A PAVIA, PRESSO IL CIRCOLO “LOGUDORO”, RELAZIONE DI VALENTINA ZINNA’ SU “I VERSI GIOVANILI DI GRAZIA DELEDDA”

Pavia, 13 giugno 2015. Da sin. Gesuino Piga, Valentina Zinnà, Paolo Pulina


di Paolo Pulina

Nel pomeriggio di sabato 13 giugno 2015, il  Circolo culturale sardo “Logudoro”  di Pavia, presieduto da Gesuino Piga,  ha organizzato una conferenza di Valentina Zinnà  su “I versi giovanili di Grazia Deledda”.

Fino al 2013 l’unica tesi – peraltro molto critica nel sottolineare l’ “incultura” della scrittrice sarda – discussa nell’Università degli Studi  di Pavia su Grazia Deledda era quella, datata 1951, di Giancarlo Buzzi  (nato a Como nel 1929, allievo del Collegio Ghislieri, poi diventato noto scrittore nonché dirigente d’azienda, scomparso nel maggio scorso), che fu pubblicata dai Fratelli Bocca di Milano nel 1952.

Nell’anno accademico 2012-2013 si è laureata nell’Ateneo pavese la lodigiana Valentina Zinnà con la tesi «“Ho scritto anch’io versi”. Analisi metrica e commento delle poesie di Grazia Deledda», relatrice la prof.ssa Gianfranca Lavezzi e correlatore il prof. Mauro Bignamini. Alcune di queste poesie sono state musicate e cantate  dall’artista sardo Mariano Deidda: si veda il CD del 2007 intitolato “Rosso Rembrandt. Mariano Deidda canta Grazia Deledda”.

Il  Circolo culturale sardo “Logudoro” aveva già dedicato alla scrittrice sarda Premio Nobel 1926 diverse conferenze, un convegno nel 2006 (di cui sono stati pubblicati gli Atti) e nel 2014, a fine giugno,  presso la Sala Esposizioni del Collegio “Fratelli Cairoli”, la mostra di 100 tavole fotografiche “Grazia Deledda, Biografia e Romanzo”, promossa a suo tempo dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico (ISRE) di Nuoro, in collaborazione con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II.

Dal canto suo il presidente Piga ha  elencato i motivi che hanno determinato la scelta del Direttivo del “Logudoro” di chiamare la giovane studiosa a esporre i risultati essenziali della sua ricerca: 1) l’argomento (le poesie, specialmente giovanili, della scrittrice sarda, non risulta che siano particolarmente conosciute; 2) manifestazione del gradimento per il  ruolo che svolge l’Università di Pavia nel mantenere viva l’attenzione verso la cultura della Sardegna; 3) desiderio di incoraggiare la dottoressa Zinnà a proseguire le proprie ricerche.

Ed ecco come la relatrice ha sintetizzato la sua indagine storica e critica: «Il lavoro contenuto in questa tesi è nato dalla volontà di studiare una parte poco conosciuta dell’opera di Grazia Deledda: la poesia. La scrittrice sarda, infatti, in giovane età, tra il 1887 e il  1900, si dedicò anche alla scrittura di componimenti poetici. I critici si sono soffermati poco su questa fase della produzione deleddiana, considerandola, in linea di massima, come una sorta di  esercizio letterario, un primo avvicinamento alla scrittura che porterà, negli anni successivi, a prove  più mature. Lo studio di questo periodo, tuttavia, è importante per la ricostruzione dei primi passi del futuro premio Nobel e le poesie danno l’opportunità di osservare le prime prove della giovane  scrittrice.

Con questa consapevolezza, e prendendo come riferimento il lavoro di Antonio Scano, a cui si deve  la principale raccolta delle poesie deleddiane, nella tesi si è cercato di costruire un commento  puntuale, con l’analisi – tematica, metrica, stilistica – di ogni singola poesia e un costante  collegamento al profilo biografico e al contesto storico-letterario».


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