A 30 ANNI DALLA SCOMPARSA, ROMA INTITOLA A ENRICO BERLINGUER UN LARGO VICINO A BOTTEGHE OSCURE: ALL’EVENTO PRESENTE LA FIGLIA BIANCA E I SARDI DEL “GREMIO”

al centro dell'immagine, il sindaco di Roma Ignazio Marino con Bianca Berlinguer


di Antonio Maria Masia

Presente alla cerimonia per l’inaugurazione (finalmente dopo 30 anni!) a Roma di una strada a Enrico Berlinguer nel trentennale della sua tragica e indimenticabile scomparsa, accanto  a Giovanna Seddaiu e  a Gemma Azuni, la sarda di Olzai Consigliera al Comune di Roma,  avvolti dalla nostra bandiera dei Quattro Mori, ascoltando il Sindaco Marino e soprattutto Bianca Berlinguer ho rivissuto quel dolore forte e spontaneo, mai venuto meno, per la prematura morte di un Grande Sardo, Italiano ed Europeo. Facevo fatica a trattenere le lacrime quando Bianca nel sottolineare il suo dolore e quello dei familiari, in loro ancora vivo, ha anche ricordato la sua gioia, la sua riconoscenza, quella del fratello e delle sorelle e dei nipoti per il lascito morale e affettivo del loro padre, depositatosi in maniera indelebile nei cuori e nelle menti della gente semplice, anche quella non comunista (come me, ho riflettuto in quell’attimo) che aveva riconosciuto in Enrico (così la gente lo chiamava e lo applaudiva) una persona per bene. “Sì lo abbiamo perso troppo presto, ma la sua vita ha avuto un senso, se ancora così presente nei vostri cuori, e l’enorme dolore ha trovato e trova  un felice sollievo nel vostro duraturo affetto” ha concluso Bianca. L’affetto di quel milione di persone che lo hanno accompagnato gridando Enrico, Enrico  in Piazza San Giovanni per l’ultimo viaggio.  Un uomo serio, capace, onesto in grado di indicare un percorso di vita e di servizio civile, amato, stimato, esempio per le future generazioni.  Un uomo che, anche se non sei stato comunista, puoi con orgoglio e fierezza indicare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti. Tutte queste caratteristiche umane sociali e politiche di Enrico Berlinguer  sono state ribadite dal Sindaco Marino, alla presenza di tantissime persone, fra i quali anche personaggi politici importanti, Occhetto, Veltroni, D’Alema, Angius, Cossutta, il Ministro della Giustizia Orlando …, ma, anche se non le avesse  sottolineate il Sindaco Marino, erano leggibili chiaramente nei volti e nelle espressioni dei presenti.  L’emozione e il sentimento di solidarietà e di affetto per quel Grande erano tangibili, di tutta evidenza, quando un lungo applauso ha evidenziato il momento in cui i familiari hanno tirato la cordicella del panno che ha liberato la pietra su cui rimarrà scolpito per sempre: Largo Enrico Berlinguer (politico 1922 – 1984). Un pezzettino di Roma, del cuore di Roma,  vicino a piazza Venezia, significativo perchè proprio accanto a quel palazzo in Botteghe Oscure, simbolo e sede del Partito Comunista Italiano, ove Enrico ha trascorso più tempo che non in famiglia, ricorda la figlia.  Qualcuno era comunista perché Enrico Berlinguer era una brava persona,  “cantava” Giorgio Gaber nel suo famoso monologo del 1991. Come aveva ragione il Signor G.!  Anche e solo a pensare che, dopo 30 anni dalla scomparsa,  la via della moralità in politica indicata con forza e convinzione da Enrico Berlinguer (senza moralità non c’è buona politica) non è stata purtroppo percorsa con fermezza  dalla società politica e civile italiana. Anzi! Quante macerie, oggigiorno, sotto questo aspetto! Qualcuno non era comunista ma ha amato e ama profondamente Enrico Berlinguer. 

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