STUDIATE E PARTITE SUBITO! LA SARDEGNA NON HA FUTURO: IL MIO CONSIGLIO AI GIOVANI SARDI


di Vito Biolchini

Ebbene sì: anche io inizio ad avere qualche capello bianco ed un grande futuro alle spalle. Sarà la barba a conferirmi una immeritata autorevolezza ed il mio sguardo da miope a farmi assumere una posa troppo seria, sta di fatto che ogni tanto qualche giovane di belle speranze mi contatta per dirmi “Vito, ti devo parlare”.

Io li ascolto con attenzione questi giovani (giovani veri, ventenni, venticinquenni al massimo) che ambiscono a lavorare nel settore del giornalismo, della comunicazione, della cultura e dello spettacolo; sono sempre ragazzi che hanno buone capacità e grandi potenzialità ma quasi sempre non lo sanno: perché nessuno glielo ha mai detto o fatto capire.

Sono ragazzi preparati, hanno studiato e hanno viaggiato più di quanto non hanno potuto fare i ventenni della mia generazione. Spesso hanno anche le idee molto chiare, sanno quello che vogliono. Sono solo un po’ confusi perché si guardano attorno e non capiscono bene dove sono capitati. E allora mi chiedono un consiglio: “Cosa devo fare?”.

Fino a qualche tempo fa raramente il consiglio era uguale per tutti. Ora invece la mia risposta è sempre la stessa: “Laureati in fretta e parti. Non stare in Sardegna, non perdere tempo”.

Non c’è niente di polemico o di provocatorio nel mio consiglio, ma solo la consapevolezza che la nostra isola sta vivendo un periodo di regressione paurosa e che all’orizzonte non si vedono speranze per chi si occupa di cultura, spettacolo, informazione e comunicazione.

Un giovane sardo che non può contare su solidi agganci familiari o politici non ha alcuna possibilità di farcela: perché una delle caratteristiche delle zone del mondo che stanno indietro nello sviluppo è proprio quella di non riuscire a riconoscere e ricompensare il merito.

Studiare con profitto, impegnarsi, lavorare duramente raramente consente ai giovani sardi di potersi costruire in quest’isola una posizione solida. In queste condizioni niente di quello che si riesce a costruire resta in piedi, la giungla prima o poi si riprende tutto. Questo è quello che io vedo da tempo.

Per cui non me la sento di dare speranze che non ci sono.  Il tempo passa in fretta e certe scelte è più facile farle quando si è giovani veramente. Inutile perdere tempo aspettando riconoscimenti che non arriveranno mai. Meglio partire, crescere altrove, mettersi in gioco. Ogni cosa sarà meglio di questo deserto.

La politica oggi in Sardegna non è in grado di costruire scenari possibili, non sa neanche immaginare un futuro credibile nel quale proiettare le giovani generazioni. Chi mi conosce sa che non sono un pessimista di natura, vi posso assicurare che fino a qualche tempo fa la situazione non era questa e io stesso ho creduto in tanti progetti che pensavo potessero cambiare la mia vita e la mia terra.

Ora quelle condizioni semplicemente non ci sono più.

Le sento le critiche di chi pensa che in questo modo, spingendo i ragazzi a costruirsi un futuro altrove, la Sardegna si impoverisce ancora di più, ma sono critiche che arrivano quasi sempre da chi un futuro lo ha avuto o non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà.

Oggi non è giusto illudere i giovani e mortificare le loro potenzialità, chiedergli di stare qui oltre ogni ragionevole limite di sopportazione, tra tirocini, stage, lavori sottopagati e tutte le mortificazioni che derivano dal vivere in un sistema profondamente ingiusto, clientelare e nepotista, dove il cognome e il legame di obbedienza feudale contano più dell’intelligenza e del merito.

Chi può studi, poi parta. Non cada nella trappola della speranza di un futuro migliore: il futuro è adesso. Ora. Ma non necessariamente qui.

È meglio partire, andare dove si vuole e senza mettersi alcuno scrupolo.

E noi adulti abbiamo il dovere della verità. Perché non saranno questi giovani con la loro infelice permanenza in questa isola a salvare la Sardegna. Ma almeno loro stessi, sì.

