ANALISI DI UNA MIGRAZIONE CHE CAMBIA: INTERVENTO DEL CONSULTORE ELIO TURIS AL VI CONGRESSO F.A.S.I.

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di Elio Turis

Svolgere il Sesto congresso FASI in Sardegna, a Cagliari, è stata sicuramente una scelta politicamente giusta, intelligente e strategica. Mi auguro che si dimostri efficiente ed efficace.

Da questa Isola sono partiti  nonni, genitori e fratelli in cerca, non solo di fortuna, ma di un lavoro di una vita che permettesse loro di mantenere e/o mettere su famiglia.

Da qui sono partite le speranze , con queste i valori di questa terra, che sono stati portati e hanno messo radici   in terreni spesso ostili.

In quelle terre hanno trovato il modo di realizzare queste speranze e di custodire i valori, ritrovandosi, formando piccoli presidi, poi divenuti circoli, per una mutua solidarietà, dove chi arrivava trovava consiglio, sostegno morale ed accoglienza. Un impegno permanente fatto di sacrifici e solidarietà.

La legge Regionale 7/91 ha riconosciuto questo impegno e ha iniziato , riconoscendo l’importanza strategica, culturale ed umana dei  circoli.

A distanza di quasi 30 anni,  la migrazione è cambiata, adesso se ne vanno i giovani istruiti, per lo più laureati, i “cervelli”, in cerca di altri paesi capaci di riconoscere l’intelligenze, i meriti, le idee e l’impegno e questo depone negativamente della reale volontà e capacità della classe dirigente politica e imprenditoriale sarda a svolgere un ruolo guida che permettesse una rinascita economica dell’Isola.

Scelte a senso unico (solo mare e solo in alcune zone), scelte dubbie (poli petrolchimici), scelte sbagliate (i poligoni militari), hanno spesso impedito il crescere e il proliferare di una piccola e media imprenditoria che avesse gambe proprie.

Forse chi è rimasto non si accorge di ciò, mentre chi vive fuori, si pone costantemente la domanda cosa sia la sardità e lo vuol far sapere (con il “pro” di un punto di vista esterno e comparato con la realtà in cui si vive e il “contro” del rischio di mancanza di quotidianità con la realtà effettiva dell’Isola) .

Oggi ci ritroviamo in questo congresso che ha una forte valenza politica; ad essere presenti non ci sono solo i rappresentanti dell’emigrazione nel continente, ma i rappresentanti di tutti i continenti dove la necessità ha portato la nostra gente. Questo per dire che il mondo dell’emigrazione è cambiato e la crisi ha invertito il ruolo di bisogno tra chi è rimasto e chi –da lungo tempo- è emigrato e con questo cambiamento è mutata anche la sua funzionalità.

Ormai sono alcuni anni, che i nostri circoli, pur mantenendo il ruolo centrale di aggregazione identitaria, hanno sviluppato il ruolo di rappresentanza e promozione di questa nostra Regione.

Le sedi sono divenute vere e proprie ambasciate, a cui si rivolgono per informazioni, per indicazioni e suggerimenti molti cittadini delle città dove sono presenti e l’accoglienza non è limitata a mera cortesia, ma anche ricerca di opportunità. Sappiamo che dietro quella richiesta c’è la voglia di a scoprire questa Isola, di passare le proprie vacanze in questa terra. Vuol dire portare delle risorse fresche alla nostra economia. Ma quanta fatica e sopratutto quanti ostacoli. Ostacoli che non risparmiano il nostro mondo, il mondo dell’emigrazione, ad iniziare dall’esosità del costo del trasporto.

La Politica forse ancora non si è ancora accorta del potenziale che può avere per la nostra terra, dove il turismo, se messo in condizione di fruire luoghi spazi e tempi, può monetizzarsi 360 giorni l’anno.

