LE COMPLICAZIONI BUROCRATICHE DEL "MASTER AND BACK": MI HANNO DETTO CHE NON SONO PIU' SARDA…

Maria Senette, originaria di Dorgali, qui nell'abito tradizionale del suo paese

Maria Senette, originaria di Dorgali, qui nell'abito tradizionale del suo paese


di Maria Senette

MARIA SENETTE, ORIGINARIA DI DORGALI

Nel 2007 quando mi venne comunicato dall’Agenzia regionale per il lavoro l’accoglimento del mio percorso di alta formazione all’interno del programma “Master and back”, pensai una sola cosa: “Mi devo impegnare al massimo, questa è una grande opportunità”. Accadeva poi frequentemente, che colleghi e professori si mostrassero molto interessati quando illustravo loro l’ambizioso progetto della Regione: “Ti aiuto nel tuo percorso di formazione di eccellenza e poi tu rientri a lavorare in Sardegna”, e qualcuno riconosceva che il fatto di far parte di una regione a statuto speciale con Autonomia permetteva grandi cose. Non nascondo poi che alcuni aggiungevano anche: “certo in Sardegna c’è Soru” come a voler dire, la buona politica quando c’è fa anche la differenza. Preciso inoltre che non parla un’elettrice dell’ex governatore Renato Soru, infatti dal gennaio 2004 ho variato la mia residenza (ottenendola nella regione Lazio) e non sono più residente in Sardegna, e quindi alle elezione del 12-13 giugno del 2004 non potei neanche partecipare, così come a quest’ultima tornata elettorale. Scrive una donna sarda (di 30 anni) che dall’età di 19 ha lasciato la sua terra per poter studiare e lavorare in Continente, viste le esigue prospettive che avevo in Sardegna; anche perché essendo di famiglia modesta, erano ben pochi i professori del liceo che mi spingevano a intraprendere un difficile percorso universitario (benché mi fossi diplomata con buoni risultati), quindi la voglia di mettermi alla prova era tanta. Devo riconoscere che l’esperienza si è dimostrata molto fruttuosa, ho conseguito la laurea in Lettere con lode presso l’università “La Sapienza” di Roma, ho frequentato con profitto un Master sui fenomeni migratori all’università Ca’ Foscari di Venezia (ampliando così le mie competenze in ambito sociologico) e poi grazie al programma Master and Back, ho conseguito con lode la Scuola di specializzazione in didattica dell’italiano come L2 presso l’Università per Stranieri di Siena (una piccola realtà accademica ma con un centro di eccellenza della ricerca e crocevia di lingue e culture di tutto il mondo). Contestualmente a queste attività di studio ho ottenuto per svariati anni borse di studio, lavorato come commessa per contribuire al mio mantenimento, svolto un anno di servizio civile, ho collaborato e collaboro ancora volontariamente ad attività di ricerca dell’università “La Sapienza” di Roma, ho scritto alcuni articoli pubblicati su varie riviste, eccetera. Ma certo la cosa di cui vado più orgogliosa è l’idea progettuale denominata Nuovo Mondo Scuola, che ho realizzato grazie all’opportunità che mi è stata offerta dal programma Master and back. Per due anni ho studiato, svolto attività di tirocinio e lavorato alla realizzazione di uno Studio di fattibilità che verificasse i margini di applicabilità del progetto nella realtà sarda, e avendo ottenuto un buon riscontro, attendevo solo l’uscita del nuovo avviso Back, per il rientro appunto. L’idea progettuale ha come obiettivo principale la realizzazione di un sito internet interculturale, rivolto principalmente al mondo della scuola (insegnanti e studenti), per una reciproca conoscenza di lingue e paesi (visti i flussi migratori che interessano l’Italia da oltre un ventennio, e da tempo anche la Sardegna). Con l’obiettivo di favorire l’acquisizione di maggiori strumenti di conoscenza, con un invito alla condivisione e all’arricchimento culturale. Così descrivevo il ruolo della mia regione nello Studio di fattibilità elaborato:
“Sperimentare e promuovere un progetto come Nuovo mondo scuola, presso uno dei suoi centri di ricerca e/o Università, sarebbe dunque una possibilità di crescita per la realtà sarda in quest’ambito strategico. Anche perché attualmente impegnata nell’importante compito di coordinamento del Programma ENPI CBC Bacino del Mediterraneo 2007-2013, che prevede di “contribuire a promuovere il processo di cooperazione sostenibile ed armonioso del bacino del Mediterraneo affrontando le sfide comuni e rafforzando il potenziale endogeno”, ed in particolare al punto 4, promuovere la cooperazione people to people a livello locale attraverso attività di scambio nel campo sociale, culturale ed educativo, tra i paesi del Mediterraneo coinvolti nel processo”. La Sardegna poteva così rappresentare il luogo simbolico e reale di espansione di questo progetto, una Sardegna che guarda al mondo con curiosità, con apertura; che diviene sempre di più terra di contatti e di vivacità culturale (ricordiamoci sempre il ruolo di antesignana svolto dalla nostra isola per quanto concerne la rivoluzione di internet) non più terra di rapina e di conquista, condizione nella quale qualcuno la vorrebbe ricondurre. Con grande rammarico scoprivo però che il nuovo avviso pubblico Back (ottobre 2009) presentava una repentina modifica di uno dei requisiti: chi ha cambiato la residenza dalla Sardegna da più di cinque anni è fuori. Precedentemente si erano stabiliti limiti ben diversi, erano previsti fino a dieci anni di residenza fuori dall’Isola, per chi fosse emigrato per motivi di studio e/o lavoro. Anzi si puntava anche a far rientrare i vari cervelli “in fuga” che da anni si erano