TORE GARAU, PITTORE! DA SANTA GIUSTA A "ROSSO WAGNER": LA MOSTRA NELLO SPAZIO OBERDAN A MILANO

Tore Garau nella foto di Tore Ribaci


di Sergio Portas

Cariatide con anima, rossa che fuoco la prima e di delicati toni di rosa la seconda. E’ uno dei dieci grandi quadri che Salvatore, Tore  Garau ha esposto fino al 9 di giugno allo spazio Oberdan, titolandola “Rosso Wagner”, in virtù della musica sparata “a palla” di quell’evocatore di Walkirie che gli ha ispirato i toni di rosso con cui riempire le tele. Neanche fosse sangue di Nibelunghi. L’artista di Santa Giusta nonostante sia a Milano da una quarantina d’anni non ha perduto l’accento sardo degli stagni d’Arborea, del resto lui ha casa a Torre Grande sulla cui sabbia finissima ama camminare scalzo specie nei mesi invernali, quando le orde dei turisti lasciano il paese dell’oristanese al suo normale letargo. Eclettico Tore lo è da sempre, con la batteria degli “Stormy Six”, al basso un altro sardo Pino Martini Obinu, ha girato stadi e sale europee per tutto quel periodo “rivoluzionario” che la band rock milanese inseguiva, e cui contemporaneamente dettava il tempo musicale, con una produzione canora di assoluta originalità. Che tra l’altro riprenderà a suonare in un programma che si annuncia già “sold aut”, come usa dire oggi, tutto esaurito, anche per la presenza di un altra stella luminosa dello spettacolo milanese: Moni Ovadia. Finito il periodo canoro e tirato fuori il diploma dell’ Accademia d’Arte di Firenze, dopo il liceo artistico a Oristano, Tore si butta letteralmente in quella che dovrà rivelarsi una carriera davvero ricca di soddisfazioni, di possibilità espressive, di furori artistici tutti giocati sulla pittura informale, a dispiego di un’identità schiava del subconscio artistico capace di svelarsi e velarsi contemporaneamente sulle pennellate di un colore “materico” e brillante, almeno nella sua ultima produzione. Sempre magro che un’acciuga, i capelli ricci ancora neri ( non ho osato chiedergli se  li  vada dipingendo con lo stesso nero dei suoi quadri) mai direste che ha visto i natali nel ’53. Oggi è qui alla “Barona”, un quartiere di Milano compreso tra il naviglio Grande e quello Pavese con il Parco Agricolo Sud Milano a fargli da cintura, nello studio che si è ritagliato in un ex capannone che ha visto la nascita dell’artigianato meneghino, ora riconvertito in spazio artistico di qualità, due palme di non eccelso splendore alla porta. Per una di quelle “performance” che solo lui sa inventare, inondare le chiese d’Oristano e farci nuotare anguille e muggini è idea sua realizzata in altri tempi, decide di invitare i lettori del “Corriere della Sera”, che gli ha dedicato lo spazio di copertina del suo inserto domenicale. A chiunque si presenti con suddetto foglio giornalistico: “ il verde, il bianco, il nero s’incrociano quasi in antagonismo su una tela a grandi dimensioni” che occupa la pagina del giornale, lui aggiunge una pennellata ulteriore, firma e dedica “il quadro” diventato un unicum che riesce miracolosamente a clonarsi, una volta asciugato al sole di un’estate milanese finalmente palesatasi. Naturalmente sulle pareti dello studio sono accatastati quadri di grandi dimensioni che rendono lo spazio soffuso di un aria bohèmienne assolutamente non casuale. Gli sento raccontare di Salvatore Ligresti che denuncia la sua assoluta incompetenza artistica, ma che se ne porta a casa uno di quelli grandi che valgono una parete, “perché gli piace”, senza troppo badare al prezzo che gli si chiede, beato lui. Per quelli piccoli, coi toni di rosso e nero inframmezzati al bianco della tela, bastano duemila euro, con sconti per i sardi, ma non credo che vada chiedendo la carta d’identità a nessuno.  Il “Corriere” scrive di lui: “ Scrittore e poeta, Garau lavora su due terreni,: l’informale e il figurativo. Elemento comune,la densità dei colori e le forme costruite in vorticosi ritmi, quasi fosse memoria di canti lontani e gesti ripetuti all’infinito”. L’e-book  che si può scaricare su un “kindle” (lettore digitale)  e si intitola “Crudele amore mio” (eNewton Narrativa), lunghezza di pagine prevista 231, è la sua ultima opera di scrittura. Quando la passione si trasforma in follia. Non è proprio il genere che preferisco ma il costo è contenuto: 0,99 euro. La scommessa sottintesa è che se ne vendano una qualche milionata di copie. E ho sentito dire che ogni tanto succede, nello spazio magico del web, capace persino di far lievitare un pentastellato partito virtuale alla soglia di otto milioni di voti validi. Mentore un comico di successo di Savignone, provincia di Genova. Salvatore Garau, Tore per i sardi di Santa Giusta, vede i suoi quadri esposti in musei d’Europa e d’Italia, ancora nel 2011 era alla biennale di Venezia, ha avuto da subito un successo di critica più che lusinghiero. Ultimamente ha molto lavorato in Cile e Argentina. Eterno Peter Pan, cerca nei riflessi del mare di Tharros il ritmo dei colori che spande in ampie pennellate nelle tele a grande formato nel suo studio milanese, alla Barona: già cascina di monaci benedettini del monastero di San Celso, il cui corpo insieme a quello di Nazario fu “ritrovato” da Sant’Ambrogio vescovo milanese nel 395 dopo Cristo, vicino allo studio di Tore.

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