SENZA PIU' LEGAMI: TAGLI AI FINANZIAMENTI PER LE ASSOCIAZIONE DEI SARDI NEL MONDO

alcuni esponenti della Consulta per l'Emigrazione in Regione Sardegna


di Massimo Lavena *

È scontro tra Regione autonoma della Sardegna e associazioni dei sardi nel mondo. Con il disegno di legge 437/2012 presentato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore al lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza e riguardante “Interventi a favore dei sardi nel mondo”, di fatto i circoli degli emigrati vedranno dimezzato per il 2013 l’importo loro destinato dalla regione per le attività di promozione e per la sussistenza delle associazioni stesse: per quest’anno la cifra complessiva sarà di due milioni di euro. Il disegno di legge, presentando una serie di istituti che dovrebbero assicurare una più efficace azione delle associazioni e prevedendo parificazioni di stato e trattamento tra residenti in Sardegna, nati ma residenti fuori i confini dell’Isola, coniugi e discendenti, opera comunque un drastico taglio per la gran parte dei circoli nel mondo. I circoli non debbono chiudere. “La causa di tutto è il patto di stabilità e la mancanza di fondi disponibili per la spesa – spiega Pino Dessì del Comitato delle Acli per l’immigrazione ed emigrazione -. Inoltre, essendo la questione dell’emigrazione gestita dall’assessorato al lavoro, che ha mille altri problemi, come la crisi, la cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali, c’è il rischio che sia considerata marginale. Non penso sia mancanza di sensibilità personale dell’assessore, piuttosto sono state smarrite le vere funzionalità della rete dei sardi nel mondo. Si preferisce continuare con riti antichi: contenere la spesa, mantenere sotto pressione i circoli, ma non si aprono gli orizzonti, non si agevola la presenza della rete dei sardi nel mondo all’interno della più ampia rete degli italiani”. Per Dessì, che cura in particolar modo l’America Latina, “la verità è che gli emigrati di seconda, terza generazione e più non sono sardi, sono brasiliani, statunitensi, tedeschi, argentini e sono orgogliosi di esserlo. Noi dobbiamo provare a sfruttare la loro voglia di appartenere alla Sardegna per ragioni di sangue e dna, tenendoli uniti all’interno dei circoli per portare la nostra cultura e allargare i confini dell’Isola. Questo purtroppo non lo facciamo. A garantire la presenza sarda nel mondo è questa rete di circoli, alcuni dei quali saranno anche superati, ma se li chiudiamo non apriranno più”. Pensare al rinnovamento. Per Massimiliano Perlato, direttore di “Tottus in Pari”, rivista e blog di collegamento tra sardi emigrati e non, “quella attuale è una situazione che si poteva prevenire: la sopravvivenza delle associazioni degli emigrati sardi non può essere una priorità, ma avere qualche risorsa in più da parte della Regione potrebbe significare la serenità nel pagare gli affitti, che per molte associazioni si sono persino quadruplicati”. “Oggi – prosegue – siamo davanti a un’emigrazione diversa: non è più quella di trenta-quarant’anni fa e anche la partecipazione nei circoli è diversa, giovani se ne vedono pochi, c’è un progressivo invecchiamento degli iscritti. È necessario che le associazioni capiscano che per sopravvivere debbano trovare risorse nel proprio territorio. Da oltre 4 milioni di euro qualche anno fa siamo ormai scesi a meno di due milioni, con la cancellazione d’interi progetti di promozione dell’immagine della Sardegna”. Guardando al disegno di legge, Perlato evidenzia che “tra le varie linee guida dell’assessorato c’è anche la premialità, ovvero riconoscimenti ai circoli meritevoli, che hanno dinamicità e cercano di creare attività culturali con grandi sforzi e partecipazione”. Uno dei cardini della programmazione 2013 riguarderà proprio questo, conferma il giornalista: “Ci saranno circoli che riceveranno una larga fetta delle risorse previste, in base alle attività che faranno con costanza, avendo indicatori precisi come la presenza dei giovani e il rinnovo dei quadri dirigenziali. Ci sono molte realtà che portano avanti questo cammino propositivo: penso, in Italia, a Pisa, che essendo città universitaria ha una grande partecipazione giovanile. Il futuro può essere quello. Le associazioni che si muovono fanno attività non solo all’interno del proprio circolo ma anche nelle sedi istituzionali, nei comuni e nelle province”. Ancora, “ci sono circoli come quello di Verona che organizzano viaggi in Sardegna per non sardi, almeno due o tre volte l’anno, attraverso accordi con le compagnie aeree e di navigazione: grazie all’impegno diretto dei circoli con alberghi e località turistiche sarde si agevola una diffusione dell’immagine della Sardegna”.

* Servizio Informazione Religiosa

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3 commenti

  1. Gianni Demartis

    Con la situazione che si è venuta a creare, mi pongo spesso l’interrogativo se vale la pena continuare a credere nell’operato dei Circoli. Tante cose sono cambiate negli anni, mentre l’organizzazione delle nostre associazioni è rimasta indietro nei tempi. La nostra mentalità e la nostra cultura, il nostro modo di pensare e di fare, ci impediscono, forse, di prendere decisioni chiare e precise nel scegliere un’unica via. Pensiamo che sia meglio trovare sempre una soluzione di comodo scegliendo una via di mezzo per la paura di sbagliare. Non rischiamo per non perdere il poco che può rimanere: Piuttosto che niente ci accontentiamo del “piuttosto”…. Così facendo sono sicuro che tanti Circoli non chiuderanno. Dimostreremo ai nostri politici che saremo capaci di continuare l’attività anche con le poche risorse che ci hanno promesso, ma tutto ciò si ripercuoterà negativamente in futuro e dando loro anche ragione: non mi meraviglio se qualcuno dice poi che i contributi erogati in passato erano anche troppi…. Sono d’accordo con Massimiliano Perlato quando afferma che la sopravvivenza dei Circoli non’è una priorità, ci sono purtroppo altre situazioni drammatiche da risolvere e alle quali destinare le risorse, ma questo significherà, nostro malgrado, la chiusura dei Circoli. Dobbiamo prendere atto che non c’è neanche il ricambio alla nostra generazione. I nostri figli, quelli nati fuori dalla Sardegna, per quanto fieri e orgogliosi dei loro genitori, non sentono la necessità di frequentare i nostri Circoli, forse perché, a differenza nostra, non si considerano emigrati. Queste sono mie personali riflessioni e pensieri, da non considerare assolutamente critiche verso nessuno. Pensavo in cuor mio e dopo tanti anni lontano dalla Sardegna, di poter dare un minimo contributo per far crescere la mia Terra, ma purtroppo è diventa come la pensione: è stato fatto di tutto per allontanarla sempre di più e definitivamente….
    Saluti a tutti
    Gianni Demartis

  2. Marga Tavera (Buenos Aires)

    Nel caso della Argentina, i circoli hanno soci di oltre la seconda generazione di sardi. Ha ragione Pino Dessi, che siamo e ci sentiamo argentini ma anche gran parte di noi siamo orgogliosi di essere di origine sarda e amiamo proffondamente la Sardegna. I circoli svolgono attività rivolte alla promozione della cultura sarda grazie anche al contributo regionale, però se questo contributo mancasse, sicuramente si trasformeranno in centri culturali come tanti dove si va per ballare il tango, fare gimnastica, imparare disegno o altre attività che non hanno che vedere con le attività esclusivamente dedicate all difusione e la promozione della nostra cara isola.
    So che la situazione della Sardegna è complicato, però sono convinta che non sarà risolta con i tagli alle risorse destinate alla rete dei circoli sardi del mondo, anzi sarà peggio la medicina che la malattia.

  3. amiamo chi ci rispetta, ma non rispettiamo chi ci ignora. Ora si ricordano di noi perchè ci chiedono i voti (sono solo mercanti scadenti e insulsi che vendono la propria merce strillando …….) Metterò un cartello nella cassetta della corrispondenza” si prega di NON llasciare propaganda elettorale,perchè di promesse sono zeppe le discariche dell’immondezza”.

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