A ORISTANO LE “ABLUZIONIDORO” DI ROBERTO ZIRANU: QUANDO IL FERRO SI FA ARTE

ph: Roberto Ziranu

La quarta mostra dell’anno curata da MArte di Oristano sotto la direzione artistica di Flaminia Fanari si intitola “abluzionidoro” (fino a fine giugno) ed è firmata da Roberto Ziranu, originario diOrani, il paese di Nivola dove Roberto apre la sua prima bottega artigiana all’età di diciannove anni. Ziranu si muove nel solco della secolare tradizione fabbrile di famiglia, ma, immaginando ulteriori tracciati espressivi, sviluppa moderne radici e un diverso ritmo di forgiatura, con battiture sempre più consapevoli, guidate da ampi spazi di libertà creativa. Nella nuova fucina artistica, trasferita a Nuoro nel 2003, il suo martello risuona sicuro nel ferro e, con la forza del calore, arriva a sciogliere i dissidi del trad?re, nei suoi significati di “tramandare” e “tradire” quella stessa tradizione familiare, alla ricerca di un’identità personale proiettata verso l’arte e il design. L’esigenza artistica di Ziranu matura gradualmente, dettata dalla necessità di riappropriarsi dell’amor di sé, che J.J. Rousseau considera come valore positivo, perché mira alla soddisfazione dei veri bisogni personali e porta alla felicità. Disegnando un bozzetto per la realizzazione di un piatto, Ziranu intravede nel cerchio una prima forma di donna: misurandosi con la scomposizione del cerchio lungo gli assi ortogonali, ottiene poi delle sezioni modulari, semicerchi o triangolazioni, che diventano modelli di originali figurazioni, DonneCoppieVele, vivificate dalla curvatura del ferro sagomato. Le donne che ritrae sono quelle sarde d’altri tempi, non dissimili da quelle che si incontrano ancora in qualche paese non solo sardo, non solo di area mediterranea; sono accomunate dai “costumi”, i valori culturali che portano sulle spalle, dalle vesti e dai voluminosi profili dello scialle avvolto dal lutto brunito di nero. Dall’elaborazione mentale della zappa, il concept alla base del ciclo Origini, affiora l’immagine primordiale della Dea Madre, che si collega idealmente a quella di Costantino Nivola, Tziu Costantinu, “il primo ad Orani ad essere riuscito”, dice Ziranu, “a guardare lontano: la sua eredità rimane custodita nel cuore di ciascun oranese”. Nella simbolica zappa del nonno, prototipo tecnico che storicizza quello mentale, basta il solo “occhio” dello strumento per definire il volto della Dea, che ritorna come principio vitale nei volti di donna incorniciati da su muccadore (il fazzoletto tradizionale sardo) o dal velo mussulmano. La zappa, strumento simbolo del lavoro contadino, sancisce anche nel presente quel legame indissolubile tra figli e Madre Terra, cui alludono i lacci in raso e cuoio di Corpetti e Gambali. Se, in un primo momento, Ziranu lascia alla brunitura la resa cromatica della materia forgiata a mano, per esternare “l’animo” che dà forma al ferro, nel laboratorio nuorese raggiunge nuovi orizzonti espressivi che fanno emergere “l’anima” del ferro attraverso il valore emozionale del colore. Dopo aver tagliato la lamiera, segnata da incisioni espressive come rughe, Ziranu ne sfrutta le potenzialità intrinseche con la personale tecnica fiamma su lastra, che “toglie” materia esfoliando sottilmente. Dai ripetuti bagni di fiamma liquida, la fisionomia del ferro scaturisce purificata come da un rito cultuale di acqua e fuoco, con effetti pittorici iridescenti, cangianti dall’oro al blu. Queste abluzionidoro si cristallizzano nelle finiture opache e lucide delle collezioni OriginiRiflessi di luce, con piatti e dinamici quadri in ferro, e Vele. La Vela è forse il simbolo che riassume meglio l’esperienza di Roberto Ziranu: il suo volo planare, al confine tra mare e cielo, è il viaggio che ciascuno di noi può intraprendere per la realizzazione di se stesso se riesce a diventare homo faber, artefice della propria vita.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *