LA SARDEGNA ALL'EXPO 2015 CON I SARDI CRESCIUTI IN LOMBARDIA: TRA GLI STAND, I GIOVANI F.A.S.I.


di  Angelo Orfanò Chiarenza

C’è anche uno spicchio di Sardegna made in Lombardia che lavora alacremente e quotidianamente senza tanta grancassa dietro al grande progetto Expo. Quindi oltre alle risorse economiche e umane messe in campo dalla Regione c’è un valente drappello di giovani universitari che da metà giugno sono in prima linea al corner della Sardegna o all’interno di Eataly per fornire agli oltre 200 visitatori quotidiani tutte le informazioni del caso. Sopratutto turistiche ed enogastronomiche. E il target dei futuri “clienti” è il più disparato: c’è chi viene da Taiwan, dalla Francia e dal Belgio. E l’obiettivo principale rimane una vacanza in riva al mare, seguito dalla scoperta delle bellezze nostrane che possono andare dal parco della Maddalena al parco geo-minerario del Sulcis-Iglesiente. Oltre naturalmente Cagliari e la sua preziosa Biblioteca universitaria. Per finire con l’Ogliastra, che uno studioso americano ha messo tra i 5 siti mondiali della longevità. “È un’esperienza unica – ci racconta Claudio Lai, studente universitario alla Statale di Milano – Per farla, e vi assicuro che oltre ad essere esaltante è anche molto ma molto impegnativa, ho accantonato per questi mesi  lo studio. Essere qui a contatto con i visitatori nei nostri spazi e parlare quotidianamente in inglese non è cosa da tutti i giorni. E l’aver scoperto un mondo anche vicino ai miei interessi è davvero appagante. Poi quando ti si presenta un turista italiano che tutto fiero ti racconta di aver percorso a piedi Lanusei-Cagliari in 12 giorni, beh allora lavori anche con più gratificazione”. Questi giovani universitari, nati e cresciuti a Milano e in provincia, assieme ai 60 componenti dei gruppi di ballo che si esibiscono con i costumi dei loro paesi, più i musicisti di launeddas e organetto (altri 30), sono e saranno protagonisti anche loro all’Esposizione meneghina grazie sopratutto alla Fasi, la Federazione delle associazioni sardi in Italia. Orgogliosa, la presidentessa della Fasi in Continente, Serafina Mascia, ci racconta dell’impegno quotidiano, dell’opportunità di tanti giovani e non, di promuovere i numerosi “tesori” dell’isola da parte di chi ha profondi legami con la propria terra, anche se non vi è nato. “Beh, uno dei primi “colpacci” – racconta Mascia – che hanno dato molta visibilità a tutta la Sardegna e a noi della Fasi all’Expo, è stata in occasione della Festa della Repubblica. È stato il governo Renzi a chiedere che per il 2 giugno le regioni sfilassero con i propri costumi alla  kermesse mondiale. E noi ci siamo fatti trovare pronti con oltre 20 ragazzi vestiti di tutto punto con i colori della nostra isola. E siamo stati gli unici tra tutte le regioni ad essere pronti nel giro di 24/48 ore, con una risonanza nazionale ragguardevole”. Alla Fasi sono 23 mila gli iscritti nelle regioni italiane, ma  i sardi presenti nella sola Lombardia oscillano tra i 70 e i 100.000. Molti soci sono raggruppati nei 20 circoli lombardi che da anni, alcuni risalgono agli anni ’60 e ’70, mantengono vive e salde tradizioni e culture della Sardegna. E l’Expo rappresenta un palcoscenico privilegiato per questi connazionali di diverse generazioni per rinsaldare legami mai interrotti. Ed ecco allora che i più giovani si può incontrarli nelle varie postazioni dell’Esposizione ad organizzare eventi, degustazione con gli immancabili carasau, pecorino, olive, salsiccia, pabassini, innaffiati naturalmente da Cannonau e Vermentino, a convincere migliaia di visitatori a visitare per la prima volta, o a tornare nella nostra isola. Il 23enne Claudio Lai, famiglia di origine di Teulada, sud Sardegna, torna convinto sulle magnificenze dell’Expo, da non perdere. “Anche perché riguarda il mio ramo di studi, in particolare invito i visitatori sardi, ma non solo, a vedere il padiglione israeliano e le sue coltivazioni su pareti verticali dell’80%, oltre al padiglione zero delle  Nazioni Unite. Qui si può avere davvero una presa di coscienza sui problemi che infestano il nostro pianeta e come vi si sta ponendo rimedio”. E infine ecco con una panoramica-consiglio per i futuri visitatori. Posto che per l’ideale visita sarebbero necessari 3 giorni, ma non tutte le tasche possono permettersi di sborsare quotidianamente oltre 30 euro, diamo qualche spot per siti imperdibili. A cominciare da quello coreano, con robot in azione e opere tridimensionali ragguardevoli. Il padiglione britannico merita la visita al calar delle tenebre per lo lo sfolgorio di migliaia di luci che riproducono lo spostamento delle api di un alveare in Oltremanica. Ovviamente palazzo Italia, per orgoglio nazionale. Quello del Quatar merita la fila per i disegni all’henné sulle mani, rigorosamente per il gentilsesso. E ovviamente c’è da scegliere su un centinaio di padiglioni per tutti i gusti. Quanto a quello culinario consigliamo quello argentino e il suo tradizionale asado. E soprattutto: attenzione alle file. Per vedere le eccellenze italiane se si è fortunati bastano 45?. Ma si è arrivati anche a file record di 1,5-2 ore. Attese comunque scorrevoli, ma da mettere in preventivo per i padiglioni più gettonati.

*SardiniaPost

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Un commento

  1. Bravissimi i giovani per il resto troppa ma veramente troppa enfasi.

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