A volte, a seconda della provenienza del vento, quando ci si sta approssimando con la nave alle coste della Sardegna, già il passeggero incomincia ad accorgersi della vicinanza della terra attraverso l’olfatto che inizia a percepire, oltre al salso, certi gradevoli effluvi di timo, di rosmarino, di finocchietto e di cardi selvatici e poi, ancora , di cisto, di menta e di mirto.
Sono fragranze delicate e allo stesso tempo intense che provengono da un incredibile distesa di piante aromatiche, le quali crescono spontanee dovunque e costituiscono il cibo preferito di animali che pascolano allo stato brado.
Da sempre le genti sardi hanno imparato ad utilizzare queste piante, cresciute in un ambiente naturale e incontaminato, per insaporire il loro cibo quotidiano, contribuendo, così, a creare e a tramandare una molteplicità gastronomica, che oltre ad avere uno straordinario valore nutrizionale, garantisce piacevoli sensazioni al palato e contribuisce ad assicurare una dieta sana e corretta, tale da favorire una certa longevità.
Perché dover rimpiangere, a questo punto, i giacimenti minerari, sfruttati negli anni addietro da industrie straniere e ormai non più remunerativi e fallimentari, quando esistono in Sardegna numerosi giacimenti agroalimentari inesauribili e impareggiabili per quanto attiene la loro rendita e bontà in certi territori del Campidano, della Nurra, della Marmilla, dell’Ogliastra e della Gallura?
Se, a questo proposito, si dedica un po’ di attenzione al successo della cena di accostamento tra pietanze tradizionali della cucina sarda e i vini delle Grandi Cantine della Sardegna, che ha avuto luogo sabato 20 ottobre pressola TrattoriaEnoteca“Da Giorgio Schiavon” a Falzé di Trevignano, in provincia di Treviso, non si può fare a meno di attribuirne una buona parte del merito alla bontà dei prodotti e ingredienti utilizzati, oltre alla felice intuizione nell’utilizzo di certe antiche ricette popolari, ormai cadute nell’oblio e alla indiscutibile arte culinaria degli Schiavon, i quali, nonostante le diversità di cultura e di tradizioni, riescono sempre ad interpretare la vera essenza di quelle ricette, da qualsiasi parte della Sardegna provengano, per ottenere vivande squisite e appetitose dai sapori nuovi e coinvolgenti.
Sabato scorso a iniziare dagli aperitivi: Frittelle di bietole, spiedini alla sarda, cavolfiori fritti, frittelle di baccalà, pomodori Camone farciti di gamberetti e pecorino al moscato. accostati a un Pinot e Chardonnay Spumante Brut e a un CA’ralis Brut, passando poi agli antipasti: Pei de boi e Pane frattau con melanzane serviti con un Vino Perlas (Nuragus di Cagliari, ai primi piatti: Bucatini al finocchietto selvatico, accostati a un vino Perlas e a un Arrosu a modu nostu, accostati a un’ Arenada ( Monica di Sardegna D.O.C.). ai secondi piatti: Arrosto di manzo accostato a un Anzenas, cannonau di Sardegna D.O.C. e un Capretto allo zafferano, accostato a un Blasio Cannonau di Sardegna D. O. C. riserva, a una Macedonia di vegetali come contorno, a dei Arrubiolos accostati a un Moscato di Cagliari D.O.C. come dessert e agli immancabili Mirto, Filu e Ferru, prodotti artigianalmente, da Giorgio Schiavon c’è stato un gradevole alternarsi di colori, di aromi e di sapori in un armonia equilibrata tra il cibo e il vino delle Colline del Parteola con tanti simpatici commensali, che hanno saputo apprezzare la bella serata.
A coloro che badano alle vigne del Parteolla e che vinificano nelle Cantine di Dolianova vanno trasmessi i complimenti da parte di tutti i commensali e dei due Magister vini presenti.
Dopo svariati anni di pazienti ricerche, la loro industria vitivinicola è riuscita a porre le etichette su certe bottiglie di vini eccellenti, degni di essere annoverati tra quelli, per i quali Plinio menzionava la Sardegnaquale Aenosis Insula.
A proposito dei vini c’è da ricordare che, nelle colline del Parteolla, territorio a vocazione prevalentemente, agricola e pastorale, le prime uve furono introdotte da monaci benedettini attorno al 1100 e che, secondo il parere di alcuni studiosi, il Nuragus, che ricorda certe costruzioni preistoriche, i Nuraghi, appunto, pare sia stato il primo vitigno coltivato in Sardegna da tempi immemorabili. Senza dubbio alcuno la sua coltivazione è ultramillenaria.
Nel corso della serata, riuscitissimo è stato l’abbinamento tra vini, cibo e convivialità, mentre alcuni esperti intervenivano, di tanto in tanto, per spiegare ai commensali la ragione di qualche particolare accostamento tra il vino e il cibo e la storia particolare o le antiche tradizioni di alcune pietanze. Alla fine tutti coloro, che si sono dati da fare con efficienza e maestri tra i fornelli, assieme a coloro che hanno portato ai commensali,con garbo e professionalità, le pietanze e il vino dalle cucine e dalla cantina, sono stati chiamati a viva voce per ricevere un giusto ringraziamento tramite lunghi e ripetuti applausi.
Un appropriato apprezzamento merita Elvira la padrona di casa, per il gusto raffinato con cui riesce a decorare, un po’ qua e un po’ là, con i fiori e i frutti dell’autunno trevigiano.
E tanto per perseverare nell’iniziativa, con l’intento di rassicurare gli abiitué, di introdurre nuovi adepti a questi particolari piaceri enogastronomici e di raggiungere consensi sempre più soddisfacenti, ai lettori delle presenti note si desidera comunicare che il prossimo appuntamento con la cucina e l’enoteca degli Schiavon è stato fissato per sabato 16 marzo 2013.
E’ prevista per tale data una cena con pietanze a base di pesce da accostare a vini, sempre provenienti dalle Cantine di Dolianova.