IL PENSIERO DI LAURA TOCCO, ESPERTA DI TURCOLOGIA ALL’ATENEO DI CAGLIARI: “TEMO CHE ERDOGAN SI RAFFORZI”

ph: Laura Tocco


di Claudio Zoccheddu

«È una nazione complicata, divisa in tante fazioni. Comprendere l’evoluzione di questa situazione è difficile, possiamo solo fare ipotesi». Anche il racconto di Laura Tocco, esperta di turcologia della facoltà di Scienze politiche dell’università di Cagliari, è un’analisi che si basa su pochi dati di fatto e su alcune suggestioni. Eppure Laura è una ragazza che ha studiato da vicino un Paese tanto esteso quanto diviso, una nazione piena di etnie e di contraddizioni. La Turchia è un piccolo continente sospeso, non solo geograficamente, tra il medio oriente e il blocco occidentale dove Laura ha vissuto per due anni e dove aveva in programma di ritornare nella “sua” Istanbul per completare il suo percorso di studio della nazione turca: «Ma adesso credo che aspetterò qualche tempo, farò prima calmare le acque», ha detto ieri.

Tra le tante incertezze c’è proprio il futuro prossimo, quello che accadrà da oggi a qualche giorno: «Il mio timore, e quello degli amici turchi, è che il colpo di Stato appena fallito possa rafforzare il potere del presidente Erdogan e giustifichi, in qualche modo, una nuova e più violenta campagna di repressione e arresti degli oppositori. Adesso Erdogan dice che la nazione è dalla sua parte ma non è così, ha tanti oppositori che ieri non sono scesi in piazza».

Tra la immagini più forti dal punto di vista mediatico c’erano proprio le piazze di Istanbul che si stringevano attorno ai militari: «Questo è un elemento nuovo che non si era verificato nei precedenti golpe guidati dall’esercito», ha detto ancora Laura Tocco, «Erdogan mentre era in fuga ha diffuso un messaggio con cui invitava la popolazione a scendere in piazza. Una novità, prima chi si opponeva veniva arrestato».

E chi ne esce più ridimensionato è sicuramente l’esercito: «Anche in questo caso ci sono parecchie distinzioni da fare. L’esercito è sempre stato il difensore delle istituzioni repubblicane e della laicità dello Stato. Anche in questo caso ha provato a mettere in discussione il potere autoritario del presidente ma non ce l’ha fatta perché era diviso. I golpisti non avevano il sostegno di tutte le forze armate, anzi».

L’esito è stato quello trasmesso in mondovisione, con Erdogan che in un paio d’ore ha smesso i panni del fuggiasco per indossare quelli del vendicatore, promettendo di farla pagare a chi si era schierato contro il suo governo: «L’Ak Parti è un partito radicato e se i golpisti avevano parecchi sostenitori, Erdogan ne conta altrettanti. Poi ci sono i partiti filo curdi e quelli di sinistra che di certo non vedevano di buon occhio un golpe militare. E ancora gli ultranazionalisti e tante altre fazioni tra cui quelle musulmane ma in questo caso non è una questione di religione, in ballo ci sono soprattutto interessi economici. Chi sostiene Erdogan lo fa perché gli conviene, l’Akp ha sempre avuto rapporti con i grandi gruppi finanziari».

E il futuro è un’incognita che fa paura: «Erdogan aveva già arrestato giornalisti, politici e intellettuali. Temo che possa continuare sfruttando il fatto di essere sopravvissuto a un golpe militare», ha concluso Laura Tocco.

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