INTERVISTA A CURA DELL'ASSOCIAZIONE "UN PONTE FRA SARDEGNA E VENETO" A SANDRO ATZENI DOPO LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "IL MISTERO DEI NURAGHI"

da sinistra: Stefano Sorino, Carlo Borghesan, Elisa Sodde, Giuseppe Crescenzi


di Elisa Sodde

Prima domanda diretta. Chi è Sandro Atzeni? Sono un sardo che, avendo dovuto terminare precocemente la propria attività lavorativa a causa dei capricci del mercato, si è sentito  spinto a fare  qualcosa di utile per la propria terra. Ho conosciuto sempre una Sardegna considerata come una figliastra dallo stato italiano. Un luogo da depredare senza alcuna riconoscenza e questo mi sta sullo stomaco.

Quando e come è sorta l’idea di scrivere il libro “il mistero dei nuraghi”? Non si tratta solo di questo libro ma ad esso ne seguiranno altri dedicati sempre alla Sardegna che è la vera protagonista. È stato il caso ad infondermi l’idea. Un giorno, parlavo con un amico del suo viaggio in Sicilia. Facevamo i confronti sui servizi ricettivi delle due regioni, cercando di estrapolare i lati positivi e quelli negativi di entrambe. Ad  un certo punto il mio amico mi rivelò di essere stato in particolare a Marina di Ragusa. La cosa mi incuriosì poiché, a grandi linee, conoscevo la zona, gli chiesi cosa ci fosse andato a fare visto che non c’era niente di più che una lunga spiaggia e che in Sardegna ne avevamo di migliori. La sua risposta fece accendere la classica lampadina. Mi rispose che essendo un fan del commissario Montalbano, aveva voluto vedere quei luoghi per curiosità: il ristorante, Punta Secca, Marinella, Scoglitti. Quei luoghi racchiusi in un unico nome, inventato da Camilleri e cioè “Vigata”, una località inesistente. Il mio amico mi raccontò che il flusso turistico è così imponente che il comune di “Santa Croce Camerina” ha cambiato il nome della piazza principale in “Piazza Montalbano”. Da quell’episodio mi resi conto del potere che può avere la lettura e sopratutto la curiosità da essa indotta, nell’indirizzare i flussi turistici. Cominciai a pensare ad Agatha Christie che con il suo “Assassinio sul Nilo” ha fatto conoscere le piramidi ai lettori del suo tempo dove i viaggi erano ancora per pochissimi privilegiati. Pensai a Salgari, che ha fatto conoscere la giungla misteriosa a generazioni di persone. Così dicasi per Julius Verne. Quindi, pensai, perché non creare un personaggio che si avventurasse in una terra misteriosa come la nostra isola? Perché non circondare (anche se non ne avrebbero bisogno) i nostri nuraghi di un aura altrettanto misteriosa e, visto anche il successo delle avventure di Indiana Jones, ho pensato di aggiungere un po’ di suspence con storie di spionaggio e agenti segreti.  Da queste riflessioni prende corpo il primo vagito del primo capitolo del primo romanzo. Devo dire che le ipotesi prospettate nel romanzo, per me non sono solo fantasia ma costituiscono una delle tante possibilità a cui attribuisco lo sviluppo della nostra civiltà su questo pianeta.

Come si crea un libro di questo tipo, quanto tempo occorre e a cosa ti ispiri per la caratterizzazione dei personaggi? Per prima cosa bisogna avere bene in mente la trama da seguire, anche a grandi linee, poi le idee verranno in corso d’opera. Ci si trova spesso con idee contrapposte su cui è necessario fare una scelta precisa e altrettanto spesso, constata una scelta errata, si torna indietro e si percorre la via ignorata in precedenza. L’importante è che si sia precostituito il tutto mentalmente. Poiché ho vagato molto in Sardegna per lavoro,  ho desunto i personaggi da persone incontrate realmente. Il tempo necessario per elaborare un racconto è relativo a quante ore giornaliere si dedicano a questo lavoro. Per ciò che mi riguarda, spesso ho bisogno di “digerire” quello che ho scritto e posso mancare all’appuntamento con le mie creature anche per qualche mese.

Come ti prepari per la sua stesura? Andando personalmente a visitare tutti i luoghi e i paesi dell’entroterra sardo che citi nella storia, documentandoti su storie particolari, sui siti archeologici, le curiosità, le tradizioni? Svelaci qualche segreto. Non esistono segreti, di sicuro ci sono parecchie ricerche da fare ma la cosa principale è l’ossatura del racconto. Nel mio caso l’ossatura è fantasiosa ma non troppo (il popolo delle stelle), magari deriva da qualcosa che ho letto a mia volta o che ho visto in tv o al cinema, poi a questa si applicheranno luoghi e persone reali, si costruiranno i caratteri e la fisionomia attingendo sempre dalla realtà. Molti luoghi vado a visitarli di persona, altri fanno parte del mio bagaglio di conoscenze ma per tutti è necessaria una buona dose di paziente ricerca per estrapolare conoscenze particolareggiate dai vari documenti. Ciò che scrivo, a parte l’ossatura, è riscontrabile nelle enciclopedie e presso le popolazioni locali, non c’è niente di inventato. 

