STORIA DI ALESSIA, LA BIMBA CHE ADESSO SORRIDE: UNA SPERANZA PER IL FUTURO CON L’OSPEDALE SUPERTECNOLOGICO DELLA PORTAEREI CAVOUR


di Carmina Conte

 “Sorridi Alessia, cuore di mamma, adesso ti fanno la foto”, e Alessia sorride e ride, e cerca di scappar via gioiosa e vivace, come tutti i bimbi della sua età, 22 mesi appena compiuti. Gioca con la sorellina un po’ più grande, che l’abbraccia stretta stretta, quasi a volerla proteggere, su e giù per gli stretti corridoi, dal pavimento blu con le pareti bianche. Niente di che, giochi di bimbe come tante, come ovunque nel mondo e così vorremmo che fosse sempre.

Ma Alessia è una bimba speciale, e non solo perchè ha grandi occhi bellissimi, amata e coccolata come è giusto che sia, e qui siamo in un posto davvero speciale, un ospedale “galleggiante”, supertecnologico ed efficiente: siamo a bordo della Portaerei Cavour, arrivata al Molo Rinascita del Porto di Cagliari, per un grande atto di solidarietà fra l’Ospedale SS.Trinità di Cagliari, la Fondazione Operation Smile Italia e la Marina Militare Italiana. Una storia, cominciata 2 anni fa e di cui la piccola Alessia Spano, suo malgrado, è una dei “protagonisti”, come gli altri sei pazienti sardi ricoverati a bordo di Nave Cavour.

“Appena è nata – racconta Francesca Argiolas, la giovane mamma, casalinga a tempo pieno, di Selargius – medici e ostetriche hanno visto subito di che si trattava: una spaccatura che le divideva il labbro superiore a metà. Mancanza del palato e del setto nasale, una cosa terribile. Si chiama labbro leporino. La mia bambina non poteva né succhiare, deglutire, alimentarsi, crescere, vivere”.  Una disperazione sconfinata, per la piccola, la sua vita, il suo futuro.”La gravidanza era stata normale, perfetta, come per l’altra bambina, tutti gli esami ok, ecografie, translucenza, tutto regolare, niente da segnalare. Mi hanno dato tante possibili spiegazioni, ma nessuna chiara e definitiva, nessun caso simile nelle nostre rispettive famiglie, mai”, sorride adesso Francesca, seguendo con lo sguardo la sua Alessia. Si avvicina una infermiera di Operation Smile, sono le 11,30, chiede se va tutto bene. Fra un po’ c’è l’anestesia: il dottor Domenico Scopelliti, vice direttore scientifico di Operation Smile Italia, eseguirà il secondo intervento di ricostruzione del palato: due sale operatorie lavorano in contemporanea con la sua équipe venuta da Roma, la équipe del reparto di Otorino e Chirurgia Maxillo-Facciale del SS. Trinità, di cui è responsabile il dottor Giorgio Tore e lo staff del medico di bordo.

Chi l’avrebbe mai detto? Di questi tempi e con i preoccupanti scenari che aleggiano sul Mediterraneo, una portaerei che viene in Sardegna non per chissà quali scopi, ma per portare “il sorriso” e un po’ di serenità a bambini e a famiglie sfortunate? “Un sogno che si realizza: azzerare le distanze e le infinite difficoltà di ricoveri fuori dell’isola, mettendo insieme risorse umane e alte professionalità per ridare il sorriso ai nostri bambini, e a quanti vivono in Sardegna”, così dice il dottor Tore, che questa ‘operazione’ ha auspicato due anni fa e per la quale si è adoperato insieme ai suoi medici e operatori sanitari. L’obiettivo, grazie a questa collaborazione “tripolare”, creare qui a Cagliari un centro di eccellenza a livello nazionale e internazionale, accreditato da Operation Smile, per il trattamento di questo tipo di malformazione e che si affiancherebbe a quello di Milano, l’unico attualmente accreditato in Italia.

La Sardegna presenta, infatti, le stesse statistiche di incidenza delle labiopalatoschisi di territori più svantaggiati e di altre aree del mondo, uno ogni mille nati, una tragedia per le famiglie, costrette fino a qualche tempo fa a peregrinare in centri attrezzati della penisola, con quali disagi è facile immaginare. Una realtà ignota al grande pubblico e che quando si presenta è una mazzata, o meglio, lo era fino a qualche tempo fa.

“L’ostetrica mi chiese se volevo vedere la “ragazza”- ricorda mamma Francesca- e cosa state aspettando? risposi, è mia figlia! Se Dio me l’ha data vuol dire che sono in grado di prendermene cura, così come mia madre si era presa cura di me, che ho dovuto subire diversi interventi agli occhi, e adesso sto bene”. Non si è mai pianta addosso Francesca, che con suo marito, operatore portuale, ha affrontato tutto, anche gli sguardi indiscreti e le battute non sempre gradevoli della gente. E così è cominciata una battaglia coraggiosa, supportata dalla disponibilità delle strutture sanitarie cagliaritane, la clinica pediatrica Macciotta, il reparto Maxillo Facciale del SS. Trinità e il dottor Scopelliti di Operation Smile.

