LIRICHE DETTATE DAL CUORE QUELLE DI VINCENZO PISANU IN "FUEDDAS PISPISAUS A SU BENTU"

Vincenzo Pisanu


di Cristoforo Puddu

Fueddus pispisaus a su bentu -opera vincitrice della XII° edizione del Premio Letterario biennale “Michelangelo Pira”- più che Parole sussurrate al vento, le pregevoli liriche della silloge di Vincenzo Pisanu, sono parole audaci dettate dal cuore e attinte nell’impegno civile; nell’orgoglio identitario; nel patrimonio di memoria e tempo e nell’essenziale rappresentare di emozioni “che rendono la forza delicata dell’eros”.

Vincenzo Pisanu, dotato di quella naturale e felice facoltà di forgiare versi di profonda intuizione, significato e sensibilità, rappresenta l’attualità e la continuità della poetica in limbazu campidanesu  tracciata ed esaltata dai vari Aquilino Cannas, Efisio Collu, Benvenuto Lobina e Faustino Onnis che, sul finire del ‘900, hanno condotto un confronto su binari paritari con la produzione poetica in limba logudoresa.

Il tracciato e la tessitura dei versi del poeta, nativo di Uras e residente ad Assemini, rappresentano un universo meditativo e maturo: voce testimoniale di qualità che, con un ricco dizionario e segnata dall’originale conquista di ritmi e forme, si riappropria delle dinamiche del vissuto attraverso la vitalità della memoria e l’espressione immaginosa dei sentimenti. I componimenti di Fueddus pispisaus a su bentu -opera di compiutezza e sostanza del sentire lirico di Vincenzo Pisanu-  rivelano il manifesto e discorso lirico dell’anima, che il poeta alimenta in un infinito pentagramma di riflessioni ed illuminazioni memoriali, il cui centro è la visione esistenziale e la concezione dell’amore nelle innumerevoli condizioni e situazioni della vita. La lirica dell’autore campidanese rappresenta un sano orgoglio identitario, tradotto sapientemente in versi che sanno emozionare e coinvolgere come momenti di un’autobiografia collettiva, che accomuna (es. la poesia Immoi, dedicata a Uras) nella ricerca del ricco giacimento delle origini in una Terra che “…fragaiat de ladaminis/ de nuscus, de pruìni in s’imperdau de is bias,/ de tallus e pastoris. Fragus di argiola, messas,/  arrancu de sudoris, de trigus e de loris/ in su bentu chi mi contaiat storias./ (la terra odorava di letami, di muschi,/ greggi e polvere di strada nei ciottoli/ sentori di aie, messi e di pastori./ Acri sudori, odori di cereali e frumento/ nel vento che mi raccontava storie./). Un tempo-memoria, ormai lontano e celato “…in is intragnas de is arrexinas mias, stimadas.//” (…nel grembo delle mie radici amate.//), che riconduce ad un appassionato ed unificante canto alla vita, al desiderio di autenticità e immaginabile armonia dettata dall’assoluto denominatore  del sentimento amore .

 La prefazione di Maurizio Virdis alla pubblicazione (ediz.Poligrafix e a cura del Centro culturale “Campidanu” di Quartu Sant’Elena) sottolinea la rilevante “cifra intimistica” della silloge del Pisanu e il determinante “lavorio che sa rendere alla modernità la trama antica e sedimentata del poetico, che recupera al patrimonio lessicale del sardo, che nei tempi attuali par svaporare nell’oblio indifferente, un tesoro che doviziosamente sorprende. Lavoro eminentemente da poeti: per l’appunto”. Vincenzo Pisanu è autore di grande umanità -dalla vasta produzione lirica bilingue e in prosa, sottolineata dal conseguimento di ambiti riconoscimenti- apprezzato e conosciuto in tutta l’Isola per le frequenti partecipazioni ai concorsi letterari.

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