TRAGHETTANDO INDIPENDENZE: CON IL CIRCOLO “SARDEGNA”, A BOLOGNA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ANDREA CABASSI

ph: Alice Pisu e Andrea Cabassi


di Alice Pisu

«Sono sardo, sono italiano, sono anche europeo», scrive Sergio Atzeni. «Possiamo parlare di letteratura sarda? Dando risposta affermativa pretendiamo di essere una identità (i sardi) capace di esprimere una propria visione del mondo, sia pure in lingua importata. Niente di cui scandalizzarsi, il bulgaro ebreo Elias Canetti ha scritto in tedesco i suoi capolavori, intere etnie della Mitteleuropa hanno adottato a causa di svariate vicende storiche il tedesco come lingua di comunicazione letteraria, gli afroamericani di Martinica e Guadalupe esprimono l’identità creola in un francese che arricchisce, modifica e mette in crisi i dizionari d’oltralpe». Non è un caso che Traghettando indipendenze, di Andrea Cabassi, ed.Fedelo’s, si apra con una dedica a Sergio Atzeni, all’intellettuale che si definiva sardo, italiano ed europeo. Definizione calzante anche per un altra figura fondamentale non solo nella storia dell’isola, Emilio Lussu. Essere sardi, italiani ed europei. Andare oltre la concezione di confini e di muri e ragionare in prospettiva europea, temi oggi al centro del dibattito politico che sono il filo conduttore nella narrazione di Traghettando indipendenze, che parla di patria, del concetto di nazione, indipendenza, secessionismo, confini, ma finalmente in termini nuovi, fantasticando e riflettendo su esiti di elezioni anticipate, immaginando parallelamente la nascita di nuove repubbliche indipendenti, dando voce a intellettuali illuminati e a tanti senza nome del popolo immolati per un cambiamento. Simboliche l’uscita editoriale, il 26 settembre 2015, alla vigilia di una giornata decisiva per la Catalogna, e la nuova presentazione al Circolo Sardegna di Bologna in collaborazione con l’associazione Brincamus per la Festa de L’Unità in compagnia dell’autore, di Alice Pisu, Libreria Diari di bordo Parma, e di Antonio G. Pirisi, commissario del Circolo, proprio l’11 settembre 2016, nel giorno della Diada. Pur trattandosi di un romanzo di fantasia, Traghettando indipendenze è quanto mai reale nel riuscire a rendere le inquietudini, le paure e le speranze dell’attesa di un esito elettorale da parte di un popolo come quello catalano prima, e riflettere poi, a distanza di un anno, su quegli esiti, intessendo parallelamente nuovi scenari, come quello della nascita della Repubblica sarda. Temi affrontati non con un approccio dogmatico ma problematico, come l’esito di un percorso di consapevolezza che sia arrivato il tempo di parlare in termini nuovi di indipendenza. Presa di coscienza a cui l’autore è giunto osservando le reazioni accese del pubblico cagliaritano nel corso della presentazione del suo primo romanzo, Manifattura Tabacchi 1948, Emilio Lussu e mio padre. E il pensiero torna inevitabilmente alle parole di Lussu, che già nel ’51 definiva come grottesco quel ”nazionalismo sardo indipendentista” che vedeva come alle ”immediate dipendenze del miglior offerente”. Parlarne oggi in modo nuovo significa, per Andrea Cabassi, dare voce a posizioni anche agli antipodi, in un viaggio tra passato e presente dove il narratore all’occorrenza fa un passo indietro per far parlare in toni provocatori Antoni Simon Mossa, o il poeta Ramon Clavellet o raccontare le ripercussioni della Guerra Civile attraverso le storie di tanti senza nome come Xavier, volontario arruolatosi per combattere per la Repubblica.

“Il treno riprende la sua marcia senza fretta e oltrepassa il confine mentre i doganieri sono scesi. Il cielo azzurro del Portogallo. Ma non è solo il Portogallo. E’ anche il cielo di Francia, il cielo di Spagna, il cielo di Berlino, è il cielo che non ha frontiere, è il cielo sotto il quale tutti viviamo, è il cielo che non è stato solcato da aratri. E’ il cielo nel quale non hanno ancora tracciato una linha. Che assurdità arrovellarci a concepire tracciati, disegnare mappe, inventare nazioni; che senso ha tutto questo tramestìo intorno a una linea di gesso, a fili spinati innalzati sull’erba?”. Questo è Walter Benjamin immaginato da Andrea Cabassi nei suoi ultimi giorni di vita a bordo di un treno in quell’ultimo viaggio, simbolico perchè interrotto in modo immaginario per un tragico destino in Catalogna, a Portbou. Sono i mondi possibili di Andrea Cabassi, dove non c’è una sola dimensione temporale ma si viaggia tra passato e presente, dando voce idealmente a figure come Benjamin per parlare di confini e di muri. E’ questo l’elemento di maggiore potenza di Traghettando indipendenze: raccontare storie per raccontare la Storia, le ripercussioni della Guerra Civile, o le vicende di popoli che si confrontano con il desiderio di indipendenza e su cosa voglia dire indipendenza, nazione, patria, ciò che racchiudono e quanto tutto questo sia legato alla figura di un padre che ritorna sempre perchè in fondo non se ne è mai andato. E si affacciano voci diverse come a riemergere dal passato, illuminate dal pensiero di Emilio Lussu per riflettere sulle radici, sul tema dell’identità, sul senso di appartenenza a una terra. Una ricerca che non si esaurisce mai, iniziata già in Manifattura Tabacchi, un’inquietudine costante dell’essere qui e altrove che riporta alla mente le parole di Joyce Lussu che nell’89, per parlare di appartenenza, raccontava la sua, dicendo di essersi innestata in quella terra, la Sardegna, e di essere cresciute poi insieme, usando l’immagine dell’olivastro e dell’innesto. Leggere Traghettando indipendenze non significa avere risposte sul tema dell’indipendenza in Catalogna, in Sardegna o in altre realtà che si confrontano con quella ricerca. Significa avere strumenti in più per approfondire con senso critico aspetti e temi profondamente attuali anche attraverso lo sguardo di pensatori come Emilio Lussu, Simon Mossa o Walter Benjamin, e, parallelamente, riflettere sul proprio personale concetto di radici, attraverso la naturale empatia che si crea con il percorso interiore dell’autore che vaga costantemente tra quei mondi possibili nella perenne ricerca di risposte sull’identità e sul senso di appartenenza.

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Un commento

  1. Io c’ero , serata interessante e bello il libro !!

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