LE DONNE SARDE DI FRANCESCA FALCHI: FEMINAS DE PERDA E DE SOLI, CON I CIRCOLI SARDI DI OSTIA E UDINE

nella foto Francesca Falchi


di Margherita Sanna

Una donna che sa parlare di donne. Una drammaturga che intride di poesia ogni sua opera. È questo, e tanto altro l’eclettica ed istrionica Francesca Falchi, una delle migliori drammaturghe sarde, che presenta il progetto Fèminas de perda e de soli. Una Prima Nazionale che si è svolta alla Casa Internazionale delle Donne, a Roma, per un’opera teatrale che di monologo in monologo racconta le storie di donne sarde, primogenitrici, che hanno appunto scritto l’inizio della storia delle donne sarde nell’arte, nella scienza, nel giornalismo, nell’imprenditoria. Ce n’è per tutti i gusti: la “virago” Donna Lucia Delitala Tedde, l’imprenditrice che avviò una fiorente coltura dei bachi da seta e fu anche la prima stilista “made in Italy”, Donna Francesca Sanna Sulis, per arrivare fino alla poliziotta Emanuela Loi, che perse la vita facendo la scorta a Paolo Borsellino. Un viaggio nella storia, a volte dimenticata, talvolta proprio sconosciuta, della nostra terra, in una prospettiva di genere, tanto cara a Francesca Falchi, pluripremiata drammaturga, che proprio nel 2013 ha vinto la sezione teatro del Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” (XIV edizione) con il testo Vettorina nella città dei pezzi di ricambio, che racconta la storia di un’altra donna: la prima motociclista, lesbica, agli inizi del 900′. Per farci raccontare qualcosa di più di questo nuovo progetto abbiamo rivolto qualche domanda a Francesca Falchi.

Cosa significa Feminas de perda e de soli? Donne di pietra e di sole, due sostantivi che sintetizzano la natura delle donne sarde. Solide ed immutabili come la pietra ed emananti energia vitale come il sole.

Come nasce questo progetto e quando? Questo è un progetto realizzato appositamente per Coordinamento Donne FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia): volevano un testo che raccontasse le donne sarde ed io ho accolto l’invito selezionando otto donne il cui percorso nel tempo è stato emblematico (secondo il mio punto di vista) per lo sviluppo etico storico culturale sociale ed imprenditoriale dell’isola.

Come ti sei mossa per trovare tutte le informazioni riguardo queste donne? Come faccio sempre : cercando il materiale e studiando quanto raccolto fino a giungere alla fase finale, quella della scrittura, sintesi poetica dell’essenza di queste otto donne. Per le parti in sardo campidanese mi sono avvalsa della collaborazione di Marco Sitzia che è riuscito a mantenere l’impianto lirico della scrittura in maniera eccellente.

Ci sei solo tu in scena? Si, è un lungo monologo fatto di monologhi singoli.

Perché la tua prima nazionale del progetto “Feminas de perda e de soli” lo farai a Roma e non nella tua isola? Perché il primo ad ospitare lo spettacolo è il Circolo Quattro Mori di Ostia. Ci sarà poi una tappa a Gorizia ed una ad Udine ospite del Circolo Sardi Montanaru di Udine.

Porterai lo spettacolo anche a Cagliari? Chissà.

Si può vivere di drammaturgia oggi? In Sardegna no di certo! in Italia ci sono ancora degli spazi nei quali potersi muovere (testi commissionati o concorsi di drammaturgia), anche se non sei inserito in determinati circuiti o non appartieni a compagnie provviste di un proprio drammaturgo. All’estero mi sembra decisamente più facile: quello del drammaturgo è un lavoro specifico, non improvvisato.

Si discute ultimamente dell’introduzione nelle facoltà di gender studies, qual è la tua opinione in merito? Domanda complessa che meriterebbe una risposta articolata, ma sarò sintetica. Combattere la discriminazione di genere a partire dalla teoria è ottimo; a patto che poi la teoria si trasformi in pratica.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Preferisco parlare di quello che faccio non di quello che farò, anche perché non credo nella poligenesi di idee e non si sa mai.

cagliari globalist

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