La nostra terra ha cultura, storia, arte, saperi e sapori….e parafrasando un mio illustre concittadino “ con la cultura, la storia e l’arte si può creare impresa e posti di lavoro”….e lui l’ha fatto, mettendo a reddito quello che di bello c’era nella città, persino il “Palazzo”, creando circuiti museali che non c’erano, coinvolgendo i cittadini offrendo una domenica la mese di entrate gratis….ed oggi assistiamo a un vero “ingolfamento” turistico

Torno all’argomento. Le “ambasciate”.  I governi dell’Isola che si sono succeduti in questi ultimi anni non mi  pare che si siano accorti delle opportunità  di cui potevano disporre, e la presenza dei circoli, non voglio dire che abbia infastidito, ma certamente non hanno dimostrato    quell’entusiasmo che ci si aspetterebbe verso chi mette a disposizione il proprio tempo libero per il bene di questa terra.

Ricondurre tutto ad un mero rapporto di contributi, ogni anno più miseri, vuol dire essere politicamente miopi.

Non starò a approfondire i risultati delle ingenti spese sostenute per le campagne promozionali limitate ad alcuni mesi dell’anno e nemmeno l’esperienza di “Store” finiti miseramente, magari con qualche “buco” finanziario. Ricordo invece che nel continente, c’è una rete capillare di 70 “nodi” pulsanti e vivi che, coinvolti in scelte condivise, potrebbero portare, anche con percentuali interessanti per il Pil isolano. L’esperienza a cui è stata chiamata la FASI in occasione di Expo Milano 2015 non ha bisogno di commenti, ma piace   sottolineare che quando, coinvolto e fatto partecipe di un progetto, il mondo dell’emigrazione risponde sempre con impegno ed entusiasmo.

Questo  è il punto su cui confrontarsi con “il  Palazzo”. Le “erogazioni” passano in secondo piano, il nodo da sciogliere è squisitamente politico e di prospettiva e verte sull’esistenza o no di questi circoli.

Se si ritenesse che debbano essere chiusi, occorre una parola forte e chiara in questo senso da parte dell’Amministrazione (senza situazioni ambigue e potenzialmente rischiose) e tale operazione dovrà essere economicamente e finanziariamente indolore per i nostri circoli, per cui dovrebbe essere predisposto un percorso che permetta di risolvere le situazioni pendenti ( affitti, mutui e quant’altro), assumendosene la RAS la totale responsabilità.

Mi auguro invece che il finanziamento delle sedi sia confermato, in quanto la mancanza di uno stabile luogo fisico (anche se costoso), oltre all’utilità strumentale, farebbe perdere senso di appartenenza e visibilità ai nostri circoli. Magari proprio sul programma ordinario di attività può essere richiesto ai circoli di attivare una maggiore capacità di autofinanziamento (grazie ai propri collegamenti sul territorio) e la progettualità per l’acquisizione di risorse aggiuntive attraverso la partecipazione a bandi RAS finalizzati.

Se, come mi auspico, il segnale forte e chiaro, verrà nella direzione dell’utilizzo e valorizzazione della rete dei circoli, dovremo sicuramente mettere mano alla legge regionale 7/91(anche soltanto per togliere alcuni refusi presenti). A mio parere rimane una buona legge, andrebbe completamente applicata, ricollocata temporalmente rafforzandone l’ impianto, affiancata da un regolamento che ne indirizzi la gestione. Ma sul piano qualitativo occorre passare da un indirizzo prettamente assistenziale a un indirizzo economico, socio-culturale, turistico e soprattutto promozionale. In termini di competenze, il mondo dell’emigrazione non può e non deve sottostare ad un solo e specifico assessorato, che per altro, a mio giudizio, non può essere o per lo meno non il solo detentore dell’esclusività. Oggi le Federazioni e i circoli si trovano a svolgere compiti diversi rispetto a quelli tradizionali, per cui nel rivedere la legge andrebbero revisionate anche le forme di gestione ,  magari prevedendo anche  un agenzia, un ente, e/o un soggetto giuridico ( già come auspicato nelle tesi del Quinto congresso FASI) composto da esponenti  della emigrazione, per gestire le attività dei progetti  da assegnare alle federazioni (in collaborazione con i circoli), con autonomia organizzativa e gestionale; questo consentirebbe di “fare sistema”, conseguire economie di gestione, razionalizzare il lavoro burocratico di rendicontazione permettendo, con le professionalità messe in campo, di dare maggiore impulso alla promozione della Sardegna con  più forza e incisività rispetto ad oggi. Fermo restando il potere e le competenze degli organi preposti (RAS e Consulta), credo, indipendentemente dalla scelta che verrà fatta, che andrebbe comunque  rivista l’assegnazione dell’Assessorato del Lavoro, nei fatti superato.

