STUDENTI PIEMONTESI INCONTRANO LA SARDEGNA PER DIRE NO AL BULLISMO: I RESOCONTI DEGLI ALUNNI DI BRUNO FURCAS E SALVATORE BANDINU, AUTORI DE "I DOLORI DEL GIOVANE BULLO"

in alto da sx Andrea Pulli, a fianco Sara Cavalli; da sx Alessia Boccaccioli, Isabella Franzin; da sx Chiara Mariotti, Francesca Sottotetti.


a cura di Valentina Usala

Come nelle migliori scuole, il compito in classe è l’ultimo scalino. L’ultimo passaggio di un percorso che qui vede protagonista la III a Scienze Umane del liceo Giuseppe Peano di Tortona (AL), accompagnata dalle insegnanti Angela Pelizza e Susanna Maggi. Tutti assieme hanno curato un progetto avente come tematica il bullismo, studiato con l’ausilio del volume “I dolori del giovane bullo” di Bruno Furcas e Salvatore Bandinu, edito da Arkadia Editore. Diverse le tappe, tra le quali la presentazione con l’autore Bandinu al Salone del libro di Torino, e per concludere la verifica, come ho anticipato. In accordo con alcuni ragazzi, le insegnanti, il preside dell’istituto e Massimiliano Perlato, proponiamo la lettura di alcuni stralci di sei scritti. Andrea Pulli, Sara Cavalli, Alessia Boccaccioli, Isabella Franzin, Chiara Mariotti e Francesca Sottotetti sono gli autori di questo articolo che, con i loro temi, esporranno quanto appreso, svolto e compreso. I loro giudizi e le loro speranze. Si è concluso il progetto “Bullismo: prevenzione e interventi” realizzato da noi alunni della III A scienze umane del Liceo “Giuseppe Peano” di Tortona, classe scelta per la particolare sensibilità dimostrata riguardo questa problematica che, purtroppo, dilaga sempre più. Questo progetto è stato coordinato dalle professoresse Angela Pelizza, docente di lettere, e Susanna Maggi, docente di scienze umane su proposta della casa editrice “Arkadia Editore” di Cagliari che ha pubblicato il libro, nostro punto di partenza: “I DOLORI DEL GIOVANE BULLO” scritto da Bruno Furcas e Salvatore Bandinu.

Gli autori hanno voluto sensibilizzare le scuole con questo saggio, non a caso inserito nella collana “Paideia”. Il libro è stato analizzato e studiato in ogni singola parte: dall’introduzione, facendo tanti riferimenti ad importanti studiosi del comportamento e della psiche come Neill e Gardner, alla storia raccontata nel corpo centrale del testo. In questo lungo percorso, iniziato a gennaio, siamo stati affiancati anche da Valentina Usala, che ha tenuto i contatti tra noi e gli autori. (Alessia Boccaccioli)

A conclusione del progetto “prevenzione del bullismo” che ha portato la nostra classe a intraprendere la lettura del libro “ I dolori del giovane bullo” e ad esporre un dibattito ; al salone del libro di Torino, le conclusioni finali, e le riflessioni su questo problema sono molte. Leggendo le prime righe del libro, mi ha “colpito”, ma soprattutto impressionato una frase : “il bullo soffre”. Nel libro la sua figura è molto stereotipata : jeans a vita bassa maglietta nera e scarponi stile sbarco in Normandia , ma nella realtà il bullo potrebbe essere anche la persona che non ci saremmo mai aspettati. Sicuramente il suo tratto distintivo è il carattere: le sue azioni, il comportamento, non tanto il suo aspetto esteriore.  È spesso arrabbiato, impulsivo, non ha nessun interesse per la scuola o per il lavoro. Il bullo talvolta si costruisce una corazza. Come affermavano gli autori bisogna prendere posizione e aiutare e bisogna farlo al più presto, la solitudine grida e chi né è vittima come il bullo speso urla il suo disagio e il suo bisogno senza che nessuno riesca a sentirlo ed ad aiutarlo. È meglio tentare di aiutare e fallire, che non aver proprio tentato e aver fallito comunque. (Isabella Franzin)

