SARDEGNA, IL VIAGGIO: SPOSTARSI DA UN LUOGO ALL’ALTRO PER UN ISOLANO


di Massimo Demelas

Essere sardi significa avere un certo rapporto con il viaggio. Noi diamo un significato diverso al viaggio. Nuoro-Sassari è un viaggio; Nuoro-Cagliari è un altro viaggio ancora. Eppure le distanze non sono così importanti. Forse parlo così perché sono di Nuoro e quindi, essendo ubicata nel centro dell’isola, permette di essere sempre a metà. Ma ora che ci penso Nuoro è sempre stata a metà, in tutti i sensi. A metà tra città e paese; a metà tra radici storiche e necessità di moderno; a metà tra mentalità chiusa e mentalità aperta; a metà tra dialetto e lingua. Nuoro ha una propria identità, ma col tempo è sempre meno definita, con confini che lasciano spazio all’immaginazione e si adattano volta per volta alle circostanze: prima l’Atene sarda per eccellenza, poi una città che smarrisce la propria strada e imita chi non può o non deve imitare.

Detto questo, parlando di viaggio, c’è da sottolineare il concetto di treno in Sardegna: è praticamente inesistente. Ricordo che da piccolo ne presi uno per fare una gita con la scuola materna. Si andava tutti in quel di Prato Sardo, a pochi kilometri da Nuoro. Forse è anche per questo motivo che ogni distanza diventa un viaggio. L’unico modo per sopportare questi deficit logistici è avere la patente. Subito, a 18 anni. Senza perdere tempo. Un sardo ha un rapporto particolare anche con Genova. Provo sempre sentimenti contrastanti quando parlo di Genova. Caricare la macchina, non dimenticare niente. Prendere il necessario, anche se, sai benissimo che se torni in macchina puoi concederti tutti quegli extra che anni e anni di compagnie aeree low cost non ti hanno mai permesso. Così abbondi con kili, libri, vestiti. Non cibo, quello poco. Giusto per il viaggio. Questo viaggio è strano, soprattutto perché noi lo consideriamo il viaggio di ritorno, mentre il resto dell’Italia lo considera un’andata. Questo per noi è forse il viaggio per eccellenza. Quello che riapre discorsi chiusi, che ti fa sentire l’odore forte della campagna. Il viaggio che ti fa riscoprire colori che pensavi non esistessero più, come il giallo intenso del secco, delle sterpaglie. Il nero degli incendi che hanno spazzato in pochi secondi quello che la natura costruisce in anni e anni. L’azzurro del cielo.
Per noi Genova-Olbia è un romanzo. Un labirinto in cui sai che uscirai e troverai una famiglia che ti accoglierà a braccia aperte. Sei stanco, nervoso per la fila. Per un’autostrada che assomiglia più a una superstrada, eppure devi pagare. Da lontano scorgi industrie, case. Il terreno inizia ad essere sempre più in discesa. Stai per entrare a Genova. E come ogni classico che si rispetti, ci sta quella mezz’ora chiuso in galleria tra un tir e un Suv, tra una moto e un’utilitaria. Siamo tutti in quella galleria. Quando scorgi la scritta “Porto” è come se in qualche modo idealizzassi già casa. Per noi casa, per loro vacanza. E quando sei sulla nave? Devo dire che c’è sempre un certo entusiasmo. Incontri gente di ogni tipo ma che possiamo dividere in due categorie: chi è già stato in Sardegna e chi no. Chi è già stato in Sardegna fa il figo, nel senso che inizia a parlare con amici e parenti, come se fosse il tuttologo della situazione, l’esperto, l’antropologo per eccellenza che tutto sa e conosce sulla Sardegna. Inizia con una lezione sugli agriturismi, dove si trovano, i prezzi, la carne mangiata, il tempo di cottura, il maialetto fatto sotto terra, il mirto. Poi passa all’argomento acqua: l’acqua di quella spiaggia è un po’ più fredda di quell’altra ma un po’ più tiepida di quella in cui andò vent’anni prima. L’acqua è leggermente azzurrina ma con tocchi di blu e ovviamente riesci a vedere perfino i piedi, sott’acqua s’intende. Dopo l’acqua c’è la sabbia: tendenzialmente va molto la sabbia fine, è il must di ogni stagione. Ma non dimentichiamo il colore, sempre bianca e spesso anche rosata. L’apice solitamente si raggiunge quando si parla di gite “verso l’interno”: un mondo sconosciuto ai più ma che riesce sicuramente ad offrire un’immagine più realistica della Sardegna con i suoi lati positivi e negativi. Poi c’è l’altra categoria, chi non è mai stato in vacanza in Sardegna. Spesso ha fatto anni e anni a Rimini o in Liguria. Presta un’attenzione particolare nei confronti di lettini, sdraio, ombrelloni, giochi in spiaggia, animazione: in due parole, organizzazione e servizi. Sanno già che queste cose in Sardegna sono rarissime, ma per ammortizzare il duro colpo, leggono tutte le guide possibili per non buttare via nemmeno un minuto della loro vacanza. Il top dei top, che riesce ad accomunare entrambi i gruppi, chi c’è stato e chi no, è sintetizzato dalla domanda alla quale cerco sempre di rispondere con una certa scientificità, ma che spesso devo racchiudere in banali frasi fatte: “ma perché te ne sei andato? Un mare così bello, non capisco come si faccia ad andarsene!”. Chi è sardo sa già la risposta. 

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Un commento

  1. Già la domandona: “ma perché te ne sei andato? Un mare così bello, non capisco come si faccia ad andarsene!”. A mio padre piaceva girare il mondo, conoscere nuovi posti, gente nuova… due pasti al giorno…

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