RELAZIONE SULLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MAURIZIO FEO “LA MALARIA IN SARDEGNA E IN ITALIA”

una immagine della presentazione di Orosei con al centro Maurizio Feo


di Tommaso Esca

Il Dott. Maurizio Feo è un medico chirurgo, urologo e appassionato genetista, bolognese di nascita, lavora a Roma  ed è sardo per scelta di vita.

 E’ sposato con sig.ra Rita di Fordongianus, ed avendo casa ad Orosei ama trascorrervi i tanti momenti di meritato riposo.

 Lo voglio ringraziare per questo invito, che mi consente di parlarvi di questa agile, piacevole ed utilissima guida alla conoscenza della terribile endemia “la Malaria” che nei secoli è stata la causa o la concausa della morte precoce di circa la metà di tutta la popolazione mondiale apparsa sulla faccia della terra.

 Un ringraziamento al Prof. Giacobbe Manca, che studia, ama  e trasmette a tutti noi l’amore per l’isola, come archeologo ed editore di Sardegna Antica e di questo  prezioso libro sulla Malaria stampato dalla Grafica del Parteolla.

 Un significativo ringraziamento all’amico , bravo e generoso artista Marco Camedda, galtellinese di nascita ed oroseino da lunga data, autore della grafica in china della copertina del libro.

 Rappresenta un nostro vecchietto, “vestitu de rusticu”, che chiude la sua dura giornata di lavoro e della sua lunga vita di metà ‘900.

 Dentro la sua “bertula”, sembra portarsi via le tante cose buone della sua vita ed anche il fardello storico più terribile dei sardi, la malaria.

 L’ombra sinistra che lo segue e si allontana da noi potrebbe sembrare… “sa morte longa”.

 Oggi sappiamo che questo invisibile  predatore,  il , plasmodio, un protozoo unicellulare, ne fungo, ne batterio, si serve delle punture della  zanzara anofele per viaggiare nel corpo umano, debilitarlo con le sue terribili febbri malariche, complicargli l’esistenza e spesso portarlo ad una morte lenta e precoce.

 Questo libro non dovrebbe mancare dalla nostra libreria poiché servirà alle nuove generazioni (anche sarde) a non dimenticare, a studiare e conoscere  la malaria.

 I giovani dovrebbero sapere cosa ha rappresentato la malaria per chi ci ha preceduto in termini di qualità della vita, e dovrebbero conoscere le nefaste conseguenze che causa tutt’oggi in tanti paesi di Africa e Asia.

 Ho letto e riletto questo libro, ultimo di tanti pubblicati su questo argomento socio-sanitario e antropologico, di grande interesse per l’intera umanità.

 Lo trovo di facile lettura, nonostante l’argomento sia complesso, lungo e articolato, e abbracci la genetica, la medicina, la ricerca, la storia di interi popoli, l’ambiente e la società civile.

 Grazie ai tanti studiosi, ricercatori, e scienziati  che ci hanno preceduto, oggi ne sappiamo molto di più sulla plurisecolare evoluzione sul corpo delle sue prede, animali, mammiferi in modo particolare e sull’uomo.

 Della malaria in Sardegna e nella Baronia di Orosei, la Sig.ra Elisa Carrone, bibliotecaria del Comune di Orosei, ci legge un breve brano del giurista e scrittore nuorese Salvatore Satta, tratto da “Il giorno del giudizio” del 1977.

 Ovviamente voglio ringraziare il nostro Sindaco Nino Canzano, l’Assessore alla Cultura Maria Fara e tutta l’Amministrazione per aver accolto e sostenuto gli organizzatori di questa bella serata culturale, in questo tempio della lotta antimalarica baroniese.

 La struttura che ci ospita, il Monte Granatico, era l’antica chiesa del convento delle suore cappuccine.

 Posizionato in pieno centro storico, restaurato e recuperato alla pubblica fruizione, è legato per tanti motivi alla malaria in Orosei e del territorio.

 Edificato l’intero complesso a metà del ‘700, dopo averlo utilizzato per relativo breve periodo storico come “Cumbentu de sas monzas”, alla fine del’700, venne abbandonato precipitosamente dalle suore per un gravissimo attacco di malaria.

 Sotto i nostri piedi, sono sepolte in questa chiesa sconsacrata, come in tutte le chiese di Orosei, centinaia di bambini ed adulti, vittime innocenti della “mal-aria” baroniesa, che conviveva felicemente con le paludi in prossimità della foce del Cedrino.

 Questa struttura è stata per circa 30 anni la sede dell’ERLASS e CRAAI Sardegna, punto di riferimento zonale per la lotta antianofelica.

