HO SEGUITO CUORE E AMBIZIONE: L’ESPERIENZA ALL’ESTERO DI ELISABETTA PUDDU, DA VILLANOVATULO A DUBAI

Elisabetta Puddu


di Giovanni Runchina

Da Villanovatulo a Dubai per seguire il cuore e l’ambizione: «Sono andata via dalla Sardegna nell’autunno del 2013 per stare con mio marito, anche lui di Villanovatulo, che già risiedeva nell’Emirato da un anno; ero fiduciosa di poter trovare la mia strada dal punto di vista professionale». Trent’anni, studi in Economia aziendale a Cagliari, Elisabetta Puddu lavora per Emintad: «Ho inviato centinaia di curriculum tramite i portali specializzati e, dopo tanto sforzo, ho ricevuto la mail per il colloquio nel posto in cui sono attualmente. Non è stato facile, ma alla fine la tenacia è stata premiata. La società – spiega – si occupa di investment banking cross-border ossia d’accordi finanziari al di fuori dei confini nazionali e che abbracciano Europa, Medio Oriente e Asia. Sostanzialmente offriamo assistenza a persone, società e governi nella raccolta e nella sottoscrizione di capitale per l’emissione di strumenti finanziari. Inoltre diamo servizi di consulenza legale, fiscale e finanziaria nell’ambito di processi di fusione o acquisizione aziendale. Svolgiamo pure attività di advisory con l’obiettivo di creare opportunità d’affari per partner commerciali che intendono puntare su Emirati Arabi, Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman e Arabia Saudita. Abbiamo uffici a Dubai, Hong Kong e New York. Personalmente mi occupo del portafoglio finanziario dei clienti; ultimamente ho gestito i rapporti con un noto stilista che ha aperto il suo showroom proprio a Dubai». Esperienza che va oltre la carriera «sin dal primo giorno mi sono state attribuite responsabilità e gratificazioni economiche che in Italia mi sarei sognata» e che implica cambiamenti continui pure sotto l’aspetto dei convincimenti personali. «Sono arrivata a Dubai con più di un pregiudizio. Credevo – ammette – di trovarmi immersa in una realtà limitante, soprattutto per le donne, invece mi sono rapidamente ricreduta; questa è una metropoli aperta al mondo con uno stile di vita molto simile a quello occidentale». Con un marchio di fabbrica inconfondibile: la declinazione del lusso in tutte le sue possibili varianti, persino le più pacchiane. «Agli occhi di un turista è una città bellissima che pullula di grattacieli slanciati e di strutture architettoniche iper tecnologiche capaci di lasciarti a bocca aperta. Ti guardi attorno e vedi tanto lusso: oro, auto da favola. Tuttavia manca sempre la possibilità di vivere all’aria aperta perché il caldo insopportabile obbliga a stare di solito al chiuso con l’aria condizionata perennemente accesa. Dubai è l’emblema di un miracolo economico nato dal nulla, in pieno deserto». Eldorado nel quale le opportunità sono tantissime, ma la concorrenza è spietata. Studi solidi e conoscenza dell’inglese sono indispensabili per aspirare a un buon lavoro: «La domanda è alta ma si sgomita per ricoprire posizioni di alto profilo. Molti arrivano a Dubai in cerca di fortuna pensando di trovare qualsiasi “lavoretto” ma, se non si è qualificati, non si può trovare un posto decente. Personalmente il percorso di studi che ho fatto mi ha dato l’opportunità di mantenere una coerenza tra quanto appreso e l’attività che svolgo. Dubai è una città che da molte possibilità, ma ovviamente si deve conoscere bene l’inglese e, se possibile, bisogna arrivare con una forte specializzazione. Vivere qui implica inoltre un grande spirito di adattamento perché la quotidianità è molto frenetica e sempre più cara sotto il profilo economico». Un altro mondo, insomma, rispetto ai ritmi più compassati della Sardegna, luogo di partenza e di un nuovo e auspicato rientro: «Sogno di tornare nell’isola – confessa – ma stando con i piedi per terra, vorrei vivere almeno in Europa per essere più vicina a casa. Naturalmente mi piacerebbe svolgere lo stesso tipo di lavoro in Sardegna ma per il momento non vi sono possibilità concrete. La mia terra però è sempre presente nei miei pensieri, nei miei discorsi, nel mio cuore. La famiglia, gli amici e la semplicità del giorno dopo giorno mi mancano tantissimo». Nostalgia che si mischia alla rabbia per il grande potenziale inespresso: «Mi sono accorta che la Sardegna al di fuori dell’Europa è sconosciuta nonostante le sue meraviglie. Dovremmo fare una grande operazione di marketing per promuoverci anche negli altri continenti, pubblicizzando le nostre bellezze naturalistiche, la nostra gastronomia e migliorando al contempo i servizi. Ancora più importante sarebbe rompere l’isolamento creando dei collegamenti non solo verso la Penisola, ma direttamente con l’Oriente».

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