RICONOSCIMENTO AL PREMIO LETTERARIO DI OSILO PER OTTAVIO OLITA PER LA PUBBLICAZIONE “ANIME RUBATE”


“Anime rubate” incanta le Giurie del Premio Letterario di Osilo. Nato dall’impegno dell’Associazione Culturale “ Salotto Letterario” e ormai giunto alla XI edizione, ha incoronato per l’anno 2015 come “Il libro dell’anno”: per la sezione saggistica, il testo “La sacralità del pane”, di Marisa Iamundo De Cumis, Ed. Delfino, mentre per la sezione narrativa il riconoscimento è andato al romanzo “ Anime rubate”, di Ottavio Olita, Ed. Città del Sole. ”Anime rubate” compie un passo in avanti rispetto alla narrativa tradizionale ed affronta un percorso difficile e quasi desueto. Scava, mette a nudo e riporta in superficie ciò che l’uomo tende a nascondere nelle pieghe più segrete del proprio animo. Il romanzo, ambientato nella nostra Isola, porta avanti, anche attraverso un lessico appropriato ed una attenta analisi psicologica dei protagonisti, il tema difficile della malavita isolana, non semplice da indagare e soprattutto da esprimere e rendere del tutto esplicito. L’uomo, quasi per natura, prima o poi inciampa nell’universo dei sensi di colpa, ma non sempre esterna questa sorta di male oscuro che attanaglia l’animo ed è destinato a costituire un ingombrante bagaglio da portarsi dietro. Solo la condivisione con altri può servire ad alleviare la durezza di questa esperienza umana. L’autore, con coraggio e determinazione, costringe il personaggio chiave del suo romanzo ad uscire allo scoperto, facendo in modo che da un senso di colpa possa nascere una nuova intuizione di vita.

Sinossi La tragedia dei sequestri di persona a scopo di estorsione che tra gli anni ’70 e ’80 ha sconvolto la Sardegna è praticamente ignorata dalle giovani generazioni. L’ultimo rapimento risale al 2006, per cui un adolescente non ne ha mai sentito parlare. Questo è l’antefatto di “Anime rubate”, romanzo che vuole raccontare, grazie alla testimonianza diretta di una insegnante elementare rapita all’età di 20 anni, la condizione di totale disumanità in cui venivano tenuti i sequestrati, con particolare attenzione alla condizione femminile, nelle grotte e nei boschi della Barbagia. A fronte della brutalità dei rapitori, la muta solidarietà di animaletti del bosco. Giorgio, un diciassettenne nuorese, ha ricevuto dalla nonna una singolare versione su quei drammi: tutto sommato i rapiti andavano a fare la stessa vita dei pastori che li custodivano, quasi una scampagnata fuori città. Lo zio carabiniere di Giorgio, quando scopre che il ragazzo si è fatto questa idea dei sequestri di persona, decide che gli deve far avere una conoscenza diretta di quelle vicende.

Questi i due principali protagonisti del romanzo che è costruito su un canovaccio ‘noir’.

Trama Un vecchio barbaricino che da oltre 30 anni vive a Roma, in punto di morte si pente e lascia alla nipote Elisabetta una lunga lettera confessione nella quale le chiede di consegnare un lascito di 200mila euro agli eredi di un pastore, morto per colpa sua. Nella lettera si racconta anche che la morte del pastore avvenne dopo il fallimento di un tentativo di sequestro che però ne originò un secondo, quello di Alice Maltese,  20 anni, figlia di un imprenditore turistico emiliano, protagonista della storia. La lettera confessione fa riaprire l’inchiesta su un’ipotesi molto più ampia rispetto a quella originaria: i sequestri di persona frutto di organizzazioni criminali che usavano pastori e latitanti come manovali del crimine ma che avevano centrali operative a Roma, Milano, Como, da cui poi il denaro veniva riciclato. L’inchiesta condotta dai tre amici che sono i tradizionali investigatori dei miei romanzi – l’avvocato Giuliano Deffenu, il giornalista Nicola Auletta, il capitano dei carabinieri Gino Murgia – arriva alla fine alla scoperta che quella struttura organizzativa è ancora in piedi ed è pronta a colpire di nuovo, in ogni momento.

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