L’ARTE MURALISTA DI NOEMI LISCI, UNA PASSIONE DI FAMIGLIA


di Francesca Murgia

Noemi Lisci, artista classe 1978. Durante Frades 2017, ha collaborato con Luciano Lixi alla realizzazione del suo murales e, visto che c’era, ne ha realizzato anche uno tutto suo. A lei rivolgiamo alcune domande sulla sua grande passione per la pittura.

Noemi, indubbiamente sei figlia d’arte. Nella tua scelta di abbracciare la pittura, ha inciso di più il fatto di essere la figlia di un maestro, oppure hai semplicemente sentito “la chiamata” dei colori? Quando ero piccolina, mio padre dipingeva in una stanzina al primo piano di casa di mia nonna. Ricordo che era lunga e sempre molto calda e, ancora oggi, mi chiedo come facesse papà a dipingere lì! Dalla finestrina stretta stretta si vedeva il cortile della casa confinante, dove c’erano galline, anatre e conigli e io, insieme alle mie cugine andavamo lì per sbirciare gli animali. Quando ero lì, i miei occhi erano attratti dal tavolo dove papà teneva i colori, i pennelli in ammollo nei diluenti, gli stracci imbrattati di colore e poi c’era l’odore. L’odore di trementina e dei colori a olio che impregnava quella stanza, lo ricordo ancora! Sbirciavo i suoi lavori affascinata da ciò che faceva e con il tempo, ho cominciato a ricalcare, a copiare i fumetti di Topolino, a disegnare bambine con indosso tanti vestitini diversi. Ho cominciato così e sicuramente, il fatto che papà dipingesse, ha avuto tanta influenza.

Come ti sei trovata a lavorare al murales insieme a tuo padre? Insieme a lui, oltre a questo di Frades, ho collaborato a tanti murales, sin da quando frequentavo il liceo artistico: a Capoterra, Burcei, Donori, Decimomannu… Sono state tutte belle esperienze e a me è sempre piaciuto dargli una mano e contribuire a queste iniziative.

Quali sono i soggetti che preferisci dipingere? I soggetti che preferisco dipingere, sono i nudi femminili. Quando ero a liceo artistico, avevamo sempre la modella e dovevamo ritrarla. A forza di disegnare donne, mi sono appassionata a ritrarre  l’armonia e la bellezza del loro corpo e, alla fine, il soggetto femminile è diventato il mio preferito.

Come ti è venuto in mente il tema per il murales? Visto che tra il murales di mio padre e quello di Peppe era rimasto un quadrato bianco, papà e l’associazione Frades mi hanno proposto di farne uno anch’io. Così, ho accettato ed ho preparato un bozzetto su una tematica purtroppo molto attuale: la violenza sulle donne. La mia immagine infatti ritrae una donna che ha le braccia legate da un filo spinato. Un simbolo che rappresenta la donna com’è oggi: la donna sfruttata, la donna malmenata, la donna che deve affrontare varie peripezie anche nel mondo del lavoro. Il ruolo della donna nella società, oggi, è cambiato molto ed è diventata indipendente e padrona della sua vita. Purtroppo però, troppo spesso, quando una donna sceglie di camminare a modo suo o si ribella al suo uomo, lui la uccide.

È stato difficile realizzare un’opera tanto grande? Per realizzare il mio primo murales, ho avuto la collaborazione di mio padre che mi ha svelato dei piccoli trucchetti del mestiere di muralista, in modo che fare il disegno risultasse più facile possibile. Quindi, nonostante avessi un o’ paura di trovarmi in difficoltà, è stato abbastanza facile e sono molto contenta.

Che progetti hai per il futuro? Il mio progetto per il futuro è molto semplice: dedicarmi a ciò che amo fare…

E cioè? Disegnare!

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