LA TRAGICA FINE DEL MAGGIORE GENERALE BERARDI, PRIMO COMANDANTE IN GUERRA DELLA BRIGATA SASSARI


di Dario Dessì

Nel Carso isontino , una targa in lamiera arrugginita e sforacchiata dai proiettili sparati da qualche cacciatore poco patriottico,  si trova ancora oggi nelle vicinanze delle famose trincee cosi dette “delle Frasche” e “dei Razzi”. Molto probabilmente    un fante della stessa Brigata Sassari incise su di essa alcune frasi che commemorano  la conquista della Trincea dei Razzii  e la morte del Gen. Gabriele Berardi.

Nei giorni dal 10 al 15 novembre del 1915 la Brigata Sassari ebbe oltre 1200 feriti e 350 caduti, tra questi Il Generale Gabriele Berardi, da Sant’Angelo dei Lombardi.  Il generale dopo essere stato colpito nelle prime ore del mattino del 15 dicembre, moriva lo stesso giorno nell’ospedale militare per intrasportabili, ubicato nell’ex villa Della Torre Hohenhole a Castelnuovo in prossimità di Sagrado,  per le conseguenze di una grave ferita riportata alla coscia sinistra.

Dopo una breve sosta a Perteole, Sacilett0 e Mortesins, piccoli paesi poco distanti da Cervignano il 12 dicembre la Brigata Sassari torna in linea nelle stesse trincee delle  Frasche e dei Razzi.

Il 3 dicembre 1915,  il comando della III Armata con foglio 13947 del 30 novembre,  a seguito di un ordine del Comando Supremo, aveva disposto  che tutti i militari sardi dei reggimenti di Fanteria dei Corpi d’Armata  dipendenti fossero trasferiti  alla Brigata Sassari; questo per favorire la salvaguardia delle particolari caratteristiche che avevano,  sino a quel momento,  contraddistinto  l’inclinazione alla lotta e la eccezionale combattività dei suoi fanti.  Dopo l’arrivo di 1400 complementi, il 12 dicembre la brigata torna in linea con il compito di rafforzare le posizioni con importanti lavori campali e di continuare a esercitare una pressione sul nemico con azioni ardite.

Fu appunto nel corso di una ricognizione effettuata il mattino del 15 dicembre nelle trincee più avanzate di prima linea per studiare i lavori da eseguire e per individuare i settori più vulnerabili nelle trincee nemiche in caso di un offensiva da parte dei fanti sardi  che il comandante della Brigata generale Berardi veniva colpito da schegge di granata. Alcune di quelle schegge  lo colpirono in modo gravissimo alla coscia sinistra producendogli una ferita mortale, tale da portarlo alla morte alle 15.45 del 15 dicembre.  Grande fu il dolore che tutti i fanti provarono per la morte del loro eroico comandante. Altrettanto grande fu il dolore del Duca d’Aosta che così si espresse nell’associarsi al rincrescimento per la perdita del comandante della brigata: “La dolorosa perdita del generale Berardi rievoca nel mio animo il ricordo delle gloriose giornate, nelle quali, alla testa della fiera brigata dei sardi, egli compì sul Carso le imprese che tanto onore fecero rifulgere sulla terza Armata. E questo ricordo, unito al pensiero di ciò che ancora egli avrebbe saputo compiere, rende maggiore il mio rimpianto”.

Fu  insignito di Medaglia d’Argento con la seguente motivazione:

Berardi  Cav. Gabriele, da S. Angelo dei Lombardi, Maggior Generale, comandante della Brigata Sassari. “Contro posizioni rafforzate e tenacemente difese dal nemico, condusse da valoroso la propria brigata in ripetuti, vittoriosi combattimenti”.

                                                                                           Altipiano Carsico, 10 – 14 novembre e 15 dicembre 1915

Al prode Generale veniva poi concessa una seconda medaglia d’Argento con questa motivazione:

“Degno condottiero della prode brigata dei sardi, cadeva mortalmente  ferito sulle trincee più avanzate, dalle quali esplorava, meditando nuovi ardimenti”.

Altipiano Carsico  10-14 novembre e 15  Dicembre 1915

Il generale fu definitivamente  insignito di una medaglia d’Oro,  con la seguente motivazione:

 “ Intrepido condottiero di una brigata di prodi, espugnatore  di posizioni fortemente  difese, instancabile animatore di fede, affermò col suo sangue il proprio valore mentre nuovi ardimenti stava meditando”.           Altipiano Carsico 1 0-14 novembre e 15 dicembre 1915.

Fu quella la prima delle nove medaglie d’Oro individuali assegnate ai fanti della Brigata Sassari nel corso della Grande Guerra.

