IL DIBATTITO IN SARDEGNA SULLE SERVITU’ MILITARI? NON SE NE DEVE PARLARE!


di Claudio Simbula

Sardegna, isola dalle splendide spiagge, mare cristallino, panorami mozzafiato.

E basi militari. In Sardegna ci sono i tre più grandi poligoni militari d’Europa. L’isola ospita il 61% delle servitù militari nazionali: 35 mila ettari di terreni e aree marine della regione sono interdette all’attività civile.

Ma non se ne deve parlare.

Due giorni fa nel Liceo Scientifico  “Lorenzo Mossa“ di Olbia si è tenuto il dibattito “Sardigna terra de bombas e cannones”, approvato dal Collegio dei docenti dell’istituto, all’interno del programma scolastico di eventi “Sa die de sa Sardigna”.

L’evento, moderato dal docente di storia e filosofia Cristiano Sabino, poneva l’accento sulla massiccia presenza militare in Sardegna e sulle conseguenze che questo provoca sul territorio a livello sociale, ambientale ed economico. All’evento ha partecipato anche il senatore del PD Giampiero Scano, membro della Commissione sull’Uranio Impoverito.

Come citato in precedenza, l’appuntamento si inseriva all’interno di quattro appuntamenti dedicati a Sa Die de Sa Sardigna, approvati dal collegio docenti del liceo Scientifico di Olbia.

Un gruppo di insegnanti competenti e didatticamente preparati, non un covo di rossi separatisti indipendentisti, insomma.

L’iniziativa non è piaciuta a Forza Italia, che ha portato la questione a livello parlamentare. Tre parlamentari del partito – Bruno Alicata, Emilio Floris e (wow!) Maurizio Gasparri – hanno presentato un’interrogazione urgente ai ministri dell’Istruzione Valeria Fedeli e della Difesa Roberta Pinotti, chiedendo “Se non ritengano inconcepibile che all’interno di istituti statali vengano diffusi messaggi contro le istituzioni, con tesi sostenute da comitati spontanei, separatisti o antimilitaristi, peraltro senza alcun contraddittorio” e se le responsabili dei dicasteri dell’Istruzione e della Difesa “Non ritengano opportuna la sospensione degli altri appuntamenti previsti e quali provvedimenti di propria competenza intendano adottare nei confronti degli organizzatori o di coloro che, comunque, hanno permesso questo tipo di manifestazione all’interno dell’istituto”.

Cristiano Sabino, oltre ad essere un docente del Ministero dell’Istruzione, è effettivamente anche un esponente dell’indipendentismo sardo.

Il fatto è che quello delle servitù militari non è un dibattito d’esclusivo appannaggio del movimento indipendentista e sardista: si tratta di un argomento che riguarda tutti noi, in maniera trasversale.

Cristiano, a tal proposito, ha chiarito la sua posizione con un lungo post su Facebook: “All’evento ha partecipate anche l’on. Giampiero Scanu, membro della commissione sull’Uranio Impoverito e il dibattito era finalizzato alla promozione del confronto democratico all’interno della scuola. Non si è trattato – scrive – di un dibattito contro i militari né antimilitarista, ma di semplice informazione su fatti oggettivi notissimi agli onori della cronaca e su cui verte anche un processo della Procura. Ho sempre distinto la mia attività politica dalla mia professione e non ho mai fatto né propaganda né politica attiva a scuola. Mi sono però sempre occupato di insegnare ai ragazzi che la loro terra ha una cultura e una storia ben specifiche e che ci sono delle grandi contraddizioni che loro hanno il dovere di conoscere per formarsi una propria idea da futuri cittadini. La domanda è questa: nella scuola si può parlare di ciò che è la Sardegna e di ciò che vi accade? Per il resto mi assumo interamente tutte le responsabilità di questa iniziativa e delle mie azioni che rivendico con grande orgoglio e sono pronto a pagarne il fio”.

Ora, le servitù militari sull’isola sono un dato di fatto.

La Sardegna è la regione più militarizzata d’Europa. Un arsenale, una base militare galleggiante, che dalla Seconda Guerra Mondiale in poi ha accettato supinamente questo destino, sacrificando terreni, diritti e la salute dei suoi abitanti senza ricevere alcun vantaggio o compensazione significativa.

Anzi, vedendosi continuamente danneggiata e ignorata.

Teniamo sempre a mente 3 dati importanti:

– il 61% delle servitù militari (quindi basi militari, poligoni di tiro etc) italiane è situato in Sardegna

– i 3 poligoni di tiro più grandi d’Europa si trovano in Sardegna

– 35 mila ettari di terreni e aree marine della Regione Sardegna sono dedicate ad esercitazioni militari e interdette all’attività civile.

La Sardegna è la discarica militare d’Italia e d’Europa.

E allora, parliamone, delle servitù militari.

Discutiamone al bar, al lavoro, nei locali e anche nelle scuole, perché riguarda tutte le persone che vivono in Sardegna e quelle che ci vivranno.

Informiamoci, per essere consapevoli degli accordi che qualcuno ha preso al posto nostro, perché nessuno imponga il silenzio su questo tema. Ancora una volta.

Far passare come separatista e “anti-stato” coloro che cercano di diffondere queste informazioni è un modo per girare la testa dall’altra parte. Ancora una volta.

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