SUL PALCOSCENICO, SENZA MASCHERA: SILVANO VARGIU, ATTORE TEATRALE OGLIASTRINO

Silvano Vargiu


di Pia Deidda

Era da tanto che pensavo d’intervistare l’attore di teatro Silvano Vargiu. L’ho conosciuto qualche anno fa al Bosco Seleni di Lanusei e mi aveva subito colpito la sua professionalità e la sua bravura. Mi ero domandata se un tale talento avesse avuto la possibilità di emergere in Ogliastra mettendo a frutto tutte le sue capacità. Oggi posso verificare chiedendoglielo di persona.

Cosa l’ha spinta ad intraprendere l’attività teatrale? In principio è stata una pura casualità. Negli anni delle scuole superiori ero un ragazzo molto timido e introverso. La mia insegnante di lettere, proprio per questo motivo, mi spinse a frequentare un laboratorio teatrale. Per me fu una folgorazione, un’esperienza talmente profonda che mi portò a prendere decisioni importanti per la mia vita. Risolsi di cambiare completamente rotta nei miei studi e mi iscrissi all’università La Sapienza di Roma, in Lettere indirizzo spettacolo. In quegli anni, oltre ad approfondire teoricamente la materia, ho avuto modo, attraverso numerosi seminari pratici, di studiare con diversi insegnanti e Maestri, il fascinoso mondo della recitazione: l’arte della trasformazione. Da allora in poi sono state la curiosità e la passione a motivare il mio “viaggio” nel teatro; ma, soprattutto, il costante lavoro di introspezione, di conoscenza e “lavoro su se stessi” che questo mestiere permette di portare avanti costantemente.

Chi è Silvano Vargiu attore? Silvano Vargiu attore è forse veramente se stesso. Un essere umano che quando sale su un palcoscenico, cerca di togliersi, le maschere, i condizionamenti sociali, i blocchi fisici ed emotivi, “denudandosi” e donandosi agli altri; naturalmente attraverso il filtro del personaggio e della cornice teatrale. Può sembrare paradossale, ma è in realtà ciò che realmente accade in quel tipo di teatro che mi affascina, ovvero, quello in cui non si cerca di “fingere”, ma di vivere una reale esperienza sulla scena; dove, per riuscire a farlo, bisogna essere veramente se stessi… sotto le spoglie di un personaggio.

Leggendo il sito dell’ Associazione culturale Cantieri d’Arte Teatro della Chimera emerge un’attività ricca di eventi da quando è stata fondata. Cosa l’ha spinto alla sua realizzazione? L’associazione nasce nel 2007 e da allora in poi ha realizzato e promosso diversi eventi culturali a trecentosessanta gradi, tra i quali naturalmente spiccano le numerosissime attività teatrali, divise tra formazione (seminari e laboratori), organizzazione di festival e rassegne e produzione e circuitazione dei propri spettacoli o di altre compagnie. L’associazione nacque con l’intento di dare sfogo alle nostre energie creative cercando di stimolare e corroborare il panorama culturale sardo che, attorno ai grossi centri abitati, era già fervido ma che nelle zone “periferiche”, come l’Ogliastra e alcune parti del nuorese (quelle un po’ meno battute), avrebbe avuto una motivazione in più di esistere. Ed è in questi territori che all’inizio della nostra attività abbiamo operato maggiormente per poi allargarci sempre più.

E contento della piega che ha preso la sua attività teatrale? E’ possibile ad oggi pensare a un resoconto di quando finora fatto? Sono parzialmente soddisfatto del nostro percorso. In questi anni ci siamo dedicati intensamente alla produzione di spettacoli e di eventi culturali, con una capillare attenzione all’attività di formazione che negli anni si è radicata nel territorio. Ma purtroppo, come è noto, la generale situazione di crisi economica e “soprattutto culturale”, si riflette maggiormente su realtà “piccole”, come la nostra, che si sono affacciate sul mondo del lavoro proprio in questi anni e che si trovano in difficoltà a reperire risorse necessarie per crescere ed evolversi.

