LA DIGNITA' DELLE DONNE SARDE DI VALORE: UN PIANTO DI GIOIA ALLA NOTIZIA DELLA LIBERAZIONE DI ROSSELLA URRU

la prima immagine dopo la liberazione di Rossella Urru


di Claudia Sarritzu

Saranno gli ormoni sintetici che assumo, la mia tiroide morta e sepolta, oppure che a 26 anni si può anche dire a voce alta e scrivere pubblicamente senza vergognarsene, ma io, appena ho letto – “Terzi conferma: Rossella è libera” -, scritto in rosso sui siti d’informazione, ho pianto di gioia come non mi capitava da tanto. Ho preso in faccia uno schiaffo, sono stata travolta dalla parola “libertà”. Quanti ne hanno abusato da quando sono nata, in questi anni, mentre diventavo grande? Quanti mi hanno strappato il significato della parola più bella de mondo lasciandomi in testa come una veste vuota il significante, un’insieme di lettere sterili, antipatiche, ipocrite. Sigla di partiti. Rossella, a noi, nati nell’epoca dell’abuso della parola libertà, ci ha ridato la sensazione più profonda e vera che contiene. Mi sono liberata anche io capendo finalmente quanto rispetto dobbiamo avere per queste 7 lettere. Rossella è sarda, come noi, come me che ho scelto di restare qui anche se non c’è futuro certo, come alcuni di voi che hanno lasciato infelici la nostra isola, e seguono siti di informazione sarda per emigrati come questo, come chi l’ha ereditata nel dna, nei ricordi, nel passaporto.
È sarda la nostra Madonna buona, vera, carne e ossa, pura, con una famiglia solida, simbolo di dignità e coraggio per tutti, due genitori che non hanno mai urlato, mai sfruttato le telecamere, che in un’epoca di convulsiva condivisione e stra-uso dei mezzi d’informazione hanno ignorato la popolarità perché volevano portasela davvero a casa la loro bambina di 30 anni impegnata in opere umanitarie. In questi mesi sono stata fiera di un’intera famiglia sarda, lusingata di essere sarda come loro e come Lei, che ha riportato onore alla nostra terra, e alle nostre donne, dopo quelle tristi conterranee coinvolte nel bunga bunga, quelle sarde con famiglie sarde che erano felici di frequentare i festini di Silvio. Oggi ci siamo ripresa la dignità donne sarde, ci siamo riprese il nostro modello di ragazza forte, coraggiosa, vera, che non si lascia scoraggiare dalle avversità, che lotta per un mondo migliore, e non lo abbandoneremo più. Oggi la parola libertà, cari emigrati, è Donna ed è Sarda!

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2 commenti

  1. Valentina Usala (Tortona)

    Per quanto possano valere: i miei più sinceri complimenti a Claudia, l’autrice di questo articolo. Bellissime parole, profondamente sincere. Scritte da una di quelle donne ancora vere!

  2. Elisa Sodde (Noale)

    Sottoscrivo in pieno il bellissimo ed intenso articolo di Claudia Sarritzu

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