Impreziosisce il percorso culturale di Raighinas (Radici) che il Gremio dei Sardi a Roma ha portato avanti nelle scorse stagioni ricordando grandi poeti, scrittori, giornalisti i e politici, il Concerto OMINES E AMMENTOS, tenuto presso la Chiesa dei Santi Angeli Custodi a Roma e dai Tenores di Neoneli guidati dal maestro Tonino Cau, accompagnati nell’occasione dai musicisti polistrumentisti, Orlando ed Eliseo Mascia di Maracalagonis
Il concerto, tenuto sotto le arcate della grande chiesa, durante e dopo il rito religioso, ripercorre canti e simboli sonori della più antica tradizione sarda,
Ci sono i Tenores di Neoneli, portatori di un modello canoro, che attraverso la modulazione di voci che riecheggiano i suoni della natura e degli animali, riproducono forme ancestrali di canto mono e polifonico.
Ci sono le launeddas, il più antico strumento musicale della storia dell’isola, che compare già nella rappresentazione del famoso bronzetto nuragico suonatore nudo itifallico di launeddas del VI-VII sec A.C., rinvenuto a Ittiri, pubblicato dal Taramelli nel 1907 e conservato nel Museo Archeologico di Cagliari, infine ci sono l’organetto e i tamburi, su siluttu e sa trunfa, strumenti più recenti rispetto alle launeddas, che accompagnano i ritmi del canto a ballo e della danza rituale .
Nel loro insieme tenores, launeddas, organetto e altro costituiscono un sistema compatto e armonioso, che esprime le modalità di canto monodico, polifonico e ritmico del patrimonio musicale etnico della Sardegna, prestigiosamente riconosciuto dall’Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
Come gli artisti di Omines e Ammentos rappresentano questo patrimonio musicale ?
Ce lo racconta Tonino Cau, il leader che ha dato vita nel 1976 al coro di Neoneli, ed Orlando Mascia, il maestro delle launeddas creatore di una scuola di musica etnica a Maracalagonis. Entrambi questi gruppi sono fortemente legati alle Comunità di appartenenza, i moduli canori che li caratterizzano si apprendono nell’ambiente domestico – paesano- comunitario e sono connessi alla vita e alla storia dei luoghi in cui nascono: questo spiega perchè” ci sono tenores in Bargagia, il famoso coro “ Remunnu ‘e Locu” di Bitti, in Campidano, e in tante altre zone dell’Isola.
A Neoneli, pur piccolo centro con appena 600 abitanti, il coro interpreta, suggerisce e costituisce una Comunità bella e coesa. Si inizia a cantare nei crocicchi delle strade, nelle bettole (“zilleris “), nelle feste campestri e paesane, nelle cerimonie religiose , in quelle realtà povere di “divertimenti e diversivi cittadini ” ma ricche di eventi rituali, legati ai tempi lavorativi e le ricorrenze religiose piu’ sentite nelle economie contadine e pastorali: in queste realtà il canto a tenores rappresenta una occasione di incontro , un rito di socializzazione importante, un motivo per rimanere compatti anche quando si lavora fuori del paese e si ritrova nella partecipazione ai cori motivi di appartenenza e di identità.
La strada per far parte dei tenores è lunga, paziente affiancamento degli anziani, almeno tre anni di allenamento per avere una buona interazione, una intesa di voci, sapendo che un buon tenore raggiunge la maturità vocale solo verso i 30 anni! Tuttavia l’accordo armonioso delle voci non è un risultato raggiunto una volta per tutte, bensì un percorso che di volta in volta si arricchisce, si modifica con l’introduzione di nuove modalità espressive, di nuovi protagonisti, e si apre alla creatività allargando la scelta dei temi da trattare, pur nel rispetto dei moduli canori tradizionali. Moduli che riguardano la composizione e il ruolo delle voci dei tenores, sostanzialmente quattro e con compiti ben distinti, come Lo stesso Tonino Cau ha modo di farci sentire durante il concerto: la voce da solista, sa ‘oghe, acuta ,tesa, dal timbro nasale ben marcato, che lancia il testo e conduce le altre voci, eseguendo anche con libertà variazioni dal punto di vista ritmico e melodico, sa mesa ‘oghe , voce acuta e in falsetto, il cui compito e’ quello di creare le fioriture e le ornamentazioni, sa ‘oghe contra, voce di tipo gutturale, di andamento regolare, che ha la funzione di generare la fusione dei tenores intonando spesso una sola nota , sos corfos onomatopeici, fonemi affascinanti ancorchè privi di senso, tipo ” bin, bon, ba , bi, ram, bai ” e infine su bassu, voce gutturale che con i corfos sostiene l’ accompagnamento de sa ‘oghe contra e insieme ad essa, con un intervallo di quinta, dona omogeneità all’impasto delle voci .
Speculare a quello dei tenores è il modulo melodico delle launeddas, famiglia di clarinetti policalami popolari, composti di tre canne, due legate assieme ed una libera e più lunga, su tumbu, che non ha fori ed emette la nota grave del bordone che accompagna le melodie delle altre due canne, mancosa manna (mano sinistra) e mancosedda, (mano destra). Il foro inferiore delle due canne melodiche serve a determinare l’intonazione ed ha una funzione armonica. La sequenza dei canti prevede che si alternino la mano sinistra con la mano destra, mentre grazie alla respirazione circolare che non si interrompe mai per tutta la durata della esecuzione, sui suoni dell’accordo risaltano i contrappunti iterativi.
