AL CIRCOLO "SANT'EFISIO" DI TORINO, LA MOSTRA ITINERANTE "GARIBALDI E LA SARDEGNA"

nella foto da sinistra: Gianni Cilloco, il giovane Raffaele e Angelo Loddo, presidente del "Sant'Efisio"

nella foto da sinistra: Gianni Cilloco, il giovane Raffaele e Angelo Loddo, presidente del "Sant'Efisio"


di Ivan Solinas

Lo scorso Sabato 4 dicembre è stata inaugurata a Torino, nei locali del Circolo Sardo “Sant’Efisio”, la nuova tappa della mostra documentaria itinerante “Garibaldi dopo Garibaldi, Garibaldi e la Sardegna“, evento realizzato grazie all’impegno della locale associazione dei Sardi e del suo presidente Angelo Loddo. La rassegna sulla figura di Garibaldi presenta un insito valore storico-divulgativo, grazie, soprattutto, al suo significativo apparato iconografico, un insieme di immagini che, attraverso la particolarità dei soggetti e degli oggetti raffigurati, intende catturare l’attenzione dei visitatori su alcuni risvolti particolari della vita del condottiero di Nizza nel contesto regionale subalpino e nella storia d’Italia, analizzata secondo la nota corrente storiografica della cosiddetta “dottrina della statualità“. Uno studio sui simboli della memoria, quindi, capaci di “parlare” agli osservatori, di qualsiasi provenienza essi siano, molto più di tante parole.  Esistono, tuttavia, ulteriori significativi aspetti “da dietro le quinte” che caratterizzano in modo emblematico l’allestimento di questa proposta culturale. Tra i giovani collaboratori di “Su Nuraghe” di Biella, infatti, si distingue proprio la persona delegata all’imbastitura materiale della mostra citata nei vari luoghi di “pellegrinaggio” dei relativi pannelli. Si tratta del più “piccolo” socio dell’Associazione dei Sardi alle pendici di Oropa, Raffaele di soli 16 anni, unico ragazzo minorenne iscritto e tesserato, il quale, volontariamente e con sensibile dedizione, ha deciso di succedere con la propria disponibilità in quell’opera che, per diversi anni, era stata offerta con passione dallo zio materno Enrico Maolu, uomo speciale scomparso prematuramente lo scorso mese di aprile. Un rapporto interpersonale privilegiato, tra nipote e fratello della madre, dal quale è nato il “frutto” oggi ammirabile. Una testimonianza esemplare del «succedersi delle generazioni», ove il giovane, un po’ per affetto, in parte per l’entusiamo e l’istinto dell’età, ha deciso di investire il proprio tempo libero in un volontariato semplice, discreto ma comunque essenziale. Un aspetto fondamentale più di quanto si possa credere ad una vista superficiale, in quanto avente per oggetto una gratuità impegnata, non affatto scontata di questi tempi, legata ad un tema, l’Unità degli Italiani che si andrà a celebrare nell’imminente 2011, della quale non sempre vengono messi in risalto i potenti risvolti circa i destinatari dei ricchi messaggi insiti negli appuntamenti dell’anno avveniente se non in rare e singolari eccezioni, come il X Forum del Progetto Culturale a cura della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) in corso in questi giorni a Roma.

In particolare il valore pedagogico del 2011, nel corso del quale potrebbe essere possibile riscoprire cosa voglia dire e che senso abbia «essere Italia» oggi, in chiave di consapevolezza e “revisione” del presente, nonché, aspetto ancora più delicato e sostanziale, lungo l’ottica della costruzione del domani. Un futuro che non può essere saldamente edificato senza la memoria delle radici, da attuarsi non solo attraverso messaggi orali, ma attraverso lo stimolo ed il “tessere” di azioni semplici e concrete. Come quelle del giovane Raffaele, una «speranza del domani», un esempio discreto, silenzioso ma “bisognoso” di altre “emulazioni” perché non sia lasciato isolato nella “custodia della memoria”.  

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