Qual è il messaggio che Sandro Atzeni intende lanciare attraverso “Il mistero dei nuraghi”? Credo che la Sardegna debba essere valorizzata per quello che è e che ha rappresentato nell’area mediterranea. Credo che il popolo sardo debba essere trattato con rispetto e gli sia resa la dignità che gli si è voluta sottrarre con false chimere. Credo nelle immense risorse turistiche di questa terra e il messaggio dei miei libri vuole essere un palese invito nel venire a conoscerla

Sappiamo che proprio in questi giorni è uscito il sequel del tuo primo romanzo. Ci puoi regalare qualche anticipazione? Devo premettere che questi romanzi avventurosi sono dedicati principalmente ai giovani, pur riuscendo graditi anche a chi ha “anta” anni.  I giovani vivono in un’era frenetica e spesso prediligono racconti d’azione, sopportando male descrizioni particolareggiate e lungaggini. Da più parti mi è stata mossa la critica di un eccesso di avventura e una certa trascuratezza della cultura sarda. Ebbene questo modo di procedere è stata una precisa scelta ed ho voluto intraprendere la strada più difficile. Per parlare più di cultura e tradizioni, sarebbe bastato copiare da un qualsiasi altro saggio che trattasse usi e costumi sardi senza eccessiva fatica. Avrei riempito velocemente il libro con notizie culturali alternate sporadicamente da tratti avventurosi. Basti pensare, ad esempio all’esplorazione dei protagonisti presso il “Nuraghe Arrubiu”. Se avessi voluto riempire un libro con notizie che riguardavano il nuraghe, sarebbe stato semplicissimo. Esiste una immensa varietà di pubblicazioni che trattano di questo argomento e sarebbe bastato ricopiare. Non l’ho voluto fare, ho riportato notizie stringate ed essenziali ma mi sono impegnato ad inventare il racconto. Assicuro che non è la scelta più facile, credetemi. Il mio intento è anche quello di portare a conoscenza dei giovani alcune caratteristiche e peculiarità della Sardegna. Ritengo di dovere fare ciò senza eccedere nelle particolarità amalgamando avventura e cultura in modo che quest’ultima venga assimilata inconsciamente, in maniera quasi “subliminale”. Il secondo libro, segue la falsariga del primo con qualcosa in più in termini di emozione e varietà dei personaggi. Anche in questo caso è necessario diversificarsi per non annoiare. Posso dire che è ancora più emozionante del primo perché entrano in gioco fattori e personaggi assolutamente inaspettati. Qui i russi e gli americani saranno avversari fino ad un certo punto, infatti si troveranno a dover solidarizzare per controbattere le mosse di reduci nazisti che desiderano istituire un nuovo ordine mondiale. Anche il Vaticano avrà il suo ruolo in quest’avventura tanto che costituirà una parte preponderante nel finale del racconto ma a questo punto mi fermo e non posso che raccomandarne la lettura.

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2 commenti

  1. Lodevole l’intento del Signor Atzeni, ma se ha pensato di rendere famose delle località in Sardegna facendo eco a Camilleri, penso dovrebbe innanzitutto leggerlo, se già non l’ha fatto, e così potrebbe comprendere cosa ha reso celebri quei luoghi, non certo la semplice pubblicazione di una serie di romanzi. Francamente non pensavo che questo libro fosse anche in vendita (€15.00!). Ci vuole coraggio, anche da parte dell’editore! Purtroppo non è sufficiente essere sardi per poter scrivere (bene). Più in dettaglio posso dire che la scrittura mi è apparsa noiosa e pedantemente retorica, sgrammaticata, con continui errori di punteggiatura, con scarso senso della narrazione e con errori storici e di descrizione che farebbero presumere una preparazione dell’autore non all’altezza degli importanti temi che ha la pretesa di trattare. Già dalle prime dieci righe si viene colti da quel particolare sconcerto che precede una domanda interiore come: “dove diamine vuole andare a parare?” Ho continuato a leggere (dal blog) per capire se una risposta potevo trovarla oltre, senza esito. Per carità, si salvaguardi la libertà di stampa, ma a tutto c’è un limite. Chi volesse un saggio di lettura e magari anche esprimere una valutazione differente può leggere direttamente dal il blog dell’autore: http://sardegnasullealidellafantasia.blogspot.it. Per me è stato sufficiente.

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