UN LIBRO SCRITTO DA UN SARDO CHE AMA LA SARDEGNA: "LE MALEDIZIONI DELL'ISOLA ICHNUSA" DI ENNIO PORCEDDU


di Donatella Frongia

Sono rimasta da subito colpita dal titolo dell’opera scritta dal giornalista Ennio Porceddu, sono sensibile ai richiami di questa terra, perché una parte di me ha proprio lì le origini e ciclicamente sento il bisogno di recarmi in Sardegna, dove tutto appare candido come quando ero bambina e già appena sbarcata dalla nave il profumo del mirto inebriava le mie narici. Leggendo questo libro sono venuta a conoscenza di particolari che ignoravo, non avrei mai immaginato che la bellissima terra che mio padre amava intensamente avesse avuto tutta una serie di maledizioni causate da malattie contagiose, o dal cattivo comportamento di persone che pensano di poter fare i propri comodi in questa terra baciata dagli Dèi. Nella prima parte del libro, Porceddu illustra molto approfonditamente le pandemie che hanno portato morte e orrore sull’isola già da tempi remoti, si parlerà quindi dell’arrivo della malaria dall’Africa, della peste, dei casi di lebbra, colera, poliomielite e del favismo. Andando avanti nella lettura, si leggerà della dannazione causata dalle droghe, le quali sono approdate anche qui, trasportando in un viaggio senza ritorno numerosi giovani sardi che a loro volta portarono alla disperazione le proprie famiglie come già accadde nel resto del mondo. Uno speciale capitolo è dedicato all’Aids, alle cause, le conseguenze e alla prevenzione, perché anche in questo caso, la Sardegna ha pagato un prezzo molto alto per l’importazione di questo Virus del quale non esiste ancora un vaccino. Si arriva quindi alla descrizione di una malattia che colpisce i suini, e per il quale la Sardegna adotta leggi speciali. Terminato il lavoro sulle malattie, Porceddu illustra altre maledizioni causate dalla mano dell’uomo, si parlerà quindi degli incendi boschivi che ogni estate, provocano la perdita di migliaia di ettari di terreno, dove spesso dietro al dolo, si nascondono imprenditori privi di scrupoli. Il penultimo capitolo, dedicato alla “Maledizione di Quirra” ha trovato nuovamente un posto nel mio cuore, perché conosco molto bene la zona: da ragazza, inconsapevole del pericolo, andavo con il mio fidanzato a nuotare nelle bellissime ed apparentemente incontaminate acque di Quirra, l’omertà delle persone faceva da padrone, il mio fidanzato ed io non capivamo come mai certe spiagge meravigliose fossero deserte, solamente dopo qualche anno, guardando un documentario ne capii il motivo. Ora trovo veramente scandaloso che per un centinaio di posti di lavoro, si metta così a repentaglio la salute dell’intera popolazione, e mi spiace vedere il popolo sardo continuamente ricattato per l’occupazione, che da sempre costituisce un problema per gli isolani spesso costretti ad abbandonare la propria terra come fece mio padre. Il libro termina con una storia di orgoglio di un contadino sardo, il quale non vuole cedere la propria terra fatta di coltivazioni e pastorizia agli imprenditori del mattone, i quali per denaro sarebbero pronti a distruggere uno dei tratti di costa più belli del sud, lungo circa 35 km. Tale Ovidio Marras, ha detto no, ed è diventato il beniamino degli ambientalisti, sono queste le storie che mi piacciono, la Sardegna non è una specie di Eldorado da depredare, come scrive Porceddu, ed è meglio che lo capiscano presto tutti.

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