IL TERRORE NEL PIATTO: LA CARNE ROSSA E’ CANCEROGENA? ATTENZIONE A PSICOSI E FALSI ALLARMI


di Nicolò Migheli

La società contemporanea non è preda della paura più di quanto non lo siano state quelle che l’hanno preceduta. Di sicuro gli untori si sono moltiplicati. Il bisogno di audience, visualizzazioni sul web e vendita di giornali cartacei, privilegia titoli emotivi che le reti sociali riprendono rendendoli virali. La speranza che il nostro tempo seguisse imperativi razionali si scontra con un quotidiano segnato dall’amigdala, il cervello del serpente che davanti al pericolo intravisto reagisce con l’attacco o con la fuga.

È bastato che l’Iarc, l’agenzia internazionale sulla ricerca sul cancro dell’OMS, inscrivesse le carni lavorate come i salumi in categoria A1, causa di cancro, e la carne rossa “probabilmente cancerogena” che si scatenasse da una parte il sospetto e poi l’incredulità degli onnivori, e dall’altra la soddisfazione di chi l’ha bandita dal proprio piatto. Peraltro quanto detto dall’OMS non è una novità, solo che ora ha la certificazione della massima istituzione sanitaria. Pochi però hanno ricordato che in Italia l’alimentazione carnea è in costante diminuzione da anni, che la media di consumo è di due volte la settimana, che l’uso quotidiano di salumi è al disotto della soglia di avvertimento descritta nel rapporto Iarc.

È probabile che nei prossimi mesi ci sarà un’ulteriore riduzione degli acquisti di carni rosse a vantaggio di quelle bianche. Fino al prossimo allarme. Quando sui mezzi di comunicazione di massa verrà rivelato quel che molti già sanno, che i polli vengono allevati in condizioni tremende, imbottiti di tranquillanti ed antibiotici il cui accumulo nell’organismo umano rende difficoltosi i trattamenti medici in caso di necessità. L’ennesimo allarme alimentare conferma il rapporto contradditorio che la parte ricca del mondo ha con il cibo. Mitizza gli chef, diventati quello che gli stilisti di moda erano negli anni Ottanta, si gloria degli alimenti a poco costo rifiutandosi di conoscere il prezzo della sofferenza degli animali e l’impatto sull’ambiente; butta e spreca. Nel contempo il consumatore soffre di obesità, di anoressia e bulimia.

Una società sedentaria che ha fatto della forma fisica un idolo. Essere sani sempre e comunque, in un’epoca che produce patologie di continuo. L’ultima è l’ortoressia, la ricerca di alimenti sani e corretti eticamente, che è diventata una psicosi inserita nei prontuari. La demonizzazione che un tempo si aveva sui comportamenti sessuali trasferita d’amblè nell’ambito della nutrizione. Tutto ciò provoca scontri tra gruppi opposti, tra onnivori e vegani, con incomprensioni e accuse reciproche. Il rapporto Iarc consolida una tendenza di lunga durata che sarà non solo economica ma culturale. Tra trentacinque anni la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi e mezzo di individui. Siccità, inquinamento e desertificazione riducono progressivamente le terre fertili.

Quando un Paese raggiunge il reddito medio pro capite di 3.900 dollari scatta l’alimentazione carnea. Sempre più società del Terzo Mondo stanno entrando in quella fascia di reddito. La Terra non potrà allevare un numero così alto di animali da poter soddisfare una domanda così ampia. Occorrono spazi e una produzione di mangimi che sottrarrà terreno all’alimentazione umana. Ecco perché gli animali allevati diventeranno rari rispetto alla domanda, la carne sarà di nuovo l’alimento di chi potrà permettersela.

Vi è anche il lato etico che non bisogna sottovalutare. Gli animali vengono sempre di più recepiti come esseri senzienti e il contratto tradizionale uomo animale – ti faccio vivere bene finché non mi occorri come cibo – è definitivamente saltato se non dove si hanno animali al pascolo. Gli allevamenti di massa hanno mostrato sofferenze che non possono essere ignorate. Di conseguenza il cibarsi di carne rasenterà la clandestinità, come le fumerie d’oppio nella belle epoque. Un si fa ma non si dice. La domanda di proteine nobili verrà esaudita in altro modo.

Ci sono già esempi di carne prodotta in laboratorio. Roberto Flore – un sardo, capo chef nel Nordic Lab, un centro di ricerca costituito dall’università di Copenaghen e il Noma un ristorante pluristellato – sta studiando e sperimentando la reintroduzione degli insetti nella dieta degli europei. Si aprono nuove vie ma l’ansia su ciò che si porta a tavola non diminuirà. La sicurezza alimentare non sarà mai totale, ci dovremo convivere. Per oggi, ritorniamo alla dieta dei nonni, quella mediterranea. Quindi poca carne, facciamo dell’acquisto di cibo un atto consapevole, non facciamoci ingannare dal prezzo basso. Se un alimento costa poco una ragione ci sarà. Compriamo locale, il produttore è sotto casa, controllabile da ciascuno.

Come suggerisce Michael Pollan non dovremmo consumare alimenti che nostra nonna non identificherebbe come tali. Siccome le regole sono fatte per essere trasgredite, facciamolo pure, ma senza ansia, mangiare è un piacere, anche il panino del caddozzone ogni tanto.

http://www.sardegnasoprattutto.com/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

2 commenti

  1. Ma prima si moriva perché si alimentavano senza carne, vedi Pellagra ecc. Ora la carne rossa è cancerogena..mi viene in mente una bella maglietta sarda di waltale con i 4 morì e con scritto, NO ALCOOL ..NO DRUGS. .NO SMOKING …NO SEX e sotto c’era scritto..MA ALLORA…CHE CAZZO VIVI A FARE?…

  2. ma per carità !!! mia sorella deceduta di un tumore generalizzato , in tre mesi e partita, ed era completamente vegetariana,non ha sopportato la chemio colpa della sua forte anemia,allora proteine e ferro il corpo umano ne ha bisogno,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *