperto un negozio di abbigliamento che ha tutt’ora. Io invece ho scelto di cambiare ancora una volta tutto.

Dove sei andata questa volta? Mi sono trasferita negli Stati Uniti e per un po’ ho fatto un lavoro completamente diverso, quindi ho conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito e, nonostante mia sorella fosse ormai fissa a New York e lavorasse per le grandi firme della moda italiana, ho dovuto scegliere se seguire il mio fidanzato in Italia dove avrebbe dovuto finire gli studi o rimanere lì ed entrare nel mondo della moda. Ho scelto l’amore e il rientro in patria. In Italia ho lavorato come manager di grandi store, ma ben presto ho capito che non faceva per me: avevo sempre lavorato per me e non per altri. Così ho aperto il mio primo negozio di abbigliamento a Milano. C’erano tantissime cose da fare, anche perché nel frattempo avevo una bambina piccola da accudire.

Come hai deciso di lasciare di nuovo tutto per andare in Inghilterra? Questa volta è stato il lavoro di mio marito a metterci di fronte a un altro trasloco. Ingegnere nel settore Oil & Gas che in Italia stava andando sempre peggio, ha trovato un’ottima occasione in Inghilterra. Abbiamo deciso che la cosa migliore fosse accettarla, ma che io sarei rimasta ancora in Italia per un po’. Mi sono divisa tra Milano e Cagliari. Poi 5 anni fa sono partita anche io.

È stato duro l’impatto con la realtà inglese? Dal punto di vista lavorativo sì. E poi anche per il clima: il caldo di Santo Domingo mi mancava! Per un po’ di tempo ho cercato lavoro in un negozio di abbigliamento, visto che era questa la mia professione. Purtroppo ero troppo qualificata ed esperta per fare la shop assistant ma non riuscivo a trovare come manager. Alla fine ho rispolverato le mia capacità artigianali e ho trovato lavoro in una sartoria che aveva appena aperto qui a Reading. Dopo due anni però ho capito che era ora di fare qualcosa per me.

Da qui l’idea della sartoria. Quello che offro è un gradino superiore a chi fa riparazioni e interventi sartoriali sugli abiti qui in Gran Bretagna – e che è per lo più affiliato a grandi catene. Conoscendo a fondo gli abiti e come sono confezionati, è difficile che io non riesca a recuperare i capi che mi portano. Poi creiamo anche abiti su misura, che è l’altro grande servizio che abbiamo. La capacità di intervenire anche nei casi più complessi, la cura per ogni singolo pezzo, in modo che si possa di nuovo indossare e sia anzi qualcosa di bello da portare, che rende orgoglioso il suo proprietario, la cura nel creare una relazione con il cliente che vada al di là del solo saluto-richiesta-pagamento ci sta facendo crescere e oggi ho 5 sarte che lavorano con me. E pensa che siamo partiti con pochissimi risparmi! A differenza dell’Italia, però, qui ci sono molti strumenti che ti aiutano a creare la tua impresa e ti forniscono non solo suggerimenti pratici ma anche finanziamenti: banche, agenzie governative, associazioni. La base è stato un buon business plan, che ci ha aperto diverse porte. Ci ha anche permesso di ottenere dei prestiti per iniziare in poco tempo. Per fortuna non devi aspettare mesi per avere un risposta, arriva in poche settimane.

Cosa vedi nel tuo futuro? Continuare a fare la sarta a Reading, ma non solo! Da una parte abbiamo (mio marito è anche mio socio nell’attività) grandi progetti per La Sartoria, con l’idea di aprire altri negozi e chissà, forse in futuro arrivare a Londra. Dall’altra mio marito riprenderà a viaggiare. Ha trovato lavoro negli Emirati Arabi e la durata minima del contratto è di almeno un anno, con rientri ogni 3 mesi. Non sarà facile!

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