ormai rassegnati ad “arricchire” economie, centri di ricerca, università di altre regioni italiane o estere. Cosa rimane oggi di quell’ambizioso progetto, se addirittura si è deciso di penalizzare questi giovani, che magari troppo precocemente sono dovuti partire dalla loro terra e cambiare la residenza per semplici ragioni di ordine burocratico? Un’autentica beffa insomma, considerando lo slogan che ancora oggi campeggia sul sito della Regione Sardegna: “Master and Back non dovrà essere considerato come un’azione una tantum, ma come una politica che accompagnerà gli studenti e della quale i giovani sardi devono essere consapevoli”. Come si può parlare di accompagnamento se si è deciso di lasciare nel mezzo del cammino intrapreso, proprio una parte di questi giovani, tutto questo senza valutare minimamente l’impatto di una simile decisione? Siamo purtroppo in vari, specializzati grazie al Master and back, rimasti coinvolti da questa assurda situazione. A ciò si aggiunge una pervicace resistenza dell’amministrazione regionale, che non intende riesaminare questo punto e venire incontro alle rimostranze di chi come me ha fatto notare questo paradosso. Inoltre quale politica di accompagnamento prevede che una regione (amministrazione pubblica) dopo aver speso fondi regionali e europei per la formazione di un ottimo laureato, disperda in modo così superficiale il capitale umano e economico, sbarrando la strada del rientro per un mero aspetto burocratico? Forse è questo il modo di reagire alla crisi? Tutto ciò a dispetto dell’importante iniziativa che solo quattro anni fa ha preso l’Unione Europea, che ha dedicato il 2006 all’anno europeo della mobilità dei lavoratori, questa iniziativa impegnava in particolare gli stati membri: “[…] a facilitare la mobilità geografica dei lavoratori attenuando i rimanenti ostacoli di qualsiasi ordine essi siano: giuridico, pratico, sociale o comportamentale”. Inoltre, essendo donna, mi sento ulteriormente penalizzata da questa situazione, e sono le cifre che parlano chiaro: “[…] secondo i dati ISTAT, in Italia il tasso di occupazione è pari, nel 2008, al 58,7 per cento, un valore inferiore di circa 7 punti a quello medio dell’Unione europea. Il risultato dell’Italia, però, esprime e sintetizza un rilevante divario di genere: mentre per gli uomini il tasso di occupazione si colloca al 70,3 per cento, un valore prossimo a quello medio europeo, per le donne il tasso si colloca appena al 47,2 per cento, distante quasi 12 punti da quello europeo. Solo Ungheria e Malta, nella lista dei 27 paesi dell’Unione europea, presentano una situazione del lavoro femminile peggiore di quella italiana. La seconda cosa da osservare è che il fenomeno della bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è un fenomeno concentrato soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, ove i tassi di occupazione femminili sono inferiori di oltre venti punti rispetto al resto del paese.”. Quindi nel momento in cui ho deciso di iniziare questo cammino di formazione ero consapevole delle difficoltà, dell’impegno che avrei dovuto intraprendere, ma tutto immaginavo fuorché di vedere finire al macero in questo modo le mie aspettative. Qualcuno potrebbe suggerirmi una facile lettura degli eventi, magari richiamando il Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda: “Ma perché questo, Efix, dimmi tu che hai girato il mondo: è dappertutto così? Perché la sorte ci stronca così, come canne? – Sì – egli disse allora – siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne e la sorte è il vento. Sì va bene, ma perché questa sorte? E il vento, perché? Dio solo lo sa”. Lascio alla vostra immaginazione chi potrebbe interpretare la parte di Efix. Il punto è questo: i tempi di Canne al vento sono finiti, oggi c’è una nuova consapevolezza da parte di chi si è formato e ha lottato con tanti sacrifici per raggiungere degli importanti traguardi, una consapevolezza che permette di individuare con estrema chiarezza chi è responsabile di questi eventi, non certo il vento. Ed è triste vedere che ancora c’è qualcuno che vuole riportare la Sardegna (e non solo) a quei tempi, che vorrebbe cancellare gli sforzi di modernizzazione e crescita che si sono fatti in questi anni, non lo nego la tentazione di andare all’estero si fa sempre più pressante, perché sento che questo paese non ha niente da offrire, o meglio la politica di questo paese (politica intesa nel senso più nobile, come gestione dell’interesse collettivo); se il lavoro (bene primario) diventa una concessione di certa politica anziché meritocrazia e diritto, questa è la fine dell’ambizione, della voglia di crescere, di mettersi in gioco e di migliorare per sé e per la società.

* da SARDI NEWS par TOTTUS IN PARI

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Un commento

  1. Maria Senette (Roma)

    Caro Massimiliano,
    ho visto l’articolo, grazie! Il sito è molto bello e continuerò a seguirlo molto volentieri facendo anche un po’ di pubblicità…
    Purtroppo non conosco di persona Tonino Mulas ma ho già sentito parlare di lui, magari un giorno capiterà l’occasione di conoscerlo; per quanto riguarda i miei obiettivi professionali continuo a lottare e la strada è ancora lunga, ma sono sicura che la spunterò perché l’impegno viene sempre (o quasi sempre) premiato, anche se nel nostro paese è molto difficile…
    Ti ringrazio ancora tanto per l’opportunità che mi hai offerto,
    con i migliori saluti

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