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8 commenti

  1. “Un giovane sardo che non può contare su solidi agganci familiari o politici non ha alcuna possibilità di farcela: perché una delle caratteristiche delle zone del mondo che stanno indietro nello sviluppo è proprio quella di non riuscire a riconoscere e ricompensare il merito”
    non aggiungerei nulla … aimè hai scritto fin troppo realisticamente. Con infinita tristezza nell’anima … di un emigrata al contrario che invece di godersi la sua scelta e la sua Terra … ne assiste all’agonia..

  2. Sono un pò delusa da queste parole e dall’intera struttura di pensiero del sig. Vito che ahimè non conosco. Non so quanto lui abbia viaggiato o sia vissuto all’estero o se questa opinione l’ha costruita mentre vive in Sardegna. La fa difficile per poi farla facile. Il nodo è una “posizione solida” come ideale da raggiungere. Rido ma poi mi rattrista. Emigrata nel nord est per 9 anni e in Australia da 3 anni ho sempre e comunque dovuto arrancare e cercare questa fatidica “posizione solida” per arrivare a capire che non esiste non per le nostre generazioni non è l’altrove che la garantisce. Ciò che con onestà devo ammettere è che in Italia mi sarei ‘vergognata’ e mai ‘abbassata’ a fare certi lavori. Ma qui in Australia con le mie lauree ci pulisco cessi, letteralmente! Faccio la cameriera e l’animazione bambini; tutti e 3 allo stesso tempo per raggiungere un minimo di soldi. Perchè la vita da immigrato comporta pro e contro burocratici e minore riconoscimento. Lo so che si racconta di chi apparantemente ha più cervello e fugge all’estero e boom mega contratto, ma anche quella è una percezione costruita. Perchè allora non stare in Sardegna, se si vuole? E fare lavori qualsiasi senza più sbandierare la farsa del lavorone fisso. Qua in Australia ci fanno lavorare la terra, ce n’è di terra da zappare in Sardegna!

  3. Elisa dal tuo punto di vista hai ragione.E la tua esperienza.E quindi a te il mondo dell emigrazione pare cosi.quello che forse l intervistato voleva dire e che fuori dalla sardegna ce un mondo di opportunita.che nn sono ne gratuite ne facili,atenzione..il mondo nn e fermo.certo,tanto e cambiato dagli anni del mando il curriculum colloquio e assunzione per sempre.le opportunita sono piu complesse ma ci sono.poi nessuno garantisce nulla.Ma ne varra sempre la pena provare e riprovare.perche il rimorso e il malumore per.non averci almeno provato restano per sempre

  4. invito i nostri giovani a una rivoluzione e invito soprattutto quelli che hanno più cultura e conoscenza perché grazie alla conoscenza si sà quali chiodi battere. I politici alla forca e ben vengano tecnici che programmino il futuro………………i sardi balentes ( ma veri valorosi ) esistono………………….l’alternativa è venderci ai balentes esteri (cina , russia etc etc) e i nostri giovani dovranno inviare il mantenimento ai vecchi genitori che non avranno neppure uno straccio di pensione

  5. Mi dispiace ammetterlo ma sono d’accordo con quanto sopra scritto,ha proprio ragione è meglio non illuderli e mortificare le loro potenzialità!!Cari saluti sig.Vito.

  6. Io ci sto Mirella! Arrangiarmi all’estero mi ha fatto capire che la rassegnazione, la paura e la percezione della realtà sono il vero nemico. Anche l’Australia dipende dalla Cina che compra ancora il carbone e qua hanno messo in piedi un buon turismo. Sa genti benidi innoi attesu cà non teninti su chi teneusu nosu, io per ora non posso rientrare perchè son sposata e ho un lungo percorso burocratico da finire qua. Ma sono a disposizione

  7. Ottimo Elisa, la presa si coscienza è una guida per ogni percorso. La cosa più difficile è cambiare la percezione collettiva è scardinare i timori verso i poteri forti che ci illudono di fare qualcosa per noi. La nostra forza ( espatriare) è pure la nostra debolezza più grande. Ci vuole cultura per superare la sudditanza

  8. Quanta verità nelle tue parole Mirella… mi consola e da speranza, tante cose son già cambiate e tante ne cambieranno.

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