Il Teatro “Tonio Dei” di Lanusei ha creato uno spazio importante per la promozione dell’attività teatrale lanuseina? E’ un luogo che avrà un futuro? No, secondo me il “Teatro Tonio Dei” non ha ancora creato “pienamente” uno spazio importante per l’attività culturale, e soprattutto teatrale, lanuseina!  A mio avviso, purtroppo, il grosso problema è la mancanza di una gestione. Attualmente lo spazio è amministrato ordinariamente dal Comune e viene concesso una tantum alle associazioni che ne fanno richiesta per le proprie rassegne e manifestazioni di varia natura: dal cinema, alla musica, alla danza e al teatro. Certamente le attività non sono mancate in questi anni. Numerose sono state le iniziative promosse anche dai circuiti culturali e teatrali regionali che hanno portato a Lanusei compagnie, artisti e musicisti di fama nazionale ed internazionale. Queste iniziative spesso sono di grandissimo valore ma, nel mio modo di vedere le cose, penso che non sia sufficiente: io credo che, insieme a queste mirabili iniziative, si debba puntare di più sul territorio e fare nascere e crescere anche le realtà autoctone. Sono dell’opinione che in realtà a Lanusei ci sia un buon fermento culturale, con persone che si spendono intensamente – spesso a titolo di volontariato – per resistere al “depauperamento culturale” generalizzato che abbraccia anche il nostro paese, ma manca un coordinamento delle attività, una rete che potrebbe convogliare tutti gli sforzi in un’ottica di collaborazione. Purtroppo credo che sia proprio questo, insieme all’invidia (forse il nostro più grande difetto), il vero problema del nostro paese e del nostro territorio: esistono tante, numerose attività – delle quali molte anche di alta qualità – ma ognuno pensa a coltivare il proprio orticello e pertanto si vive in maniera disgregata, a compartimenti stagni. Il teatro “Tonio Dei” potrebbe essere un polo culturale, una forza centripeta che agisca proprio nell’ottica di valorizzare e dare spazio a tutte queste realtà. Una gestione oculata di questo spazio, potrebbe forse essere la chiave per far crescere tutte queste realtà e soprattutto, visto che si tratta di un teatro, potrebbe essere la casa, la residenza a tempo pieno, di associazioni che si occupano nello specifico di questo settore, in modo tale da poter pensare ad un lavoro quotidiano serio e capillare di formazione, produzione e attività che nascono direttamente dal territorio; creando ricchezza culturale, che potenzialmente potrebbe diventare anche ricchezza economica. Ma per poter far nascere una realtà di questo tipo occorre un radicale cambio di mentalità: bisogna che le istituzioni, i privati, i cittadini, sostengano queste attività, non pensandole come un onere ma come una potenziale ricchezza. È come una sorta di atto di fede: bisogna crederci, perché i risultati non sono immediati ma richiedono tempi spesso anche lunghi,  ma secondo me, se non si decide di investire  in cultura siamo destinati ad essere trascinati gradualmente nel vortice involutivo che caratterizza questi nostri tempi, dove soprattutto nei centri periferici, si assiste quasi impassibili ad una triste decadenza.    

Ha mai attraversato un momento di sconforto ripensando alla scelta fatta di soggiornare in un piccolo centro, peraltro periferico rispetto alla stessa Sardegna? Sì, ho avuto alcuni periodi di sconforto e non nascondo, che ancora oggi, mi capita spesso di riflettere sulle mie scelte passate. Non è stato facile riuscire ad integrarsi e fare riconoscere questo mestiere come tale. Ancora oggi qualche volta mi viene chiesto: – “ Che lavoro fai?”, ed alla mia risposta  – “attore e regista teatrale” – replicano  – “ no scusa, intendevo dire come lavoro, come professione…”. Naturalmente con gli anni la mia attività si è sempre più radicata nel territorio e oggi ne viene riconosciuto il valore, soprattutto dai numerosissimi allievi che hanno frequentato e che frequentano ancora oggi i seminari e laboratori teatrali, ed anche dagli spettatori che seguono, ormai con costanza, ogni nostro tipo di attività. Stiamo diventando, in sostanza, una “grande famiglia” che in questi anni continua a crescere e ad accogliere tante belle persone. Questa è la mia vera grande forza: quello che motiva quotidianamente il mio operato! È vero l’Ogliastra è ancora un’isola nell’isola, ma se da un lato questo è limitante e frustrante perché spesso ci si sente tagliati fuori dal mondo e mancano occasioni vere di confronto, è anche vero che oggi esiste la tecnologia che, se usata in modo intelligente, può sopperire a certe mancanze; ed è anche vero che al giorno d’oggi con mezza giornata di viaggio si può raggiungere un po’ più facilmente “il continente” rispetto al passato. Esiste poi il prezioso rovescio della medaglia. Una cosa da non sottovalutare, che al contrario diventa un punto di forza, è che veramente l’Ogliastra – la Sardegna tutta – è una terra meravigliosa e per molti aspetti ancora “vergine”, nella quale c’è ancora molto spazio per inserirsi e per cercare di fare delle cose di qualità. Di questo se ne avverta la necessità e credo che ce ne sia immensamente bisogno. In questa realtà quello che fai quotidianamente, acquista perciò un significato ed un valore ancora più profondo e vedo che, in questo senso, anche nel panorama culturale vicino a me, diverse cose si stanno mettendo in moto… e ciò mi rende speranzoso e felice!

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Un commento

  1. Un bella intervista e tutte le cose dette sono sacrosante sopratutto quando si parla di questa terra. C’è tanto da conoscere e da esplorare nei nostri codici e come lo fa Silvano Vargiu è veramente meritevole. Evviva il teatro

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