Durante il concerto …plasticamente è stata mostrata la specularità tra il suono delle canne e quello delle voci dei tenores, come anche evidenziata la postura fisica che esalta la dimensione ciclica e circolare del tempo e dello spazio ( si canta in cerchio, si suona in cerchio, si balla in cerchio!). Elemento centrale del patrimonio musicale sardo , il cerchio, come diceva l’antropologo Michelangelo Pira, è simbolo e metafora di una isola, la Sardegna, completamente circondata dal mare, isolata e perciò stesso così diversa dal resto del Continente .
Il gruppo dei tenores e i suonatori delle launeddas hanno inoltre un grande ruolo nella trasmissione dei valori del patrimonio canoro e musicale sardo. Per quasi tutti gli artisti di musica popolare la creazione e partecipazione agli eventi musicali non è una attività professionale. Cosi per i Tenores e così avviene anche per i nostri: Orlando Mascia, che lavora al Comune di Maracalagonis, sogna il momento della pensione per potersi dedicare a pieno tempo alle sue launeddas, mentre suo figlio Eliseo prende un diploma di parrucchiere per poter aprire in proprio una attività che gli consenta di vivere vicino a suo padre con il quale continuare a dividere la passione musicale Incontro Orlando ed Eliseo nell’oratorio della Chiesa dove si terrà il concerto, prima che questo abbia inizio. Sono stanchi, vengono da lontano, hanno viaggiato con un caldo asfissiante, ma la loro principale preoccupazione è quella di verificare lo stato..di salute delle launeddas, curarle con attenzione perche con il caldo la distanza tra i nodi e la fibra vegetale che lega le canne, rigorosamente fatte a mano una per una, possono alterarne il suono. La fabbricazione, la conservazione e la manutenzione costante delle launeddas, la tenacia, l’impegno ed il tempo profusi nella preparazione di un concerto, il rigore della esecuzione, rappresentano efficacemente la natura del processo che sta alla base di eventi artistici come quello a cui abbiamo assistito. Esso non si ferma alla realizzazione di esperienze percettive straordinarie e vertiginose, o alla esecuzione di spettacoli musicali di pur alto livello, ma entra dentro il cuore profondo di una serie di valori e codici che attraversano la nostra storia dalla cultura nuragica fino ad arrivare all’era digitale, Questi valori vengono oggi affidati alle scuole, scuole particolari, come quella creata dal maestro Orlando Mascia a Maracalagonis. Essa conta numerosi iscritti, molti giovani, tanti non paganti e l’ allievo che vi si impegna può fare carriera. Una ragazza della scuola ha suonato per Papa Giovanni Paolo II in mondovisione con la Premiata Forneria Marconi e i tenores di Neoneli, durante il meeting con i giovani di tutto il mondo. Altri grandi incontri la scuola e i Tenores li hanno fatti in vari paesi del mondo, visitando gruppi di sardi che si trovano molto lontani, conoscendo esperienze musicali di altre culture, collaborando anche con artisti di fama, come Elio e le storie Tese, Francesco Guccini, Francesco Baccini, Mauro Pagani ed altri. Lìntento è quello di evitare che la memoria vada persa e che la tradizione non diventi facile preda della famelica richiesta di folck che proviene dalla industria turistica, dalle sagre e feste dove si consumano musica, canti e balli tradizionali ad esclusivo consumo dei villeggianti distratti e opulenti . La musica è l’elemento comunitario per eccellenza della cultura sarda, permette di riattualizzarne le origini, di ritessere i rapporti tra le generazioni, di trovare le ragioni permanenti che arricchiscono la coesione delle identità etniche che vivono all’interno e fuori della isola. Un mio fratello, Isio Saba, scomparso quattro anni fa, ha passato gran parte della sua vita alla ricerca delle radici della musica nella cultura sarda. Aveva trovato affinità straordinarie tra il canto dei tenores e il soul dei popoli afroamericani, stesse strutture nel jazz delle origini ed il canto dei pastori. Presentando il Premio Europa 1996 per l’Arte Popolare, conferito ai Tenores di Bitti , diceva che ” ….il tenore e’ una memoria che il sardo continua a portarsi dentro. Sempre. E’ la voce dell’oscuro poeta analfabeta, Remunnu e Locu (Raimondo Delogu) ma non solo, che continua a farsi parola- canto, voce che si fa in quattro, che impara e narra. Voce epifanica e moltiplicatrice del mistero delle nostre origini. Il tenore è l’ostinazione nella ricerca e nella tessitura di una poetica che riguarda non solo le quattro voci ma l’intera isola-continente. Il tenore è la tradizione che si fa contemporanea , omines de campu che dialogano con gli uomini dei CD, non ombre ma fautori-attori di scena capaci di stare sul palco come nella officina artigiana e nella scuola laboratorio di nuove voci. La perfezione del tenore rappresenta la esistenza di un mito contemporaneo alla portata di tutti, la possibilità di dare sempre nuovi significati ai propri silenzi, alle proprie parole, per trasformarle in storie da raccontare e in poetiche da tessere. ”
Grazie ai Tenores di Neoneli, a Tonino Cau, Giuseppe Luigi e Angelo Piras, Roberto Dessì e Ivo Marras, grazie a Orlando e Eliseo Mascia che ci hanno rilanciato un messaggio di coesione e identità e grazie al Gremio che, perseguendo l’ottimo progetto che è alla base del suo essere: radici e memorie (ammentos), presente e futuro, riesce, pur con i pochi mezzi a disposizione, a darci momenti esaltanti e di elevata qualità culturale come quello vissuto nell’accogliente parrocchia di Don Mario Aceto, nella bella e particolare Piazza Sempione.
SOn davvero molto bravi