LEGGENDE E TOMBE VIOLATE : DA IGLESIAS IL MISTERO DELLA BAMBINA COL CERCHIO


di Ilaria Muggianu Scano

Il cimitero di Iglesias è uno scrigno di opere d’arte, ma il monumento destinato a divenire uno dei simboli del capoluogo iglesiente è senz’altro un’opera funeraria: il simulacro della piccola Zaira Deplano Pinna, dello scultore Giuseppe Sartorio. Con il tempo ha perduto la sua identità anagrafica per immergersi nella leggenda ed essere ricordata dagli iglesienti come “La bambina col cerchio“. Un violento raid vandalico, il 13 febbraio del 2009, ha deturpato il simulacro della piccola Zaira. Ciò che inizialmente era stato liquidato come “una ragazzata” o un atto goliardico, ad un’analisi più attenta ha rilevato la probabile responsabilità di gruppi dediti a riti satanici. Grazie al tempestivo intervento delle Forze dell’Ordine e della Soprintendenza per i Beni artistici, architettonici ed etnoantropologici di Cagliari e Oristano è stato possibile il recupero delle sezioni danneggiate. Oggi, a distanza di sei anni siamo vicini alla ricollocazione dell’opera restaurata, grazie all’interessamento della comunità iglesiente che attraverso l’iniziativa culturale “Un cantiere per Zaira” promossa dall’iglesiente Innocenzo Satta, mira al restauro dell’opera entro l’estate. “Intendevamo dare un segnale del fermento iglesiente attorno alla propria identità. A volte basta rimboccarsi le maniche e fare un lavoro di sinergia e la collettività ha da guadagnarci” dichiara Satta. La tomba di Zaira è ricca di suggestioni simboliche che hanno contribuito non poco ad accrescerne il fascino. Il sepolcro è coperto da un pavimento ad elementi romboidali bianchi e neri che indicano il bene e il male. La colonna riversa rappresenta la vita interrotta ed è qui che siede la bimba che sorregge il capo chino con la manina sinistra. Un’espressione enigmatica le incornicia il volto mentre si appresta a divertirsi con il suo gioco preferito, il cerchio, che il Sartorio riprodusse a grandezza naturale, in bronzo. 

LA STORIA. Zaira Paola Grazia era nata il 14 marzo 1895 e si spense nel suo giaciglio alle 16:30 del 14 luglio 1901. Era figlia del notaio Ernesto Deplano e Fanny Pinna che abitavano con la famiglia nella centrale via Martini, ad Iglesias. Le fonti più accreditate riportano che venne uccisa da una meningite fulminante. Si prese da questo momento ad immaginare il sonno inquieto della bimba che cerca compagnia per i suoi giochi interrotti troppo presto. Nasce così la credenza popolare secondo la quale Zaira, allo scoccare della mezzanotte, abbandoni la sua colonna e corra lungo il cosiddetto ‘viale dei bambini’, al centro del camposanto, dove si trova tumulata assieme alle salme di altri bimbi. Maggiore seguito ha riscosso nel tempo, invece, la convinzione che il fantasma della bambina, alla vigilia del 2 novembre, giorno della memoria delle anime defunte, appaia dai tetti del centro storico soltanto ai bambini. Anticamente si narrava che alcuni bimbi raccontassero un sogno appena svegli “Stanotte ho visto nel sonno la bambina col cerchio, quella del cimitero. Mi chiedeva di giocare con lei ed io le ho detto di sì e l’ho seguita“. Per una mamma quel sogno era verdetto di condanna perché, parrebbe, che i bambini che accettavano l’invito morissero puntualmente entro l’anno. C’è da osservare che la letteratura scientifica relativa alla valenza ‘terroristica’ di alcuni racconti pedagogici esorti i genitori ad avvicinare cautamente certe narrazioni. Sta di fatto che la statua – per via, anche, dell’aura di inquietudine attorno alla sua figura – rimase integra fino alla feroce mutilazione ad opera di chi forse ha pensato di esorcizzare un incubo dell’infanzia nel più illecito dei modi. La bimba di marmo e il suo cerchio di bronzo, emblema del periodo più sfavillante per la borghesia iglesiente, tornerà al suo trono di riposo eterno attorno alla metà di agosto. Proprio nei giorni prossimi alla manifestazione del XXI Corteo Medievale, ricca sfilata di costumi e mestieri della fiorente Iglesias pisana. Un festoso e metaforico intrecciarsi di due epoche tra le più luminose per la città, quasi un roseo auspicio per la comunità vittima della crisi economica che guarda ai fasti del passato per ricostruire il proprio futuro di grande, storica, civiltà.

* LaDonnaSarda

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