TREDICI MESI ISOLATO IN ANTARTIDE: AL VIA LA MISSIONE ESTREMA DELL’INGEGNERE MARCO BUTTU

ph: Marco Buttu

di Roberto Zonca

Tredici mesi in Antartide, uno dei posti più freddi del pianeta, per scoprire oggi come sarà la vita dell’uomo su Marte. Marco Buttu, ingegnere elettronico responsabile del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più grande e moderno radio telescopio d’Europa, si appresta a prender parte alla missione più entusiasmante della propria vita. Buttu, il prossimo 18 novembre, partirà infatti per la Concordia Station, avamposto costruito dall’Agenzia spaziale europea (Esa) sull’altopiano Antartico così da simulare le condizioni di vita estrema tipiche degli ambienti extraterrestri. Sull’altopiano, racconta pochi giorni prima della partenza, “non vi è alcuna forma di vita: temperature che raggiungono i -80 gradi, buio assoluto per diversi mesi, altissima quota (4000 m equivalenti), carenza di ossigeno, aria secchissima. Per tutto l’inverno antartico starò assieme ad altre 13 persone, irraggiungibili per 9 mesi, totalmente isolati dal resto del mondo e senza possibilità di essere soccorsi”. L’Esa monitorerà il gruppo al fine di comprendere come l’essere umano possa adattarsi a un ambiente così inospitale. “Sono ovviamente onorato di rappresentare l’Europa e l’Italia in questa spedizione – dice l’ingegnere italiano – ma ancor più la Sardegna, la Barbagia e Gavoi”.

“Dovremo stare là 13 mesi. All’inizio saremo 50, ma poi resteremo in 13”

“Dietro di noi – racconta in un’intervista rilasciata a La Verità – c’è un’enorme macchina organizzativa che coinvolge due stati e diversi enti. Dal lato italiano c’è il Programma nazionale di ricerca in Antartide (Pnra), l’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) – che ha il compito di pianificare nei dettagli le spedizioni in Antartide – e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che coordina i progetti scientifici in campo. Dal lato francese l’Institut Polaire Paul Emile Victor (Ipev)”. L’ingegnere italiano avrà un ruolo importante. A lui è infatti affidato il compito di gestire il telescopio: “Sarò responsabile dell’Osservatorio astronomico – spiega -. Il mio compito principale sarà quello di scrutare lo spazio e in generale quello di occuparmi di tutto ciò che riguarda i progetti astronomici”. Dal giorno del suo arrivo, e fino al mese di febbraio, le attività da svolgere all’interno della Concordia Station saranno tante. In tutti questi mesi ci sarà un grande via vai di persone, tanti aerei in arrivo e in partenza e tanti meeting. Da circa metà febbraio le cose però cambieranno. Nel centro Esa resteranno 13 persone. “Noi ricercatori faremo ricerca scientifica – spiega già emozionato – i tecnici la manutenzione e il cuoco cucinare”. Nella base c’è anche un medico, ma in questo caso la speranza è quella che si annoi per mancanza di problemi.

Tutto è accaduto quasi per caso. “Sino a due mesi fa non avevo mai sentito parlare della Stazione Concordia – commenta – e mai avrei potuto immaginare un così drastico cambio di vita”. Tutto è cominciato infatti con una banale discussione tra colleghi. Qualcuno citò l’avamposto dell’Esa, ma nessuno oggi saprebbe dire il perché di quella chiacchierata. Sta di fatto che, poco dopo, Buttu approfondì l’argomento e decise di tentare di entrar a far parte del team di ricercatori che da li a poco sarebbe partito per l’Antartide. Le selezioni, ci tiene a dirlo, “sono state durissime”. “L’iter è durato circa un mese e mezzo. Una volta ammesso ai corsi preparatori sei ancora sotto esame  – racconta a La Verità -, principalmente sotto l’aspetto psicologico”. Ma ne è valsa la pena, perché ora realizzerà un grande sogno. Tutto sarà comunque finalizzato ad una sola cosa: capire come l’uomo potrà colonizzare il Pianeta Rosso.

“L’azienda Space X sta lavorando sodo per raggiungere questo obiettivo – commenta palesando tuttavia delle perplessità sui tempi -. Il suo fondatore, Elton Musk, pensa di riuscire a portare degli essere umani su Marte nel 2024, ma sinceramente penso sia troppo ottimistico. Per accelerare una missione spaziale di questa portata serve ben altro che una simulazione sulla Terra. Penso sia necessaria una attiva collaborazione globale, allora sì che potremo compiere realmente l’impresa”. Colonizzare altri pianeti non deve esser comunque la soluzione alla cattiva gestione delle risorse nel nostro mondo. “Sappiamo già da oggi che le risorse della Terra non saranno sufficienti a soddisfare il crescente fabbisogno di una popolazione che cresce a dismisura – spiega Buttu -. Dobbiamo responsabilizzarci, non siamo i padroni del Pianeta”. La soluzione non può esser dunque quella di migrare verso mondi meno ospitali. Tra i ricercatori in partenza per la Concordia Station potrebbero esserci anche i futuri astronauti chiamati ad imbarcarsi nel primo volo verso Marte. Prima che le agenzie spaziali si pronuncino, comunque ognuno dei ricercatori dovrà affrontare questa sfida terrestre che presenterà ostacoli estremi in grado di mettere in difficoltà chiunque.

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