In memoria dell’eroico Generale Berardi, comandante della Brigata Sassari.

Ecco quanto scrisse di lui  dal fronte un combattente della sua brigata: “Caro Borelli, nessun giornale italiano(1) ha parlato del generale Berardi, la cui morte è stata uno schianto per tutti quelli che gli furono in un modo o nell’altro vicini. Non si sa quale eroico, meraviglioso soldato ha perduto,  perdendo Lui, l’Italia.

Napoleone teneva molto a ché i suoi generali fossero amati dai suoi soldati e il generale Berardi possedeva  in sommo grado questa qualità di farsi amare da quelli che dipendevano da lui. E ciò che più  importa: i suoi soldati avevano in Lui una tale fiducia, erano si persuasi che un azione condotta da Lui sarebbe stata sempre vittoriosa che lo avrebbero seguito a quella che sarebbe potuta sembrare la catastrofe certa.

Ah non dimenticherò mai l’impressione che vi ebbi un giorno incontrandolo presso quelle trincee dei “Razzi” e delle “Frasche” la cui conquista è veramente una pagina grande, meravigliosamente bella. Non lo vidi dunque niente diverso, egli generale, dall’ultimo dei suoi soldati: lacero come loro, dormente in trincea anche lui come loro. E ciò che più  importa: i suoi soldati avevano in Lui una tale fiducia, erano si persuasi che un azione condotta da Lui sarebbe stata sempre vittoriosa che lo avrebbero seguito a quella che sarebbe potuta sembrare la catastrofe certa.

Chi è alla guerra sa cosa vuol dire, quale elemento per il successo costituisce fiducia siffatta da parte dei soldati nei propri superiori. Perciò la perdita del valoroso generale appare a noi che lo conoscemmo tanto più grave e lo piangiamo come non abbiamo pianto l’amico più caro caduto in questo lasso.  Sappiamo che è un lutto d’Italia.

Ma il generale Berardi era anche il più caro amico di ciascuno che lo avesse incontrato quassù.   Egli non lasciava mai la sua eroica Brigata Sassari. Come un fratello maggiore, come un padre, che i suoi soldati  fossero in riposo, che fossero in trincea, egli era sempre in mezzo a loro, con loro dividendo il pasto frugale e tutti i disagi. Era calmo e fidente e disse a noi che eravamo andati a salutarlo: Io sono sicuro dei miei soldati. Io sono certo che nessun’ azione con i miei soldati, mi andrà mai male. 

L’ultimo discorso ai soldati  da Sassari il  “Mattino di Napoli”.

La figura del duce degli intrepidi Sardi, dell’illustre figlio di Sant’Angelo dei Lombardi, ci appare sempre più grande, più bella, più gloriosa.

In risposta alla signora Assunta Gina, la quale dopo il comunicato del generale Cadorna, inviò al comandante della Brigata “Sassari” una lettera dei fanciulli delle elementari di Gergei, così scrisse il Generale Berardi il giorno stesso della sua morte: Commoventissimo è stato il pensiero altamente patriottico che ella ha avuto col fare pervenire ai militari di questa brigata il plauso e il saluto dei fanciulli di codeste scuole. Mentre ella, traendo argomento dal comunicato del generalissimo, fa opera santa col portare all’ammirazione dei piccoli, ai quali saranno affidate la futura gloria della più grande Italia, le virtù cittadine e militari di cui dettero prova manifesta questi intrepidi sardi, io, quale comandante di questa brigata, che sta di fronte al nemico, mi sono valso del suo ben ispirato pensiero e, nel portare a conoscenza di questi soldati la sua lettera, ho potuto dir loro: “ Il cuore d’Italia batte all’unisono: dai piccoli della vostra eroica isola ai più vecchi veterani della più remota regione d’Italia, è un inno di gloria che s’innalza per voi, nell’ammirare il vostro valore, il vostro eroismo!  La partita però non è ancora finita e dal plauso nazionale voi dovrete trarre nuova forza e fare sempre rifulgere le vostre virtù di cittadini e di soldati d?Italia, fino alla più grande, alla più clamorosa vittoria che a noi ridarà i confini che ci furono strappati dalla prepotenza, dall’affarismo egoistico del nostro vicino, un giorno di noi più forte, ma che oggi più non può resistere alla volontà di Dio, al destino che ci da il diritto rivendicato col sangue dei nostri fratelli, tutti valorosi che combatterono e che da voi aspettano compiuto e fatto reale il sogno di secoli: Evviva la più grande Italia! A lei, alle brave maestre e ai piccoli tutti di Gergei giunga il nostro sentimento di gratitudine.                                                                                                                                                                                                   Berardi Gabriele.

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