RAPPORTO ISTAT: IN SARDEGNA PIU' DEL 16% DELLE PERSONE E' SENZA LAVORO. LA DISOCCUPAZIONE DIVORA L'ISOLA


redazione Tottus in Pari

È un’Isola che soffre quella che viene fuori dal rapporto Istat i sul mercato del lavoro. Non un elemento positivo, di miglioramento. Perfino il dato sull’occupazione nasconde la sua “seconda faccia”: nel primo trimestre del 2012 risulta stabile per un puro effetto di sostituzione, con gli uomini che stanno a casa e le donne che vanno a lavoro. In Sardegna il tasso di disoccupazione è cresciuto in un anno di 2,7 punti percentuali, passando dal 13,5% del primo trimestre del 2011 al 16,2% del primo trimestre del 2012. Certo, l’incremento è in linea con quello nazionale che ha fatto registrare un +2,3% (al 10,9%, il tasso più alto dal primo trimestre 1999) ma nell’Isola il dato complessivo brucia di più. Specie in tempi di incertezza e forte preoccupazione per il mancato trasferimento della quota di competenza statale per la Cig in deroga (è stato forte, il pressing di Confindustria e Regione). Tradotti in “unità”, secondo l’elaborazione del Centro Studi l’Unione Sarda sui dati Istat, i disoccupati si attestano a 116 mila unità in media nel primo trimestre dell’anno, e sono 22 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Ma c’è un altro aspetto che colpisce se si scinde la situazione nell’Isola da quella nel resto d’Italia. È la crisi settore per settore. È il mercato del lavoro che si presenta con un volto inedito: gli uomini hanno perso le loro occupazioni in agricoltura e nell’industria, costruzioni comprese – provocando un calo occupazionale di 13 mila unità – mentre le donne, 13 mila anch’esse, ne hanno trovato una nel settore dei servizi. Ecco, allora, che a marzo 2012 la situazione vede un’occupazione concentrata per il 78% nel solo settore dei servizi, ripartito tra commercio (il 21%) e altri servizi (il 57%). Un anno fa i servizi occupavano il 74% dei lavoratori regionali. La scomposizione per genere è anche più significativa considerato che il 94% delle donne è occupato proprio nei servizi (24% commercio e 70% altri servizi), mentre gli uomini che lavorano in questo settore sono il 66% (un anno fa erano il 62%). «I dati confermano la crisi dei principali settori produttivi e in particolare il settore primario e quello secondario, mentre avanza la terziarizzazione», spiega Franco Manca, direttore del Centro Studi l’Unione Sarda. Ma occorre sottolineare, continua Manca, «che un processo di sviluppo ha necessità di equilibrio tra i settori, la qualcosa allo stato attuale, non appare presente ed è facilmente intuibile che i nuovi posti di lavoro creati particolarmente a beneficio delle donne abbiano una caratteristica comune, vale a dire il tempo determinato».

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