Difficile da sintetizzare e spiegare in poche battute: “Mia figlia, senza palato non poteva succhiare e ho perso il mio latte, ma prima con un sondino e poi con una piccola protesi applicata alla bocca dal dottor Oddini di Cagliari, ha cominciato ad alimentarsi. Per fortuna che alla nascita pesava 3,200 Kg e questo l’ha aiutata. E poi con una catena “virtuosa” di medici e specialisti, il neonatologo Murgia, la dottoressa Fattone del SS. Trinità, siamo arrivati al dottor Scopelliti, che ha fatto il primo intervento per la chiusura del labbro il 21 giugno dell’anno scorso, qui a Cagliari, al SS.Trinità. Tutto gratuito e senza andare a destra e a manca. Pensavamo di essere i soli in questa situazione e invece sono spuntati come funghi bambini e anche adulti con questa malformazione”.

“Grazie alla collaborazione con Operation Smile, nel nostro reparto abbiamo effettuato in questi due anni circa 40 interventi di labiopalatoschisi su bambini e adulti sardi e non solo“, dice il dottor Tore: i nostri chirurghi, alcuni dei quali volontari che partecipano alle missioni umanitarie anche sulla nave Cavour, stanno acquisendo le professionalità necessarie per operare in autonomia nella nostra struttura sanitaria, che è già riferimento regionale e nazionale per i tumori della testa-collo”.
“Sorrisi in Sardegna“, così, il progetto sottoscritto due anni fa dal SS. Trinità con Operation Smile, piano piano sta diventando una realtà concreta: “Stiamo mettendo a punto il programma avviato due anni fa con i colleghi del SS.Trinità – spiega Domenico Scopelliti, volontario da 15 anni con Operation Smile – contribuendo a dimostrare anche alle autorità sanitarie locali che è possibile operare anche qui. Abbiamo verificato che in alcune aree del nostro Paese, soprattutto al centro-sud e nelle isole, sono presenti particolari problematiche e difficoltà: il nostro programma di Smile House non è sostitutivo, ma integrativo con le strutture sanitarie locali. Prima i sardi erano costretti a emigrare, adesso non sarà più necessario”.

Forse è opportuno ricordare che, in questi giorni di sosta nel porto di Cagliari, tutti, chirurghi, anestesisti, pediatri, dentisti, logopedisti, infermieri ospedalieri e della Croce Rossa, hanno prestato la loro opera in maniera volontaria, in sinergia con la splendida équipe medica di Nave Cavour, che ha attrezzato la sala di terapia intensiva con tutto quello che può rendere più serena una degenza anche per i pazienti più piccoli: festoni e copertine colorate, zainetti con pupazzetti e gadget per rallegrare la vista e il cuore. Un ospedale galleggiante con 20 posti letto, 8 di terapia intensiva, 4 di rianimazione, attrezzature avanzate, come la TAC di ultima generazione o la rete per la telemedicina e la diagnostica a distanza: “strutture e operatività con cui interveniamo a favore delle popolazioni civili e nelle azioni di soccorso umanitario”, come sottolinea l’Ammiraglio Enrico Mascia, Capo dell’Ispettorato della Sanità della Marina.

Questo accade su questo “gioiello” della Marina Militare Italiana, varata nel 2009, grazie all’accordo con Operation Smile del maggio 2013: a Taranto nei week end, in giro per il mondo, in Madagarscar, Mozambico e Algeria durante il periplo dell’anno scorso, e adesso a Cagliari per la prima volta durante il lungo ponte del 2 giugno. “Quattro navi in una”, o se vogliamo un impiego “dual use”, come sottolinea il suo giovane comandante, Luca Conti, che mette a disposizione generosamente della popolazione civile tutte le potenzialità operative di questa nave, frutto di un progetto interamente italiano, e del suo equipaggio, 545 unità, di cui 40 donne, distribuite su tutti i ruoli e incarichi, come il Tenente di Vascello Sara Vinci, Caporeparto Sonar e responsabile della Comunicazione di Nave Cavour, che in Marina hanno portato una nuova ricchezza, il punto di vista delle donne.

Il “collaudo” di Nave Cavour come unità di soccorso umanitario avvenne ad Haiti, dopo il tragico terremoto del gennaio 2010, con l’operazione White Crane, durata tre mesi, con circa 2.500 interventi operatori effettuati a bordo e migliaia di azioni di soccorso di vario genere sul territorio. A quella azione parteciparono diversi medici volontari di Operation Smile e da lì cominciò l’avventura sui generis di Nave Cavour: “portare” il sorriso “a casa loro” a quei bambini affetti da questa grave malformazione neonatale, la labiopalatoschisi, perchè in quella sfortunata isola oltre alle vittime del terremoto, si presentarono innumerevoli casi di bimbi affetti da questa patologia, che difficilmente avrebbero potuto usufruire a costi zero di un intervento di così alta specializzazione.

La Nave Cavour ha lasciato il porto di Cagliari, contribuendo a ridare il sorriso ad Alessia e ai suoi “compagni di viaggio”, grazie anche alla abnegazione dei “nostri” medici chirurghi volontari come Maurizio Foresti, Renato Paracchini, Luca Moricca, Luca Vadilonga, del personale infermieristico e di sala operatoria.

Alessia sorride, si intravvedono i dentini dell’arcata inferiore, è allegra, di buon carattere :”mamma”, lo dice forte e chiaro. Per adesso è l’unica parola che pronuncia con chiarezza, una grande conquista, quanta felicità! Si esprime e si fa capire in tutti i modi, può masticare, lentamente, anche gli spaghetti, come dice orgogliosa mamma Francesca. La strada è ancora lunga e complessa, dopo il palato occorrerà costruire la gengiva superiore e il setto nasale. Ci saranno altri interventi, anche dolorosi, nei tempi previsti e seguendo la sua crescita. Ma è certo, sarà a Cagliari, al SS. Trinità.

* Sardinia Post

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