Gli autori affermano: “ Il bullo è vittima di un “sortilegio” che lo costringe ad apparire sempre rigido fuori mentre magari dentro è morbido come il cotone”. Dunque apparentemente i bulli si presentano forti, sicuri di se stessi e insensibili verso ogni cosa, ma non sempre ciò che a noi è possibile vedere rappresenta la realtà. Spesso i bambini e gli adolescenti che manifestano queste caratteristiche hanno semplicemente scelto di indossare una maschera al fine di nascondere ogni fragilità che giace nel loro animo e di far provare agli altri la stessa sofferenza che sentono dentro di loro. La famiglia e gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nell’educazione del fanciullo e, di conseguenza, è principalmente colpa loro se il bambino presenta le tipiche caratteristiche del giovane bullo. Per tale motivo gli autori Salvatore Bandinu e Bruno Furcas hanno indirizzato il loro libro non solo agli adolescenti colpiti da questa patologia sociale, ma anche a tutti noi, per ridurne gli effetti e trovare una soluzione. Se il bambino non riceverà le attenzioni di cui ha bisogno, si sentirà abbandonato e trascurato e ciò lo porterà a diventare una persona insicura che non sta bene con se stessa e che, per quanto possa essere difficile da credere, soffre molto. Il bullo, infatti, è “figlio di un’assenza: dove manca amore, germoglia odio”. (Chiara Mariotti)

Gli autori poi nel libro sottolineano il fatto che il ruolo è nemico delle emozioni e dobbiamo impedire che questo si trasformi in identità. Inizialmente infatti il bullo ricopre semplicemente un ruolo, ma se poi questo si trasforma in ciò che egli pensa di essere veramente, finisce con lo smarrire la propria autenticità rivestendo quotidianamente quei “panni” che ha fatto suoi. In conclusione, si può dire che la scuola deve essere la prima istituzione che ha il fondamentale compito di riconoscere e agire davanti a queste prime manifestazioni di bullismo le quali, se non controllate, posso sfociare nella violenza e nell’aggressività e portare ad un futuro ingresso nel circuito penale. Questo progetto di “Prevenzione del bullismo”, a mio parere, è stato molto utile ed istruttivo soprattutto perché, in futuro, i miei compagni ed io in qualità magari di educatori e di insegnanti potremmo trovarci di fronte a un fenomeno complicato come questo e sicuramente sapremo far tesoro di qualche indicazione desunta dall’agile saggio di Furcas e Bandinu. (Francesca Sottotetti)

Bandinu stesso mi chiese, durante il video-incontro : ‘’Il personaggio di Walter ha le stesse caratteristiche dei bulli che conoscete voi ragazzi?’’; la mia risposta è stata no. Il bullo non è solo colui che si veste da ‘tamarro’ o ‘metallaro’ o assume sempre comportamenti decisamente sopra le righe: a volte è anche un ragazzo di buona famiglia di cui pochi dubiterebbero. il bullo è anche vittima di sé stesso e d’una società che lo obbliga ad essere un duro, privo di sentimenti e cambiare gli è difficile perché ‘’il ruolo è nemico delle emozioni’’. ‘’I dolori del giovane bullo’’ è un libro di sole 101 pagine, ma i contenuti trattati permettono di spaziare su questa tematica in un infinità di trattazioni. Mi piace immaginare che gli autori, così vicini all’argomento per motivi personali e lavorativi, abbiano scritto questo testo affinché un giorno noi giovani lettori oggi, ma magari educatori domani, possiamo avvicinarci a questo problema con maggiore competenza, combattendolo dalla radice, proprio come fanno loro o come ha fatto il professor Casti. (Andrea Pulli)

Il bullo è prima di tutto prigioniero della maschera che si è costruito e che lo costringe ad apparire sempre “ rigido” fuori, mentre dentro nasconde grandi fragilità e debolezze. Fragilità e debolezze che derivano da un mondo adulto spesso assente e troppo indaffarato. Nel libro il protagonista esprime più volte il desiderio di avere genitori che sappiano semplicemente regalargli le loro attenzioni. A lungo andare i ragazzi che vivono queste situazioni di vuoto affettivo ne mostrano le conseguenze e alcuni decidono di sfogare il dolore che portando dentro diventando malvagi “aguzzini”. L’esperienza vissuta nell’approfondire il libro e nell’incontrare l’autore è stata, a mio avviso, molto arricchente. Questa tema mi ha particolarmente interessato per il suo stretto legame con il percorso di studi che ho scelto. Spero che quest’opportunità venga data alla mia classe anche l’anno prossimo attraverso un nuovo argomento da studiare e approfondire. (Sara Cavalli)       

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