DIBATTITO SULL'INFORMAZIONE: IL FUTURO DEI CIRCOLI E' NELLE MANI DI GIOVANI STIPENDIATI?

giovani ad un seminario sulla viniviticoltura organizzato dalla FASI

giovani ad un seminario sulla viniviticoltura organizzato dalla FASI


di Paolo Pulina

Ehi, raga, consentite anche a un “vecchietto” (purtroppo il tempo passa…) come me di intervenire nella tavola rotonda sui modi più acconci che dovrebbero essere adottati dalle Federazioni e dai Circoli degli emigrati sardi per produrre e veicolare  informazione  e comunicazione sia all’interno del disunito mondo dell’emigrazione sia nel rapporto fra emigrati e isola madre.

Uno dei “giovani” intervenuti ha descritto la situazione attuale con una vitalità espressiva destinata a lasciare un’impronta nella storia: «Sia i residenti che i grandi media della nostra amata Sardegna se ne fregano altamente degli emigrati che, con poca amistade, chiamano sos istranzos». Quando ero giovane io, ai tempi del Liceo “Azuni” di Sassari, a metà degli anni Sessanta del secolo scorso (purtroppo i secoli  passano…), ammirati avremmo esclamato : «Che togo,  ragazzi!».

Anch’io da “meno vecchio”, precisamente nel 1996, al convegno intitolato “Il nuraghe nel villaggio globale. Emigrazione e informazione. Solidarietà e rappresentanza degli interessi della Sardegna” (Sassari, Aula Magna dell’Università, 5 luglio 1996; gli atti sono stati pubblicati l’anno dopo dalla FASI, che era stata promotrice del convegno), presentai una relazione della quale  voglio riportare solo un brano: «Una volta affermato il principio fondamentale che i sardi residenti hanno il diritto di essere informati sulle attività socio-culturali dei circoli dei sardi operanti fuori dell’isola, il quadro che si può configurare come sinergie di servizi a me sembra il seguente: 1) Il Messaggero Sardo, come mensile del Fondo sociale; 2) un giornale di informazione della FASI (un periodico come “Novas” stabilizzato nelle sue cadenze di uscita) che ponga fine ai frammentati impegni redazionali che vengono saltuariamente, cioè senza regolarità (tranne qualche rarissima occasione) dispiegati all’interno di alcuni, singoli circoli; 3) una rete di riviste culturali e di giornali locali delle diverse zone della Sardegna; 4) rete di tv e radio locali; 5) quotidiani regionali La Nuova Sardegna e L’Unione Sarda».

Come volevasi dimostrare, qualsiasi semplice normodotato comprende che qualcuno parlava  di  “giornale di informazione della FASI” e di “rete”  già 14 anni fa, quindi molto prima che lo facesse qualche “giovane” di oggi nel 2010!

Caro Massimiliano, cara Valentina, come darvi torto? «Le attività dei circoli degli emigrati non fanno presa sui quotidiani dell’isola». Perché «non  fanno presa» è presto detto ed è stato detto senza giri di parole a persona molto autorevole che su mia richiesta aveva posto la questione al direttore de “La Nuova Sardegna”: le notizie che a noi paiono così importanti non fanno vendere copie; nessun direttore di quotidiano garantisce spazi a informazioni che non producono profitto, ragione di vita per i giornali che – come dice il nome, giorno per giorno –  devono farsi concorrenza sul libero mercato e possibilmente non uscirne con le ossa rotte.

