IL RAPPORTO TRA I CITTADINI E LA POLITICA: INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE SARDO CLAUDIA LOMBARDO

Claudia Lombardo

Claudia Lombardo


di Massimo Carta

Mettere al centro le persone e la loro dignità costituisce un imperativo di quanti oggi si trovano ad operare, su delega dei cittadini-elettori, in ambito politico. La pubblica Amministrazione deve porsi come servizio verso i cittadini. Di questo si è mostrata fermamente convinta ed impegnata la Presidente del Consiglio regionale on. Claudia Lombardo nel corso di questa intervista. Valori ai quali la Presidente Lombardo non solo non vuole rinunciare, ma vuole che diventino, ogni giorno di più, il fulcro dell’attività politica e in primo luogo dell’Assemblea regionale sarda.

On. Lombardo, si avverte sempre più non solo in Sardegna, un distacco e la scarsa fiducia verso la politica e le Istituzioni. Quali sono i sistemi per riconquistare la fiducia dei cittadini? Più che di riconquistare io parlerei di ricostruire un rapporto nel quale la politica e le istituzioni pongano al centro di ogni loro interesse la persona e la sua dignità. Un rapporto in cui sia chiaro che non è il cittadino che si rivolge alle istituzioni per usufruire di un favore, ma la pubblica amministrazione che si pone al suo servizio, recuperando il senso profondo dell’impegno civile per la collettività e lo spirito dell’agire per il bene comune. Nella legislatura in corso, il Consiglio regionale – Parlamento e massima espressione della sovranità dei sardi – sin dal suo primo operare si è mosso nel solco di questa forte consapevolezza, nel voler recuperare un positivo rapporto, sia rafforzando la vicinanza coi cittadini, sia favorendo la massima trasparenza nel rendere pubbliche le sue sedute attraverso il canale di internet e nell’agevolare l’accesso agli atti parlamentari (interventi, assenze dei consiglieri nei lavori dell’Aula, mozioni, interpellanze, interrogazioni e proposte di legge), puntualmente pubblicati nel suo sito.

Quanto il disagio sociale dell’Isola viene avvertito nell’Istituzione da Lei presieduta? La convocazione di due Assemblee straordinarie degli stati generali del popolo sardo presso il Consiglio Regionale, per discutere in materia di crisi industriale e di entrate fiscali, che ha visto coinvolti con grande spirito unitario parlamentari, consiglieri regionali, sindacati, rappresentanti del mondo produttivo, dell’associazionismo e della cultura, dà il senso di una grande mobilitazione in difesa dei diritti inalienabili dei sardi. L’eccezionalità degli eventi testimonia come il Parlamento sardo non si sia voluto sottrarre alla responsabilità di sostenere il suo Popolo in un momento di drammatica crisi a causa della recessione economica in corso. Anche la politica di severa morigeratezza delle spese del Consiglio, che sin dal mio insediamento ho preteso e che ha comportato un risparmio di ben 18 milioni di euro negli esercizi dei due anni finanziari trascorsi, costituisce un segnale di attenzione e di allineamento alla realtà che ci circonda, fornendo un esempio nei confronti dei cittadini tutti, chiamati a grossi sacrifici per via della crisi attuale.

Si parla tanto di identità Sardegna. Molte volte questa identità viene identificata nel parlare in “limba”. Fino a quanto questo è giusto rispetto al concreto studio e diffusione della storia dell’Isola? I caratteri identitari del Popolo sardo provengono dall’eredità di una grande e originale civiltà che, da quella nuragica in poi, si è affacciata nelle sponde del Mediterraneo sin dai tempi più remoti, costituendo i tratti distintivi del nostro essere uniti dalla comunanza di territorio, lingua, storia, cultura e tradizioni. Ancora oggi i sardi diffondono nel mondo la civiltà del nostro popolo, conosciuto attraverso la gloriosa bandiera dei quattro mori in tutti gli angoli del pianeta. È questa la nostra ricchezza più grande, da custodire e tutelare gelosamente, per diffondere la conoscenza di un popolo e di una cultura all’interno di un’Isola, che è quasi un continente, la quale per le sue bellezze paesaggistiche e costiere non ha eguali nel mondo. La limba rappresenta un aspetto importante dei nostri caratteri identitari, ma non l’unico. Lo studio della nostra storia è un tassello indispensabile per riappropriarci orgogliosamente delle nostre radici, capire chi siamo, da dove veniamo e cosa vogliamo. Un popolo che non conosce se stesso e la propria storia è come un bambino che non diventerà mai adulto, e quindi cosciente del proprio ruolo e dei propri diritti.

“Sa die de sa Sardinia” viene sempre identificata con la “cacciata dei Piemontesi”. Siamo certi che certi stereotipi non siano anacronistici e controproducenti? Sa Die de sa Sardinia non rappresenta solo il fatto storico che richiama la cacciata dei piemontesi. Non è rivolta contro qualcuno, ma a noi stessi quale monito per risvegliare le coscienze sopite, rinsaldando l’unità morale e spirituale per rivendicare all’interno della Repubblica un ruolo e una dimensione giuridica che ci conferisca tutti i poteri per governare il nostro domani da sardi per i sardi, essendo padroni e fautori del nostro destino. È dunque una festa dove si rinnova l’essere Popolo e Nazione dei sardi all’interno dell’ordinamento della Repubblica italiana e in Europa.

La Presidenza del Consiglio regionale potrebbe mostrarsi più sensibile verso chi diffonde la storia dell’Isola e si tiene legato al mondo dell’emigrazione? La Presidenza del Consiglio, attraverso la propria attività istituzionale, è parte attiva nel promuovere, patrocinare e diffondere le iniziative volte a divulgare la cultura e la storia dell’Isola e per mantenere saldi i legami affettivi e di appartenenza con tutti i sardi non residenti, e con le loro generazioni. Sardi che comunque fanno parte a tutti gli effetti del nostro popolo, della nostra terra e della nostra cultura. La grandezza del nostro Popolo è costituita anche da questi sardi che all’estero si sono fatti onore, affermandosi nei diversi campi e discipline scientifiche e professionali, e dai quali ci aspettiamo un contributo insostituibile per la crescita e lo sviluppo della nostra terra.

Cosa devono fare le scuole, almeno quelle superiori, che volessero assistere ad una seduta di Consiglio regionale? Come dicevo, il Consiglio è aperto a tutti, soprattutto al mondo della scuola. Basta che il Preside di un Istituto o un docente, a nome della scolaresca, formulino semplicemente la richiesta alla Presidenza per essere invitati ad assistere ad una seduta dell’Aula.

Il Consiglio regionale ha una sua ampia biblioteca: è consultabile e da chi? La Biblioteca del Consiglio è accessibile a tutti i cittadini nelle ore di apertura, con l’unico limite che i testi consultabili non sono trasportabili all’esterno con la formula del prestito.

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