 Per ricordare tutte le vittime di malaria, piccoli e grandi di questa comunità, chiediamo all’amico Cantore di Orosei Tonino Romanu di intonare  “ Su Miserere”.

 Leggerete sul libro di Dott. Feo, le terribili conseguenze dirette ed indirette della malaria, una delle 12 grandi e gravi malattie che hanno cambiato il corso della storia dell’uomo, un tremendo ostacolo alla crescita ed allo sviluppo delle popolazioni.

 Nel mondo, oggi, dove perdura e miete vittime la malaria, essa si sovrappone perfettamente alla povertà, all’indigenza, all’improduttività ed al malessere.

 Nell’ultimo secolo, con la cura dell’ambiente, le bonifiche, il controllo dei vettori (zanzare), con nuovi insetticidi, predatori biologici, con la prevenzione e cura, si è riusciti a tenerla sotto controllo, ma non bisogna abbassare la guardia.

 Bisogna continuare a prevenire e vigilare con attenzione, anche a seguito dei cambiamenti climatici in corso.

 La fine della seconda guerra mondiale, dal 1946 al 1950, segnò l’inizio e la fine della grande battaglia contro l’anofele ed il plasmodio della malaria.

 Tantissimi giovani sardi “gherradores”, senza gloria e scampati alla cattiveria umana di quella guerra, trovarono le loro comunità “impoveritas e ammiseriatas”.

 Donne, bambini e anziani inoltre lottavano a mani nude, contro mosche, moscerini, pidocchi e le zanzare, compresa l’anofele, che non li lasciavano in pace ne di giorno ne di notte.

 Un autentico continuo supplizio.

 Per oltre 30.000 giovani sardi, il Progetto Sardegna per l’eradicazione dell’anofele e plasmodio, fu una splendida occasione di riscatto sociale, sanitario e di coesione sociale.

 Un autentico Forza Paris, che grazie alla solidarietà internazionale e nazionale, al lavoro coeso di forze ed intelligenze, faceva intravedere un futuro migliore per le future generazioni.

 L’Amministrazione Comunale di Orosei, ha dedicato una sua bella piazza alla Fondazione Rockefeller, organizzazione filantropica statunitense, che aveva come scopo statutario“ promuovere il benessere del genere umano ovunque nel mondo” e tanto bene fece alla Sardegna.

 Ma non sarebbe male, suggerisco, intestare una via del centro abitato allo scienziato malariologo Alberto Missiroli, che si batte per il Progetto Sardegna ed all’igienista cagliaritano Giuseppe Brotzu, scienziato e scopritore delle ciclosporine , nonché valente uomo politico.

 Voglio qui citare queste sue parole:

 “fra tutti i problemi , uno ha avuto, nella storia della Sardegna un’importanza fondamentale: la malaria.

Chi non è sardo e non è bene a conoscenza della storia del nostro popolo, non potrà intendere lo stato d’animo e la nostra sensibilità al problema della malaria: ha oppresso, debilitato, piegato il popolo sardo per oltre 2.000 anni e gli ha impresso le stigmate, che forse tra qualche generazione verranno cancellate …Mantenere lontana dalla nostra isola il pericolo della malaria è quindi il primo compito da affrontare.

 Occorre ricordare che senza salute non vi è benessere e ricchezza di un popolo”.

 Nel grande progetto sanitario per la Sardegna non mancarono grandi scontri e rivalità.

 Vi furono violenti critiche contro la campagna antianofelica italiana, sopratutto per l’uso massiccio del D.D.T. sovra dosato, che per molti fu responsabile del silenzio innaturale di una primavera senza insetti e quindi con meno uccelli.

 Un ultimo accenno a questo libro di Dott. Feo, sardo per scelta di  vita, che nelle sue conclusioni afferma che “la malaria per i sardi è una tremenda favola con un finale a lieto fine”.

 La stessa battaglia fu vinta e si può vincere con la solidarietà, conquiste sociali e con un lavoro coordinato di persone competenti e valide.

 Questo innegabile fatto storico cambia la storia della Sardegna e dell’Italia.

 Un semplice grazie Dott. Maurizio Feo.

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Un commento

  1. Grazie a Tommaso Esca per la sua gentile notazione (oltre che per il suo apporto prezioso alla preparazione); Grazie a Massimiliano Perlato per la sua sempre sollecita e continua attenzione; e – naturalmente – un grazie speciale all’amico fraterno (galtellinese, ma “prestato” ad Orosei) Marco Camedda, che si è veramente prodigato affinché l’evento avvenisse nel migliore dei modi e nel migliore dei posti!

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