Reputo che sia venuto il momento che il mondo dell’emigrazione venga preso in carico e condiviso da altri assessorati.

Oggi le erogazioni vengono dall’Assessorato al lavoro e della coesione sociale, a trarne beneficio, in senso generale, è la Sardegna, nei fatti a trarne giovamento sono gli assessorati al Turismo , alla Cultura e anche all’agricoltura .

Una collegialità di gestione potrebbe anche dire avere la possibilità di fare sinergia e magari aumentare il budget messo a disposizione. Non dimentichiamo che l’Assessorato attuale ha assegnato per il 2016 circa 1,8 milioni per  tutte le federazioni in essere nei vari continenti. Quindi 1,8 milioni per un anno, quando per un solo bando l’assessorato al Turismo e quello della cultura hanno destinato ciascuno circa 2 milioni per bandi destinati alla comunicazione,  al cinema, a feste e sagre, ma   parteciparvi possono solo le associazioni che hanno residenza legale in Sardegna.

Per cui se prevediamo la  creazione di un soggetto con forma giuridica propria, dotato di finanziamenti dai tre assessorati succitati, con personale competente, con procedure condivise con il mondo dell’emigrazione, potremmo davvero “fare sistema” in modo sinergico, snellendo le pratiche burocratiche, permettendo una valutazione specifica e complessiva degli interventi e quindi migliorandone l’efficacia .

Rimanendo nell’ambito della revisione della legge, penso sia doveroso adeguare anche la Consulta,   ridimensionando il numero dei componenti : ridurre a un solo componente il numero dei rappresentanti designati dalle associazioni di tutela (oggi 6), a uno il rappresentante delle organizzazioni sindacali (oggi tre) e ugualmente gli esperti in materia di emigrazione.

Ridisegnare il suo compito consultivo e di confronto alla luce della creazione dell’organismo a cui affidare la gestione operativa, accrescendo il suo ruolo di indirizzo, controllo e valutazione.

Sta a questo Sesto Congresso farsi portatore di rinnovamento e innovazione, suggerendo modalità,  percorsi e strumenti con cui operare. All’Amministrazione Regionale chiediamo il coraggio di compiere scelte chiare e determinate e, tramite i suoi organismi, fare scelte efficaci e condivise. Alla politica, individuare strategie bidirezionali capaci di unire il locale con il globale, facilitando il dibattito e la condivisione.

Alla Federazione e ai Circoli chiediamo invece la capacità di non sedersi su assetti consolidati, ormai inefficienti e rischiosi (perché se non ci si innova si perisce o al massimo si vivacchia!), ma di farsi carico, con forza, di affrontare e promuovere un percorso di reale innovazione della nostra testimonianza.

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Un commento

  1. Sarebbe altrettanto interessante poter partecipare come sardi residenti in Sardegna , anche ai bandi delle diverse Regioni italiane , ma purtroppo possono parteciparvi solo le associazioni che hanno residenza legale in quelle Regioni , Circoli Sardi e Federazione compresi. I sardi che vivono e votano in quelle Regioni, italiane dovrebbero rivendicare la reciprocità tra Lombardi –Piemontesi … e Sardi .
    La tendenza che vedeva nel 2015 un aumento dei turisti stranieri in Sardegna , un milione e 700mila, si è infine manifestato , nel tanto atteso sorpasso sui turisti italiani, un milione e 440mila . Certamente in questo storico sorpasso , hanno contribuito anche i Circoli sardi e i nostri corregionali fuori dai confini Nazionali.
    La relazione é interessante .

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