FERROACQUAPESCI, LE OPERE DI ANTONIO MARRAS CON LA COMPLICITA’ DELLA BOTTEGA ARTIGIANA METALLI: A MILANO IN MOSTRA SINO ALLA FINE DEL MESE DI SETTEMBRE


riferisce Mariella Cortès

 “Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza.. (…)

è venuta l’ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa:

la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.”

(Italo Calvino)

Sculture, enigmatiche figure totemiche in ferro, segni astratto-geometrici che si trasformano in presenze, parte di un mondo primigenio visibile e invisibile. Convivono in questa mostra opere inedite, distribuite dall’artista tra interno ed esterno, e realiz­zate con materiali ferrosi, che sfilano, rigorosi ed eleganti, come elementi di guerre e battaglie passate, e che termina con una grande fontana, una vasca, davanti al quale lo spettatore è costretto a fermarsi… Per Antonio Marras ciò che conta è la materia, sia quella plasmabile che quella incontrollabile, che restituisce un “senso intimo” alle cose. Animali, figure antropomorfe equili­brismi e pesi, pale e campanacci che lasciano lo sguardo senza il sostegno di punti di riferimento. Figure ieratiche e totemiche, opere che generano tensione poiché si attende continuamente qualcosa che tarda a manifestarsi. Il tempo non scorre, oggetti e personaggi protagonisti di storie antiche, narrate e immaginate. Storie di simboli, metafore, linguaggi che affermano la propria origine indicibile.

In controtendenza con molta della spettacolare cronaca sugli accadimenti artistici, per molti artisti il pensare all’opera è come qualche cosa che vive e si sviluppa nella dimensione reale dei rapporti umani: un’opera di interazione tra persone che non la­vorano su un prodotto specifico, bensì su un’esperienza umana, spesse volte legata a un materiale o a una visionarietà comune.

Ed ha queste caratteristiche la collaborazione di Antonio Marras con Vittorio e Andrea Bruno, della Bottega Artigiana Metalli BAM.

Antonio Marras, che da diversi anni sperimenta molteplici materiali attraverso il linguaggio del recupero, del ricordo e della precarietà, in questa occasione ha realizzato, in collaborazione con BAM, una serie di sculture in ferro riciclato e saldato, animali e forme apotropaiche, erette come sentinelle… Esili guardiani, testimoni silenziosi. Sculture di ferro, giocate sulla dialettica tra “dentro” e “fuori”, costruite più sui vuoti che sui pieni: strutture che crescono su se stesse con leggerezza intorno a cavità e incavi attraversati dall’aria e dalla luce, con esiti evocativi e visionari.

Un linguaggio libero, aperto all’imprevisto della ricerca, al gioco della scoperta, figure in ferro lineare, che costituiscono un forte contrasto tra la realtà preesistente ed un mondo di evocazioni. Attorno a una fonte, realizzata dallo stesso Marras, fonte composta da contenitori e acqua i suoi “testimoni”, l’elemento straordinario “implica” scrive Callois “una lacerazione, un’irruzione insolita, quasi insopportabile nel mondo della realtà… è dunque rottura dell’ordine riconosciuto, irruzione dell’inammissibile all’interno dell’inalterabile legalità quotidiana…”. Tutte le opere di Marras rimandano all’assenza, richiamano un vissuto di perdita, e l’as­senza, come la perdita, sono dati costitutivi dell’esistenza dell’opera. Per fantasticare, immaginare, sognare e produrre un’opera bisogna trovare una materia, bisogna che un materiale le dia la propria sostanza, la propria regola, la sua poetica specifica.

Acqua, al fuoco, e… pesci…. materia in continua trasformazione, ogni opera sembra ‘presidiare’ lo spazio dell’azione, con la sua presenza, la scultura incorpora luoghi e apre contrade, scrive Goethe: “Non è sempre necessario che il vero prenda corpo; è già sufficiente che aleggi nei dintorni come spirito e provochi una sorta di accordo come quando il suono delle campane si distende amico nell’atmosfera apportatore di pace”.

