LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "NEL DESERTO" DI GRAZIA DELEDDA, IL 12 OTTOBRE A ROMA PRESSO I MUSEI CAPITOLINI IN CAMPIDOGLIO


riferiscono le Ethos Edizioni

Venerdì 12 ottobre 2012

Ore 17.30 – presso Musei Capitolini, Sala Pietro da Cortona
Campidoglio, Roma

Presentazione del volume di Grazia Deledda

NEL DESERTO
ripubblicato da Ethos Edizioni 
a cura della saggista e critica letteraria prof.ssa Maria Elvira Ciusa.

Interverranno, oltre all’Autrice:
l’On Maria Gemma Azuni (Consigliera di Roma Capitale)
e la prof.ssa Angela Guiso (Critica letteraria e studiosa di Grazia Deledda)
Coordina il prof. Pierpaolo Mazzella.


Nel 1911, quando il romanzo uscì, Roma accoglieva il grande cantiere della rivoluzione urbanistica che doveva celebrare il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. La finalità dell’attuale riedizione è anche quella di evidenziare nell’opera della Deledda il suo stretto legame con la città di Roma.
Il volume è arricchito da immagini d’epoca scelte dall’autrice per la realizzazione della mostra espositiva sul tema “Roma e il paesaggio urbano nella narrativa deleddiana”, inaugurata per la prima volta ad Oliena lo scorso mese di maggio e che sarà proposta in occasione delle presentazioni del libro a comuni, biblioteche, enti culturali e librerie.
La parte introduttiva, curata dalla prof.ssa Ciusa, contiene un’ampia sezione dedicata alle “dimore deleddiane” romane, corredata da immagini fotografiche. La città di Roma, definita dalla scrittrice “bella e maledetta”, dedicò nel 1947 al Premio Nobel un busto al Pincio in viale dell’Obelisco, inserendola tra i grandi della patria.
La scheda del libro
Nel Deserto, pubblicato in volume da Treves nel 1911, dopo essere apparso a puntate sulle pagine della “Nuova Antologia” (nn. 235-236) non poteva trovare titolo più appropriato. I personaggi si muovono e agiscono infatti nel deserto della propria inettitudine.
La protagonista Lia, dopo aver abbandonato uno sperduto paese della Sardegna, fatto di solitudine, di miseria e di emarginazione, arriva a Roma chiamata dallo zio Luigi Asquer, un vecchio ipocondriaco che vorrebbe aprirsi ad una affettività mai vissuta e trascorrere gli ultimi anni della sua esistenza accanto alla nipote. Tutte le figure secondarie dell’opera ruotano intorno a Lia. Vivono nelle loro “terre lontane” esistenze sbiadite ai confini o all’interno del proprio deserto. Inghiottiti dall’ineludibile destino fatto di rimpianti e soprattutto di incapacità di vita, di debolezza congenita nella fiducia di futuro, appaiono come viandanti smarriti “nel dolore della landa umana”.
Lia era partita dalla Sardegna per raggiungere un nuovo mondo con la pura illusione di cambiare vita. Incapace di dare amore o di viverlo fino in fondo, consuma la sua maturità in una città che poco alla volta comincia a sentire estranea. Fino al sacrificio finale che la riporta al paese d’origine, dalla zia che l’aveva allevata.
Aveva attraversato il mare “portando in salvo il freddo simulacro della sua virtù” e pensava, ritornata al paese, a Roma come “paradiso perduto”, dove la gente povera e soprattutto la donna povera non poteva viverci senza essere “perseguita dalle tentazioni”.
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Un commento

  1. il ritorno della Deledda alla cronaca letteraria, oggi fa giustizia ad un male incurabile della cultura italiana. Dimenticare un personaggio cosi’ distintivo del nostro paese fa male alla storia civileche noi abbiamo. La Deledda che parla di Roma che definisce BELLA E DANNATA. Pura verita’, grande grido civile. Lei, sarda e romana di spirito e cuore ci ha insegnato a rispettare Roma, come la nostra politica non sa fare. UN INSEGNAMENTO AI LEGHISTI CHE NON MERITANO NEPPURE DI ESSERE ACCOSTATI AD UNA DONNA DI QUESTO LIVELLO.Il merito va a chi ha saputo riportarci a questo mito del nostro paese, in un momento in cui tutto sembra andare nei bassifondi dell’Urbe.

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