Diverso è naturalmente il discorso per  gli organi di informazione che svolgono un servizio di pubblico interesse e che quindi è giusto che siano sostenuti economicamente dalle Istituzioni. È il caso de “Il Messaggero Sardo” (ma sul ruolo benefico che può e deve continuare a svolgere anche nella versione cartacea “Il Messaggero Sardo”, non ho niente da aggiungere alla relazione che ho presentato nel marzo  scorso in un Direttivo nazionale della FASI e a quanto, stralciando da essa, ho riportato sul vostro Blog). Faccio invece un esempio che deriva dalla mia pratica di lavoro: se un Comune, una Provincia, una Regione vuole favorire l’uscita di pubblicazioni, periodiche e no, che valorizzino – nel senso più ampio del termine – quel territorio agli occhi dei residenti e di coloro che vi sono o vi possono essere interessati, è chiaro che non può limitarsi alla concessione del semplice patrocinio gratuito…

Anche se il vostro Blog «viene aggiornato senza periodicità», so bene che richiede una impegnativa applicazione quotidiana («Un sito sì, va fatto. Ma come una pianta che cresce con l’acqua e con il sole, lo stesso va aggiornato e alimentato»). So anche bene che voi fate questo lavoro per pura passione e rimettendoci di tasca vostra.

Vi ripaga l’orgoglio di sapere che la vostra realizzazione telematica è ormai conosciuta e apprezzata dai circoli degli emigrati sardi di tutto il mondo. Non a caso vi scrive il presidente del Circolo di Melbourne in Australia, sottoponendo all’attenzione di tutti i lettori una proposta di non poco rilievo per le conseguenze che comporterebbe: quella cioè  di utilizzare nei Circoli, con un decoroso compenso,  «giovani studenti intercambiabili tra la Sardegna e l’Australia». 

Nessuno nega che può rappresentare un fattore di attrazione per i giovani la possibilità di trovare presso la sede di un circolo un «impiego a pagamento magari ridotto  “full time o part time” ovviamente per perseguire i fini e gli obiettivi del circolo». Qui però si innesca una prospettiva che io “vecchietto”, per doverosa competenza,  lascio alla discussione di quelli che sono veramente giovani d’età (ce ne sono o no tra i visitatori di questo Blog?). Se ci sarà, come è auspicabile, il pronunciamento dei giovani, mi riservo solo di intervenire sulle delicate implicazioni che avrebbe la fine del volontariato assoluto che finora ha caratterizzato l’impegno dei dirigenti dei circoli degli emigrati sardi.

Caro Massimiliano, tu e Paul Lostia (e modestamente anch’io) abbiamo una pluriennale frequentazione con compiti di responsabilità all’interno dei nostri circoli, che si  dispiega gratuitamente a fianco dell’attività lavorativa che ci garantisce lo stipendio (anch’io, per quanto “vecchietto”, continuo a pendolare tra il paesello dell’Oltrepò e la città di Pavia: la sede del Circolo non ce l’ho sotto casa…).

Il punto nodale è appunto questo. Tu hai scritto: «È necessario programmare prima e ragguagliare dopo». Questo vuol dire che noi che operiamo praticamente nei circoli non solo ragguagliamo ma che prima programmiamo le iniziative da fare e le realizziamo concretamente (il 2 maggio scorso, quando a Cinisello Balsamo  si sono concentrati 400 sardi provenienti dai venti circoli della Lombardia per “Sa Die de sa Sardigna” –  manifestazione che qualsiasi semplice normodotato ascriverebbe alla categoria dei “programmi condivisi” e dell’ “associazionismo” –  tu e Valentina insieme agli altri avete girato tutto il giorno come le trottole e solo dopo avete potuto – diciamo così – rilassarvi a riempire le pagine di “Tottus in Pari”). Quindi prima vivere, poi filosofare.

Un’ultima osservazione la voglio fare relativamente a quanto vi ha scritto  la giovane ex  Assessora al Lavoro della Regione Sardegna, la a me simpatica Romina Congera, in merito al destino degli Atti della Conferenza internazionale dell’Emigrazione da lei organizzata a Cagliari due anni fa. Mi sembra di capire che ci sono poche speranze che questi Atti escano.

E quei tre giorni – 25, 26, 27 aprile 2008 – senza gli Atti che significano per i giovani e per i meno giovani? Storicamente niente! Ah, beata giovinezza, beata gioventù, qualche volta bisognerebbe affidarsi al consiglio di qualche “vecchietto”. Magari predecessore nello stesso incarico.

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