La ricerca di Marras è il tentativo di rompere la staticità paralizzata dell’attimo, crea così più punti di osservazione che generano traiettorie in grado di accompagnare lo spettatore da un punto di fuga all’altro, in un percorso attorno a una metaforica Via Lattea dell’immaginazione.

Francesca Alfano Miglietti

BAM: UN ECO CHE RIMBOMBA DA QUATTRO GENERAZIONI

Tra l’essere e l’apparire c’è il metallo. Lo stesso che dialoga con 4 generazioni per creare non cose ma “oggetti di affezione”. BAM è il suono del martello che risuona sin dal 1890 negli spazi della BottegaArtigianaMetalli (da leggere tutto d’un fiato), a Nuoro, nella Sardegna delle suggestioni deleddiane quando lo showroom era un’officina e per design si intendevano le ripa­razioni di Ziu Nicola che dava una seconda vita agli oggetti. Allora, il rimbombo di ogni tocco sul metallo significava restauri e nuove possibilità per quelle cose di ferro, ottone o rame che gli abitanti dei paesi vicini portavano a Orani. Nemmeno Nonno Vittorio, classe 1915, che si trasferì a Nuoro conosceva nulla di design ma sapeva per certo che il metallo ha una sua sacra­lità e quando iniziò a innovare i suoi oggetti e pianificò la bottega lo fece all’insegna del rispetto di una tradizione antica.

A Nuoro si respirava aria nuova, quasi di rivoluzione, quando Tonino, negli anni Settanta, iniziò a sviluppare una sua persona­le ricerca nelle tecniche e nella lavorazione dei metalli, insegnando il mestiere e trasmettendo i sui saperi dalla bottega alla scuola d’arte. Sono stati Vittorio prima e Andrea poi, laureati al Politecnico e all’Accademia di Brera di Milano, a sconvolgere la bottega e darle una seconda vita: l’innovazione passa ora dal recupero dell’artigianato nel rispetto della tradizione, dalla cultura del progetto e ripensando le risorse radicate sul territorio. Il metallo inizia a fondersi con il legno, il sughero, il vetro e la ceramica. Le forme si fanno essenziali, rituali, tendono a un’ idea più che a una ricerca ossessiva della perfezione. La sperimentazione è basata sulla sacralità del metallo, come insegnavano Nonno Vittorio e Babbo Tonino, ma guarda il mondo esterno e si spinge oltre il mare. Un mondo di forme antropomorfe, case e dettagli, accoglienza, consuetudini e cose che vivono di una seconda vita; ancora, animali guardiani che riproducono l’armonia della natura, le sue melodie e umori. Non solo. Ogni oggetto è emanazione del sentimento dei loro creatori, pronto a raccontare e farsi raccontare una storia. Il metallo perde la sua sola natura di elemento e viene rivisitato dall’azione del fuoco, dell’aria, dell’acqua, del tempo, del graffio o del colpo. Eccolo riscoprirsi come mediatore di nuove sensazioni tattili. Serialità e funzionalità del manufatto insieme alla poetica del pezzo unico sintetizzano una filosofia dove la superficie di ogni oggetto, mai uguale a se stessa, racconta ed esalta la forza materica creando oggetti da guardare, toccare e sentire, stimolando l’interazione dei sensi attraverso le differenze cromatiche, le irregolarità delle superfici, i colori e la luce. Il progetto diventa così prodotto: dal singolo oggetto all’intera serie, dalla progettazione di interior allo studio della luce, ogni creazione BAM fa risuonare l’eco di quattro generazioni con intrecci, incontri, tradizione e design. BAM è voce del passato che arriva nel presente per rimbombare nell’anima di chi ne osserva le creazioni.

Leonardo Accardi Bachir 

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